Caso Cotticelli: oggi è tiro al bersaglio, ma la politica è complice
L'inaspettata quanto disarmante ammissione che è costata il posto a Cotticelli non è che la punta dell'iceberg della cattiva gestione della sanità in Calabria
07 Novembre 2020 - 15:02 | di Vincenzo Imperitura
Tra proteste di piazza e disobbedienze (più o meno) civili, la Calabria è entrata nel suo secondo giorno in zona rossa col riverbero dell’imbarazzante intervista al generale Cotticelli che si è scoperto, ovviamente a sua insaputa, responsabile del nuovo piano anti Covid solo grazie all’intervista di un giovane giornalista Rai. Una inaspettata quanto disarmante ammissione, che è costata all’ex generale dei carabinieri (da due anni commissario alla sanità in Calabria) il siluramento del Governo tramite annuncio su Twitter. Siluramento a cui si è accodato immediatamente il presidente facente funzioni Nino Spirlì, catapultato sulla poltrona più pesante della cittadella dopo la morte della presidente Santelli «a causa di una tragedia e non del voto popolare» e dalla quasi totalità delle forze politiche di maggioranza e di opposizione. Ma le cose non sono andate sempre così, e c’è stato un tempo in cui i rapporti tra la politica regionale e il commissario Cotticelli, erano conditi di armonia, sulla scia di un piano anti Covid che, almeno a parole, era addirittura stato approvato.
IL PIANO DELLA DISCORDIA
Era l’11 marzo scorso, il Presidente Conte aveva da appena due giorni varato il primo lockdown dell’era Covid su scala nazionale, e dalle parti della cittadella regionale si annunciava in pompa magna il varo, mai concretamente realizzato, del piano di emergenza pandemico pensato, dicevano i dispacci della regione, a braccetto tra politica e commissario.
«Il Presidente Jole Santelli, in accordo con il Commissario Straordinario Gen. Saverio Cotticelli e con il supporto del Dipartimento Salute, ha approvato il piano che prevede l’attivazione di 400 posti letto di terapia intensiva e subintensiva per le aree nord, centro e sud della regione».
Un piano all’avanguardia per la sgangherata sanità calabrese e che, nel libro dei sogni mai realizzati, si sarebbe dovuto sviluppare così:
«Nella determinazione dei posti, 90 saranno attivati nelle strutture di Cosenza, Castrovillari, Rossano, Cetraro, Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, Mater Domini di Catanzaro, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria, Polistena e Vibo Valentia. Ulteriori 310 posti verranno così attivati: 110 nell’area nord nelle strutture di Paola, Rogliano e Rossano, 100 posti per l’area centro nelle strutture di Germaneto e Tropea. Nell’area sud saranno attivati 100 posti, nelle strutture di Gioia Tauro, Locri, Melito Porto Salvo».
Di questo piano dei sogni, ovviamente, non si trova traccia, né tra le tende chiuse dei triage mai attivati né tra i tamponi che sono sempre più una chimera. Ma almeno sulla carta, il piano c’era, ed era stato redatto di comune intento tra la struttura commissariale e la politica regionale – la stessa politica regionale che ora insorge contro quello stesso Cotticelli che, nel marasma di una sanità da suburra sudamericana, pare essere solo l’ennesimo (ingiustificabile) capro espiatorio.
L’APPESTATO
«Prendiamo atto con sollievo dell’annunciata volontà del premier Conte di rimuovere, con effetto immediato, il commissario ad acta della Sanità calabrese, il quale – da quasi due anni – ha continuato a provocare danni ormai sotto gli occhi di tutti. È la migliore dimostrazione del fatto che noi abbiamo sempre detto la verità circa le responsabilità per la mancata attivazione del piano d’emergenza covid, che ha anche provocato la scelta di dichiarare “zona rossa” la Calabria».
Il Presidente facente funzioni Nino Spirlì non ha usato mezze parole, sull’onda dello scandalo nazionale seguente all’intervista di Cotticelli, ma anche in questo caso, le cose non sono andate sempre così. Anzi.
«Mi spiace dover prendere atto che, in questo momento particolarmente delicato, il Commissario Cotticelli venga continuamente tirato per la giacca – dicevano dall’ufficio della presidenza della Regione il 3 aprile scorso, storia di nemmeno sei mesi fa – il generale sta lavorando al progetto emergenza, senza protagonismi ed in un sereno e serissimo lavoro di squadra. Lo dimostra il fatto che tutti i provvedimenti assunti sono concordati, firmati o controfirmati dal Commissario. Stiamo lavorando in un clima di grande collaborazione, senza polemiche ed evitando di essere autoreferenziali. Per questo ringrazio di cuore il Commissario Saverio Cotticelli, il sub commissario Maria Crocco e tutta la struttura del Dipartimento Tutela della salute per l’impegno e la competenza che stanno dimostrando».
Passati pochi mesi da questa difesa a spada tratta però, dalle parti di Catanzaro, tutti cadono dal pero. Speriamo non si facciano male.