Ultramobile – Alfa 155: è l’ora del rilancio?


Mentre l’Alfa Romeo 8C 2900B Touring Berlinetta viene decretata come la migliore automobile di sempre, proprio oggi, mercoledì 29 agosto 2018, mi è capitata una rarissima, quanto controversa, 155 Silverstone.

La 155 è la meno Alfa di tutte, dopo l’Arna e la Dauphine, che però aveva il pregio di essere prodotta al Portello, ma forse è giunta onora di riscoprirla. Per quale motivo? La 155 si è assolutamente distinta, al DTM, in quella splendida epopea di inizio anni ’90, e ha saputo imporsi sulla concorrenza di allora, almeno in pista.

Era bellissima, e forse è l’unico caso in cui una versione Turismo sia riuscita meglio dell’originale. Quindi, salendo su una Silverstone del ’95, con l’irrefrenabile voglia di citare Francesco De Gregori e con la voglia di capire se veramente non fosse un’Alfa si scopre che si, in effetti, si tratti di un’Alfa.

Poco importa, a un certo punto, se la trazione non sia più posteriore, e non sia quel capolavoro di transaxle che andava s sostituire, cioè la 75. Poco importa se l’estetica provi ad appiattire il concetto di cuneo, non fiscale, e nemmeno basso piemontese, lanciato dalla Giulietta, nel ’77. Il fatto è che la 155, già solo a pronunciarne il nome, sappia sprigionare la magia dell’Alfa Romeo, evocando il DTM, evocando parole benzinate e rumori di meccanici e cacciaviti ai pit stop, in un’era ormai lontana di un quarto di secolo.

Quindi, se non l’avesse ancora fatto qualcuno, e mi risulta che a nessuno interessi parlare bene di un’automobile lontanissima dallo stile della 75, ecco che vi do uno, almeno uno, e che sia uno giusto, tra i Tre motivi per puntare su una 155. Quali sono gli altri Due? Beh, dopo il tema DTM, metterei in prima linea proprio il più controverso dei perché: il Disegno.

A guardarlo così, da vicino, fa capire quanto non fosse stato capito. Perché era tutto molto moderno, in realtà, ma qualcosa non ha funzionato: la Comunicazione. Nell’Italia del 1992, però, tutto era molto spento. Milano era tristissima, in stato comatoso, e siccome Milano rimane pur sempre la Patria dell’Alfa Romeo, oltreché la Capitale Morale, per essere allegri bisognava essere sostanzialmente pazzi, o sotto l’effetto di qualcosa.

E poi la Fiat, vera padrona, era troppo impegnata a lanciare la Cinquecento, promossa come l’oracolo, e a spingere ancora la Delta, che continuava a dare un senso alla Lancia, vincendo sistematicamente ogni rally.

Terzo motivo: non me lo ricordo più, ma basta il Biscione. Chiaramente, se si volesse puntare su un investimento certo, bisogna scegliere tra Tre varianti: Q4, a trazione integrale; 2.5 V6 Busso, praticamente introvabile, oppure sui modelli speciali, tra i quali spicca, senza alcun dubbio, la Silverstone.

In ogni caso, ogni esemplare merita di essere salvato e trattato con la dovuta cura. Certamente, non è più un’auto da uso quotidiano. È una storica vera, e non una cosiddetta falsa storica