Talenti Reggini – Costa, astro nascente del basket italiano: “Nba? Magari un giorno…”


di Pasquale Romano – Solo diciannove anni, ma ha già addosso la saggezza di un veterano. Valerio Costa, classe ’97, è tra i talenti più luccicanti del panorama cestistico italiano. Escalation progressiva e inarrestabile, come confermano le diverse maglie azzurre già vestite: “E’ un onore giocare con l’Italia, rappresentarla in giro per il mondo. La prossima settimana farò un raduno con l’under 20 -dichiara Costa ai microfoni di City Now- in azzurro ho fatto tutta la trafila, iniziando sin da piccolo”.

 

Reggino purosangue, Costa è cresciuto nella Nuova Jolly, poi a 16 anni il trasferimento a Casalpusterlengo. Due anni in Lombardia prima del ritorno a casa in questa stagione, in prestito, alla Viola: “Così ho la possibilità di stare vicino alla famiglia e completare gli studi, sono all’ultimo anno di Liceo Scientifico. Conciliare il basket con la scuola è la cosa più difficile, tra assenze e trasferte con la squadra. Studio appena ne ho il tempo, cerco di fare il possibile”.

 

Giovanissimo, Costa ha già ricevuto dei premi che certificano una qualità che si confà soltanto agli astri nascenti. La scorsa estate il riconoscimento come miglior play italiano under 19: “E’ stato un immenso piacere ricevere questo premio, attestati del genere mi spingono a dare sempre di più e mi ripagano degli sforzi. Li chiamo sforzi e non sacrifici perchè i veri sacrifici li fanno altre persone” assicura Costa dimostrando la stessa maturità che esibisce sul parquet.

 

Il basket nel Dna di famiglia. E’ una passione comune quella che lega Valerio ai due fratelli, Dario e Riccardo, anche loro cestisti in categorie minori. “Una nostra zia romana ci ha trasmesso questa ‘malattia’ -afferma sorridendo il classe ’97- e sin da bambini non facciamo altro che giocare a basket. Non a caso passo il mio tempo libero, invece che in altre attività o sport, con i miei fratelli su un parquet…”

 

Alla Viola, Costa ha la possibilità di crescere e maturare grazie ai consigli di coach Frates (succeduto a Benedetto) e alcuni compagni dal passato importante: “Brackins ha giocato in Nba, Mordente e Crosariol hanno alle spalle una carriera in A1. Allenarmi con loro è una possibilità di crescita che voglio sfruttare appieno. Abbiamo vissuto una stagione travagliata, diversa dalle aspettative iniziali, e adesso vogliamo al piú presto ottenere la salvezza”.

 

Mente lucida  e nervi saldi. Il play, in una squadra di basket, è il cervello che deve delineare strategie e tenere le redini. Ruolo ancora più complicato quando si è alle prime esperienze tra i professionisti e che Costa dimostra di svolgere con la calma dei  veterani: “E’ come essere un allenatore in campo, il play non deve mai perdere la lucidità ed essere sempre al servizio della squadra. Posso crescere nell’organizzazione del gioco, sto curando molto questo aspetto”.

 

Un sogno con tre lettere. Per qualsiasi cestista che si rispetti, l’Nba ha un fascino unico, particolare. Costa ha le qualità per credere concretamente nel grande salto: “Magari, inutile dire quanto mi piacerebbe. E’ complicato arrivarci, servono qualità fisiche importanti, sto lavorando per migliorare da questo punto di vista. La scorsa estate ho affrontato gli Usa con la maglia azzurra ai mondiali under 19 in Grecia, ho potuto constatare da vicino che si tratta di marziani”. Arriva proprio da oltreoceano, non potrebbe essere altrimenti, l´idolo che Costa osserva con particolare piacere: “Non posso che dire Stephen Curry dei Golden State. Sta facendo cose incredibili, riscrivendo le leggi di questo sport grazie ad una dinamica di tiro che non si era mai vista prima. Tra i giocatori italiani, sono cresciuto ammirando Pozzecco”. Entrambi playmaker, entrambi con un passato (o presente) in Nba. Il reggino Costa alza l´asticella degli obiettivi e non ha alcuna paura: il talento per sognare il basket a stelle e strisce non manca…