Voto di scambio politico-mafioso, Gratteri: ‘Gente senza ideologia, nè vergogna’

Secondo il magistrato calabrese "oggi ci si prostituisce per poco" e questa pratica "è antica quanto il voto stesso"

Nicola Gratteri Restart

Ieri sera, ospite della trasmissione Restart di Rai3, il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri. Il magistrato ha discusso di vari temi cruciali come la riforma della giustizia e le infiltrazioni mafiose. Durante l’intervista, sono emersi anche argomenti legati alle inchieste “a orologeria”, il ruolo della magistratura e le baby gang a Napoli.

Gratteri si è soffermato, in particolar modo, sul tema del voto di scambio, sottolineando la sua antichità e persistenza nel tempo.

“Il voto di scambio è antico quanto è antico il voto”, ha affermato il procuratore, richiamando un episodio storico molto significativo:

“Se andiamo a ritroso, nella storia, fino alle elezioni del 1869 a Reggio Calabria, scopriremo che il Prefetto fu costretto ad annullarle, proprio a causa della quantità di voti falsi pervenuti”.

Il procuratore ha spiegato, poi, come il voto di scambio si sia evoluto nel tempo, adattandosi alle nuove tecnologie, ma mantenendo sostanzialmente invariati i “prezzi” del voto, sebbene influenzati dall’inflazione.

“Ovviamente non mi riferisco ad indagini in corso, ma la storia giudiziaria è ricca di casi documentati di rilevanza penale legati a questa pratica.

Gratteri ha inoltre descritto la figura di chi si occupa di spostare le preferenze elettorali:

“Coloro che possiedono pacchetti di voti non hanno ideologie politiche, non sono né di destra, né di sinistra, ma si mettono al servizio del miglior offerente. Questa società – ha aggiunto-  soffre di un forte abbassamento dell’etica e della morale, mentre si è perso il rossore, la vergogna, la gente si prostituisce per poco, non deve meravigliarci, dunque, quello che accade”.

Le parole di Gratteri hanno messo in luce le profonde problematiche etiche e morali legate al voto di scambio, offrendo uno spaccato della realtà che spesso rimane nascosta ma che continua a influenzare il sistema elettorale italiano. La sua analisi ha sollevato importanti interrogativi su come affrontare e risolvere queste dinamiche per garantire un sistema democratico più trasparente e giusto.

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