Strage Quargnento, gli imputati si pentono. La madre di Nino: ‘Devono chiedere scusa a Dio’

L'esplosione a Quargnento del 2019 è costata la vita al vigile del fuoco di Reggio Calabria Nino Candido

Commemorazione Nino Candido

Si sono pentiti Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Petrucco durante l’ultima udienza a Torino sulla strage di Quargnento.

Hanno chiesto perdono e si sono scusati ribadendo più volte il ‘pentimento’.

“Ho pentimento nel cuore che non credo potrà mai andare via”, ha affermato Vincenti mentre la moglie ha aggiunto: “Sono vicina col cuore alle famiglie dei ragazzi morti, la loro vita e la mia sono distrutte”.

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Tra il 4 e il 5 novembre del 2019 tre vigili del fuoco, Matteo Gastaldo, Marco Triches e il reggino Nino Candido, persero la vita a causa dell’esplosione provocata proprio dai due coniugi volontariamente per determinare il crollo della cascina e ottenere così i soldi dell’assicurazione.

Davanti ai giudici della Corte di Cassazione, i proprietari della cascina Vincenti e Petrucco, condannati a 30 anni di carcere e già ritenuti responsabili dalla Corte d’Assise di Alessandria per omicidio volontario plurimo con dolo eventuale nonchè al risarcimento delle famiglie delle vittime di 50 mila euro, più che difendersi hanno mostrato il proprio pentimento.

A margine dell’udienza è arrivato il commento della madre di Nino Candido che ha spiegato:

“Se il loro pentimento è sincero non lo devono chiedere a noi ma a Dio”. Così Maria Stella, mamma di Nino Candido, uno dei tre pompieri deceduti.

Il processo è stato rinviato all’8 giugno come chiesto dalle difese dei due imputati che hanno richiesto di procedere ad un concordato per un accordo complessivo a 27 anni che tenga conto di tutti i reati per i quali la coppia è stata condannata.