Tabularasa, la comunicazione e i media nella società contemporanea.


I mezzi di comunicazione si sono evoluti dal punto di vista tecnologico: a questo sviluppo è corrisposto un miglioramento dal punto di vista qualitativo? Quali sono le strategie comunicative che vengono usate dai competitor presenti sul mercato per attirare gli utenti? Nei media esiste una presenza eccessiva del tema del dolore?Questi gli interrogativi ai quali gli ospiti hanno cercato di dare una risposta dal palco della Torre Nervi di Reggio Calabria in occasione del dodicesimo appuntamento di Tabularasa 2014, evento organizzato da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti.Il dibattito, dal titolo “Se sanguina, tira!”, è stato moderato dal giornalista ed esperto di comunicazione Antonio Rossano il quale, in apertura, ha evidenziato come, oggi, si stia assistendo ad una realizzazione della teoria del filosofo tedesco Adorno, secondo la quale “i media sono una vera e propria industria culturale, ovvero sia una fabbrica del consenso che mira ad influenzare ed indirizzare la capacità critica del pubblico, piegandola agli interessi economici del capitalismo”.Carlo Freccero, già direttore di varie emittenti televisive (tra cui Rai Due) , nonché esperto di comunicazione, ha affermato: “Il mondo dei media e, in particolare, quello della televisione, è caratterizzato da una continua evoluzione. Il pubblico è sempre più attento e consapevole, è attivo, ossia non “subisce” più i programmi televisivi ma li seleziona tra i tanti esistenti ed è in grado di determinarne, come avviene soprattutto negli Stati Uniti, le sorti future”. “Nei palinsesti televisivi e nei telegiornali – ha continuato Freccero – la cronaca rosa e la cronaca nera hanno, ormai, il predominio rispetto alla trattazione dei temi politici e sociali: è come se il dolore e la sua frequente riproposizione siano diventati una censura dei problemi reali. Assistiamo, ormai quotidianamente, ad una sorta di triste cerimonia mediatica, fatta di omicidi, incidenti, catastrofi naturali, che consente alle reti televisive un duplice obiettivo: ottenere un numero di spettatori crescente, perché il pubblico è naturalmente attratto da questi eventi; produrre programmi che costano poco e consentono un aumento dei ricavi attraverso l’inserimento molti spazi pubblicitari”.Si passa poi dalla televisione al web, attraverso le parole di Daniele Chieffi, giornalista e docente universitario, nonché esperto di comunicazione nella rete Internet. “Il web si sta rivelando come una grande promessa mancata: all’inizio, si pensava che sarebbe stato possibile creare un pubblico con uno spirito critico più marcato, eliminando la sudditanza nei confronti dei media più diffusi, come radio e tv. Purtroppo, così non è stato e anche nella rete virtuale la legge delle tre esse (sangue, sesso, soldi) prevale sul resto così come predomina il “voyeurismo del dolore”, che è un elemento strettamente legato alla natura umana.” “Anche sul web – ha aggiunto il giornalista – esiste la corsa al fatturato che è direttamente proporzionale alla velocità con cui viene data una notizia; succede, quindi, che pur di fornire le notizie prima dei propri concorrenti, spesso esse non vengano verificate e con il risultato che si fornisce all’utenza un prodotto che dal punto di vista giornalistico ha una qualità molto scadente”.Di notevole spessore anche il contributo fornito da Isabella Pezzini, docente di Semiotica all’Università “La Sapienza” di Roma, la quale ha sottolineato come sia “del tutto normale che la notizia venga spettacolarizzata perché la tv è spettacolo e che il tema del dolore sia presente perché è un sentimento dell’uomo”.“Quello che non è accettabile è che assistiamo quotidianamente – ha continuato la docente – a numerose trasmissioni televisive nelle quali è frequente la presenza di esperti criminologi, spesso autoreferenziali, o, addirittura, del criminale di turno che diventa protagonista, creando un processo mediatico che si affianca e, a volte, si interseca con quello penale”. “La televisione – ha concluso Pezzini – ed, in genere, tutti i media, dovrebbero, però, condurre un’analisi più approfondita sulle notizie di cronaca, fornendo agli utenti le risposte che si aspettano per comprendere le motivazioni reali che hanno causato un evento negativo, evitando di alimentare eccessiva curiosità o, peggio ancora, morbosità”.Il dibattito è stato preceduto dall’appuntamento con “Tabularasa Kids”, con la presentazione del libro “Io e Velasquez” da parte delle autrici Assunta Morrone e Jole Savino.In chiusura di serata, spazio a “Tabularasa Alone” con il concerto di Francesco Stilo Cagliostro, giovane cantautore reggino che, accompagnato dalla sua chitarra, ha proposto al pubblico i suoi brani mai banali e ricchi di poesia, melodia e di una buona dose di realismo ed ironia.