Diodato vince la 70esima edizione del Festival di Sanremo. La classifica finale

Gabbani arriva secondo, terzi i Pinguini Tattici Nucleari. Fiorello e Tiziano Ferro ospiti d'eccezione


‘Fai rumore’ del giovane Diodato vince la settantesima edizione del Festival della Canzone italiana.

E fa il ‘bis’ con il premio della critica ‘Mia Martini’ e quello della sala stampa radio, tv e web ‘Lucio Dalla’.

Francesco Gabbani si posiziona secondo, terzi i Pinguini Tattici Nucleari con la loro ‘Ringo Star’. Il premio ‘Giancarlo Bigazzi’, assegnato dai professori d’orchestra va invece a Tosca.

A Rancore infine il premio ‘Sergio Bardotti’ per il miglior testo (assegnato dalla Commissione Musicale).

La classifica finale

1. Diodato
2. Francesco Gabbani
3. Pinguini Tattici Nucleari
4. Le Vibrazioni
5. Piero Pelù
6. Tosca
7. Elodie
8. Achille Lauro
9. Irene Grandi
10. Rancore
11. Raphael Gualazzi
12. Levante
13. Anastasio
14. Alberto Urso
15. Marco Masini
16. Paolo Jannacci
17. Rita Pavone
18. Michele Zarrillo
19. Enrico Nigiotti
20. Giordana Angi
21. Elettra Lamborghini
22. Junior Cally
23. Riki

Ospiti d’eccezione, tra tutti, Fiorello e Tiziano Ferro.

“Ci hanno chiesto il bis” afferma Fiore. Sul caso caso Bugo-Morgan commenta così:

“Ieri là dietro era peggio di Delirio a Las Vegas, c’era Rita Pavone che giocava a burraco con Dua Lipa, Piero Pelù che struccava Achille Lauro”.

Infine sulla durata del Festiva parla con i vertici Rai:

“Non si può fare così, un festival che dura 600 ore, è sparito tutto, Sanremo ha fagocitato tutto. Zingaretti, Salvini, dove siete? Dove state Sardine, Cinque Stelle? Ho visto Floris che parlava di pensioni con Elettra Lamborghini”.

Emozionante anche il monologo di Tiziano Ferro sui suoi 40 anni:

“A 40 anni, per la prima volta ho sognato Dio. Aveva il viso di un adolescente e mi diceva che ho strappato a morsi la vita che volevo. A 40 anni, ho scoperto che non voglio essere una persona alterata dal male. Dove l’arroganza urla, il silenzio elegantemente afferma. A 40 anni ho imparato che non bisogna negarsi all’amore del padre e della madre, mai, né per orgoglio né per timore. L’amore è un lavoro lento e faticoso, fatto di mediazione e di pazienza. Basta ascoltare. A 40 anni so che nessuno può vedere quanto è bello l’amore se non condividi col mondo il tuo sorriso da innamorato. Ci ho messo 40 anni, ma adesso so che il brutto tempo non esiste. E’ tutto un susseguirsi di stagioni. Solo questione di ripararsi o scoprirsi al momento giusto. A 40 anni guardo il mondo attraverso il filtro delle mie cicatrici. E grazie a loro curo le ferite che arriveranno. Ho 40 anni e voglio dire al mondo che nessuno dovrebbe mai decidere di vivere soffrendo. E nessuno dovrebbe mai voler morire. Perché subire non è una disgrazia, è una scelta”.