Reggio, protesta dei poliziotti davanti la Questura: “Condizioni disumane, vogliamo essere ascoltati”

Centinaia di poliziotti hanno manifestati nella giornata di ieri davanti la Questura invitando lo stesso Questore e i rappresentanti istituzionali ad un maggiore dialogo


In una manifestazione partecipata davanti alla questura di Reggio Calabria, i poliziotti calabresi sono scesi in piazza per denunciare le loro difficili condizioni lavorative. Operare in un contesto già segnato da problematiche socio-economiche e criminalità organizzata è di per sé complesso, ma i poliziotti lamentano che la situazione è peggiorata drasticamente negli ultimi anni.

La protesta e il malcontento diffuso

“Lavoriamo in condizioni disumane, con organici ridotti all’osso,” hanno dichiarato i rappresentanti dei sindacati di polizia. Nonostante le numerose segnalazioni e richieste di dialogo inviate al dipartimento della Pubblica Sicurezza, le istanze dei lavoratori sembrano essere cadute nel vuoto. “Abbiamo denunciato queste situazioni più volte, ma abbiamo visto solo inerzia,” continua uno dei portavoce, sottolineando come le ore di lavoro arrivino spesso a toccare le 12 al giorno senza che vi sia alcun miglioramento tangibile nella gestione delle risorse umane.

Un problema che tocca la sicurezza nazionale

Le tensioni tra i poliziotti e la gestione attuale sono in gran parte dovute a quello che viene percepito come un favoritismo verso alcuni sindacati vicini alla compagine governativa. “Con la nuova gestione vediamo favoritismi che non fanno altro che aumentare la tensione tra chi opera sul campo,” spiega un altro manifestante, sottolineando come la mancanza di imparzialità nella gestione sia diventata un ulteriore fardello per i lavoratori.

Secondo i sindacati, la sicurezza è un’infrastruttura strategica dello Stato, e trascurarla può avere effetti devastanti non solo sulla sicurezza delle comunità locali, ma anche sull’intera economia nazionale. “Se non c’è sicurezza, non ci può essere sviluppo,” aggiunge un rappresentante.

Il confronto con la situazione passata

I manifestanti hanno anche paragonato l’attuale gestione con quella di pochi anni fa, quando, pur in presenza di problemi, la situazione era più gestibile. “Fino a qualche anno fa, questi problemi esistevano già, ma la gestione era diversa. Gli operatori sul territorio riuscivano a lavorare con più serenità. Oggi, invece, protestiamo per la mancanza di serenità e di imparzialità,” sottolinea uno degli esponenti sindacali.

Le richieste dei poliziotti

I poliziotti chiedono, con fermezza, che il governo e il dipartimento della Pubblica Sicurezza prendano coscienza del malessere diffuso. “Vogliamo l’apertura di un dialogo per garantire ai poliziotti di lavorare in serenità, offrendo un servizio migliore ai cittadini che hanno bisogno di sicurezza,” affermano. La richiesta è chiara: investire maggiormente non solo in personale, ma anche in mezzi e infrastrutture per migliorare la gestione della sicurezza nel sud Italia, una zona notoriamente difficile da controllare a causa della forte presenza di criminalità organizzata.

Un futuro incerto

La situazione a Reggio Calabria è vista come emblematica di un problema che tocca l’intero Mezzogiorno d’Italia. “Reggio Calabria è la holding criminale più importante del mondo,” afferma uno dei leader della protesta, evidenziando come un contrasto efficace alla criminalità richieda investimenti significativi, non solo in termini di uomini, ma anche di risorse strutturali e gestionali.

La protesta, dunque, non è un gesto isolato, ma il culmine di un malcontento che ha radici profonde. “Non ci siamo sottratti al dialogo, ma ora chiediamo che le nostre istanze vengano finalmente ascoltate,” concludono i sindacalisti.