Se Telecomando – 2 Non Stop: la Sperimentazione e il Riflusso

Quarant'anni fa, oggi, andava in onda la prima puntata della seconda stagione di Non Stop, quella della consacrazione della sperimentazione del dopo riforma RAI


Ancora era lontana e inimmaginabile, quella che sarebbe stata la lunga avventura di Berlusconi, prima con TeleMilano 58 e, via via, con Italia 1 e Rete 4, salvate entrambe dal baratro, in extremis.

Era lontana la minima idea di TV privata su scala nazionale, ma il fermento, per dare un’idea, era tale da conferire alla nostra nazione un numero superiore di televisioni pro capite rispetto agli Stati Uniti, e non parlo di apparecchi televisivi, ma di imprese.

Ciò significa che non ci fosse provincia sprovvista di almeno un paio di aziende nate per dare informazione e per raccogliere investimenti pubblicitari su piccola scala, in ambito locale.

Di fronte a una trasformazione come questa, in cui l’avanguardia vera era riservata alla radio, per contenuti e qualità editoriale, la RAI non poteva stare ferma.

Così venne chiamato Enzo Trapani, genio assoluto, sregolato, pazzo, visionario e organizzatore impareggiabile di quel caos apparente che è stato Non Stop, uno dei suoi prodotti migliori, unitamente a Stryx. Non Stop ha lanciato, per intenderci, Massimo Troisi, allora in trio con Enzo Decaro e Lello Arena, ne La Smorfia; Zuzzurro e Gaspare; i Giancattivi e i Gatti di Vicolo Miracoli.

Nomi forse sconosciuti alle generazioni attuali, finché non si analizza chi costituisse questi gruppi: da Jerry Calà a Umberto Smaila, da Francesco Nuti ad Athina Cenci. Nella seconda edizione, poi, ha debuttato Carlo Verdone, e Stefania Rotolo ha raggiunto l’apice della notorietà.

In questo scorcio di fine anni Settanta, c’è tutta la TV e la Cultura Popolare destinata a rimanere ai vertici per tutti gli anni Ottanta, lasciando un imprinting maturato in Drive In e in Zelig.