Ultramobile – Perché salvaguardare il Patrimonio Automobilistico


di Enzo Bollani – A una settimana di distanza dalla Fiera evento più importante d’Italia, per quanto concerne l’Automobile e la Motocicletta (10hp e non) d’epoca, o di interesse storico, si può trarre una conclusione molto semplice, spartana come una Panda 30, essenziale come una 2CV: la speculazione è finita. Con la timidissima ripresa del mercato immobiliare, l’Automobile ha smesso di essere terra di conquista, perché non può essere un bene rifugio paragonabile ai suoi colleghi storici, come l’oro, i diamanti o le opere d’Arte.

L’Automobile richiede cure costanti, come cosa viva, per citare Francesco Guccini, la cui famiglia, tra l’altro, aveva un grossissimo concessionario Fiat. L’Automobile occupa spazio, va accesa, portata in giro come un simpatico cagnolino o come un alano, a seconda, e poi si impolvera, beve, ha gli acciacchi dell’età. Oppure, se non è troppo in là e non ha ancora raggiunto gli enta, costa anche di assicurazione.

Non tutti possono essere commercianti, o avere la famosa “Dini”, che consenta di avere agevolazioni da operatori del settore. Così, di punto in bianco, nonostante i valori delle Porsche 911 raffreddate ad aria siano esplosi, per scendere di poco, ma di quel poco che rimane comunque troppo, si devono iniziare i conti con la vera, o mera, a seconda di come la si voglia vedere, verità. Bisarche arrivate con decine di automobili, riportate a casa, tali e quali a come sono arrivate. Se non con tanti occhi addosso, di tanti vorrei, ma non posso.

Privati che tentano di tirarti dietro la loro vecchia signora, che non è la Juve, ma l’auto che pensavano li avrebbe fatti svoltare un minimo, anche perché tra poco è Natale. Giovani facinorosi rampanti, improvvisati esperti del settore, racimolatori di bidoni e raccontastorie, che aprono siti fotocopia di Petrolicious, per poi scrivere articoli raccapriccianti, più falsi della falsa radica amata dagli yuppies degli anni Ottanta. I soldi girano, perché il settore esiste, ma non si vive di speculazione, e Padova ha dato solo certezze, in questo. A meno che non si parli di alto collezionismo, come nel caso di Corrado Lo Presto, il più originale e il più competente collezionista italiano, senza alcun dubbio.

Lo Presto, di Bagnara Calabra, può vantare prototipi straordinari, sotto ogni profilo. Tra i suoi recenti salvataggi, perché di salvataggi si può parlare, spicca indubbiamente la Sibilo, prototipo Lancia di fine anni ’70, o la divertente Autobianchi A112 Giovani, ma è un collezionista a tutto tondo, capace di spaziare nel tempo, come nessuno.

Perché opera con criterio, e non da accatastatore seriale. Direttamente dallo Stretto, era presente anche una delegazione di Retro Gusto, sito molto interessante, specializzato in automobili e motociclette, mixate allo Stile nella sua forma più pura, che vanta collaboratori come Eugenio Foti, esperto assoluto, la cui competenza è superiore a quella di molti giornalisti del settore.

Presente, da Villa San Giovanni, anche uno dei migliori detailer a livello europeo: Daniele Surace, collezionista e massimo esperto di Lotus, in Italia. Insomma, in questo clima e in quest’ambito molto più esteso di quanto si possa immaginare, Reggio Calabria propone eccellenza. D’altronde, anche i Florio erano di Bagnara.