Reggio, sanzioni e sequestri nel giorno di silenzio venatorio. Trovate oltre 2500 cartucce illegali

In un casolare abbandonato è stato rinvenuto dai militari anche un fucile a doppia canna calibro 20 con matricola abrasa

cartucce illegali




Durante un’operazione di controllo straordinario del territorio, finalizzata alla
prevenzione dell’illecita detenzione di armi e munizioni, i militari della Stazione dei Carabinieri di Archi, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno denunciato a piede libero un soggetto colto in flagranza mentre praticava caccia in una giornata di silenzio venatorio.

L’operazione, condotta nella località “Garniti“, ha portato alla scoperta di un
ingente quantitativo di munizioni detenute illegalmente presso il domicilio di
un uomo del posto. Nel dettaglio, i Carabinieri hanno sequestrato circa 2300
cartucce a pallini di vario calibro, oltre 70 cartucce a palla calibro 22,
quasi 120 cartucce calibro 22, circa 50 cartucce calibro 38 special e oltre5 kg
di polvere da sparo.

Nel corso della stessa operazione, grazie a una perlustrazione in località
Fune“, in un’area collinare nei pressi di un casolare abbandonato, i militari hanno rinvenuto un fucile a doppia canna calibro 20 con matricola abrasa, in perfetto stato di funzionamento e ulteriori munizioni.

La lotta contro la detenzione e il traffico illegale di armi è una delle priorità
operative dell’Arma dei Carabinieri, che si impegna quotidianamente per
garantire la sicurezza pubblica. Attraverso operazioni straordinarie di
controllo del territorio, perquisizioni e sequestri, i Carabinieri, con il
supporto di reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori e i
Nuclei Operativi Radiomobili, combattono l’illecita detenzione di armi e
munizioni. Ogni anno, le indagini portano al sequestro di armi clandestine,
fucili, pistole e munizioni, spesso legate alla criminalità organizzata o alla
violazione delle normative sulla detenzione.

Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per l’indagato vale il principio di non colpevolezza sino alla
sentenza definitiva.