La grande opportunità dello smart working: lo stipendio dal Nord vivendo al Sud
Portare ed investire al sud i soldi guadagnati al nord vorrebbe dire ristabilire l'equilibrio economico tra le due parti di Italia che non sono "alla pari" da molto tempo
24 Giugno 2020 - 18:32 | di Eva Curatola
La pandemia ha impartito dure lezioni agli abitanti di tutto il mondo. L’Italia sta cercando di ripartire, di tornare ad una parvenza di normalità. Dimenticare i danni fatti dal Covid ed i mesi di lockdown è impossibile, per questo motivo il Governo continua a mantenere attive misure di prevenzione come: l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e lo smart working.
Una soluzione per bloccare l’epidemia e non solo…
Dal 21 febbraio il ‘lavoro agile‘ è diventata la misura adottata da tante realtà italiane per cercare di ridurre al minimo le possibilità di contagio. Per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, «lo Smart Working (o Lavoro Agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività».
A partire dal 4 maggio 2020, però, con l’inizio della Fase 2, quasi 8 milioni di lavoratori sono rientrati a lavoro.
L’Italia si trova ancora nel periodo di “convivenza con il virus” che durerà, ancora, per parecchi mesi e lo smart working continua ad essere la modalità più diffusa di lavorare.
Imprese e lavoratori ne hanno scoperto i benefici
Lavorare da casa, o in qualsiasi altro posto in cui sia presente una buona connessione ad internet vuol dire riscoprire tutto ciò che, in anni di ufficio, dipendenti e amministratori avevano quasi scordato.
I più contenti, di certo, saranno stati i genitori che, finalmente, hanno potuto coltivare il rapporto con i figli. Ma anche i giovani, in particolare i fuorisede stanno godendo dell’esperienza del lavoro agile. Perchè?
Pensate di aver lasciato la vostra terra, le vostre radici, la famiglia e gli affetti per un lavoro a Milano e, improvvisamente, poter avere sia l’uno che l’altro. Come sarebbe poter mantenere lo stipendio da milanese lavorando, comodamente, da una spiaggia della Calabria? Il sole, il mare ed una piacevole brezza a scompigliarvi i capelli. Una sorta di bolla perfetta tra vacanza e lavoro.
Con il lavoro agile tutto questo sarebbe ben più che una mera fantasia. Portare ed investire al sud i soldi guadagnati al nord, inoltre, vorrebbe dire ristabilire l’equilibrio economico tra le due parti di Italia che non sono “alla pari” da molto tempo.
Secondo l’Istat il costo della vita a sud è in media più basso di 900 euro mensili rispetto al nord. Ma in certi casi la distanza è ben maggiore.
Lo smart working fa bene all’ambiente
Nei mesi di lockdown abbiamo visto la terra rifiorire, sembrava davvero di assistere alla rivalsa della natura e, così potrebbe essere riducendo le ore in ufficio. C’è, infatti da calcolare una notevole riduzione di emissioni, oltre al risparmio di tempo che, invece, può essere impiegato per lavorare da remoto.
L’emergenza sanitaria, ancora in atto, ci ha fatto riscoprire l’importanza che la tecnologia riveste nella vita di ognuno di noi e le infinite possibilità che offre e che, ancora, non sono state sondate.
Questo repentino cambiamento avviene, paradossalmente, nel momento più ‘giusto’. Le persone, oggi, sono pronte ad impiegare la tecnologia nel miglior modo possibile, ma non lo sarebbero state, di certo, 10 anni fa. Anche un semplice smartphone consente di comunicare, lavorare, rimanere connessi.
Più lavoro al Sud
Anche il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano negli scorsi giorni, ha parlato dell’importanza rivestita dallo smart working in questa fase di ripresa dell’Italia. In una lettera pubblicata su “Il Manifesto”, il ministro ha sostenuto la digitalizzazione delle comunità, delle famiglie e delle imprese al Sud.
“Così si possono creare occasioni di lavoro buono per i giovani che prima andavano a cercarlo altrove, trasformando aree marginalizzate in ecosistemi dell’innovazione: è accaduto a San Giovanni a Teduccio, può accadere altrove, ne stiamo discutendo con il Ministro Manfredi.
Lo stesso smart working, se accompagnato a nuovi diritti, compreso quello alla «disconnessione», a una più moderna e democratica organizzazione del lavoro, potrebbe diventare una forma strutturale di lavoro dei giovani meridionali, che possono restare al Sud, senza essere costretti a un difficile pendolarismo o a nuove vie di emigrazione.
O riconquistare le aree interne che, a dispetto della retorica sul «secolo delle città», non sono »piccolo mondo antico» ma luoghi in cui maturano modelli di sviluppo e di organizzazione più sostenibili, prossimi ai bisogni delle comunità. E lo abbiamo visto durante la pandemia”.
Provenza, inoltre, ha sottolineato la necessità di rendere i giovani meridionali protagonisti di uno sviluppo nuovo, che li renda liberi di tornare e restare nella loro terra.
“Abbiamo vissuto una «lunga notte» del Sud, un’ombra lunga su tutta l’Italia, che via via ha ristretto anche altrove le opportunità per i giovani meridionali. Ma è tempo di dire, con Rocco Scotellaro: «È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi»“.
Un piccolo “ma”
Per quanto ‘conveniente’ da molti punti di vista, in particolar modo quello economico, lo smart working non può in alcun modo sopperire all’incontro tra persone ed al lavoro di gruppo che, spesso, è necessario all’interno di un’impresa.
Le telefonate, le video chiamate ed i messaggi non sono sufficienti ad avere quello scambio intellettuale da cui nascono le migliori idee. Prendete ad esempio il lavoro di una redazione giornalistica, l’ufficio è lo strumento fondamentale attraverso il quale passano la discussione e il confronto per arrivare alla elaborazione complessiva del prodotto che ogni giorno viene confezionato. Imprescindibile ed impossibile da sostituire.