Ryanair a Reggio, che spettacolo: un miracolo della buona politica
In pochi mesi il Tito Minniti è stato completamente stravolto, rivoltato come un calzino. Smentiti tutti i 'No Ryanair' e anche il sindaco Falcomatà
11 Luglio 2024 - 19:48 | di Pasquale Romano
La politica, il più delle volte, ha il difetto di rallentare le lancette del tempo. Attese, ritardi, mancate promesse. Cittadini stanchi rispetto ad un intervento annunciato, ad una lacuna da colmare, la disillusione cosi si impadronisce rispetto alla mancata capacità di intervenire delle amministrazioni.
Dove tutto questo non si è assolutamente verificato, è in occasione dell’approdo di Ryanair al Tito Minniti e dei nuovi voli da e per lo scalo reggino. Quella che prima era soltanto un’ipotesi (e CityNow lo scriveva già nel novembre 2018, tra le risate di tanti increduli…) è diventata realtà grazie all’impegno e alla determinazione messa in campo dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto.
Sbugiardato anche il sindaco Giuseppe Falcomatà, che con quello che oggi si può definire il più clamoroso degli autogol l’8 giugno 2023 dichiarava: “Il Governatore della Calabria sciorina dichiarazioni di giubilo sulla presenza di Ryanair a Reggio Calabria. Peccato però che Ryanair non volerà su Reggio”, affermava perentorio il primo cittadino.
Strano a leggersi, perchè i vettori che ormai da mesi volano da e per il Tito Minniti, assomigliano tremendamente alla compagnia low-cost irlandese. Falcomatà anche in questo caso potrebbe dichiarare però che quelle frasi non sono ‘mai uscite dalla sua tastiera’, ripetendo quanto fatto due giorni fa a Palazzo San Giorgio in merito a possibili imprenditori interessati alla Reggina.
In questi anni, era foltissima la schiera di ‘No Ryanair’, assembramento che con ogni probabilità vede tanti esponenti in comune con i ‘No Ponte’.
“Ryanair non arriverà mai a Reggio a causa delle limitazioni dell’aeroporto”;
“Ryanair non arriverà mai a Reggio perchè c’è un progetto chiaro di privilegiare Lamezia”;
“Ryanair non arriverà mai a Reggio perchè l’intenzione è quella di affossare il Tito Minniti”;
“Ryanair non arriverà mai a Reggio perchè fanno solo promesse elettorali”, alcune delle decine di motivazioni addette dagli increduli.
Tra i ‘No Ryanair’, in questi anni, anche tantissimi esponenti politici, a partire come già evidenziato dal sindaco Giuseppe Falcomatà. Buona parte di questi, semplici cittadini o esponenti politici, adesso tributa sui social network i meriti al centrodestra e al governo regionale.
Quello che importa, al netto di ripicche tra schieramenti politici che valgono zero, è evidenziare positivamente quando la classe politica ha la capacità di centrare un obiettivo. Specie se così importante, come l’arrivo di Ryanair a Reggio Calabria, specie se concretizzato tra tante difficoltà e mille bastian contrari, soprattutto in un momento storico in cui la classe politica (a tutte le latitudini e di tutti i colori) fatica maledettamente a costruire risultati concreti e tangibili per i cittadini.
In pochi mesi il Tito Minniti è stato completamente fatto resuscitare, rivoltato come un calzino. Ai primi voli annunciati qualche mese fa, si è aggiunta l’eliminazione dell’addizionale municipale per le compagnie aeree, un secondo aereo di base presso lo scalo reggino e il lancio di 7 nuove rotte da e per Reggio Calabria, ovvero Londra, Parigi, Bruxelles, Francoforte, Katowice, Milano Malpensa e Pisa.
La memoria storica è una delle cose più volatili ed evanescenti che esiste. Quanto fatto e\o vissuto oggi, domani è completamente cancellato. Una concausa è certamente l’era social e totalizzante che viviamo, una sorta di perenne Memento (film del 2000 diretto da Christopher Nolan) dove ogni giorno si ricomincia praticamente da zero, con la memoria resettata.
La premessa è valida solo per ricordare che l’aeroporto Tito Minniti, non 20, 15 o 10 anni fa ma ad inizio dell’anno in corso, ovvero il 2024, era poco più che un grande parcheggio per taxi ed autobus. Uno scalo del tutto inutile, invisibile, di cui si ricordava l’esistenza solo per gli esponenti politici locali che si rimpallavano le responsabilità per averlo ridotto in quello stato. Un aeroporto morto e già sepolto, seppur senza funerale.
“Fantascienza” il termine più adatto per rappresentare il passaggio dalla condizione dell’aeroporto di Reggio Calabria soltanto una manciata di mesi fa alla condizione odierna. Invece è realtà. Un “salto gravitazionale” che è giusto definire un miracolo della buona politica.
Di contro, non si è forse sottolineato a dovere l’importanza che racchiude avere uno scalo dinamico, ricco di voli nazionali e internazionali. Le ripercussioni sono molteplici e notevoli, oltre che in una doppia ottica. In entrata, flussi turistici che garantiscono un indotto economico e di conseguenza occupazionale. In uscita, reggini, calabresi e siciliani, hanno la preziosa opportunità di visitare nuove città e arricchirsi conoscendo altre culture.
L’impressione è che per l’aeroporto di Reggio Calabria l’attuale momento, nonostante gli immensi risultati già raggiunti, possa rappresentare un punto di partenza e non di arrivo. Ci sono ancora infatti da completare i lavori di riqualificazione dello scalo, con i fondi dell’emendamento Cannizzaro, oltre al consolidamento del rapporto tra Ryanair e il Tito Minniti, per come assicurato dal governatore Occhiuto e dal Ceo Eddie Wilson. Non è da escludere, anzi tutt’altro, il futuro approdo di altre compagnie low-cost, con riferimento ad esempio a EasyJet.
Il progetto dell’area integrata dello Stretto, con il vero coinvolgimento di tutta l’area metropolitana di Messina e della Sicilia orientale, è ancora agli inizi e assicurerebbe un notevole aumento di passeggeri provenienti dalla sponda siciliana.
Dulcis in fundo, ma in realtà è il primo aspetto da considerare, Reggio Calabria è ancora lontana dalla migliore (e possibile) versione di sè stessa. Una città davvero attrattiva, a vocazione turistica, ricca di servizi, con l’accoglienza ideale e i servizi da mettere in campo con strategia, visione e programmazione, rappresenterebbero naturalmente il centro di tutto, punto di forza nevralgico di un aeroporto dinamico.
Oggi invece la città rappresenta in assoluto il punto debole, l’anello mancante della catena: ma questo è un altro discorso…