Piazza Garibaldi e la tomba di Giulia: Castrizio e Iorfida ripercorrono la storia

L'ipotesi è quella che al centro degli scavi di piazza Garibaldi vi siano le figure di Augusto, Giulia, Tiberio e Caligola


Si terrà martedì 3 agosto nel giardino della Villetta De Nava alle ore 18,00  il 3^ incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos nell’ambito dell’Estate Reggina 2021. Tema della manifestazione  “A proposito degli scavi di Piazza Garibaldi: Augusto, Giulia, Tiberio e Caligola”, una messa a punto, affidata al prof. Daniele Castrizio, sullo stato dei lavori e sulle problematiche storico-archeologiche della clamorosa e importante scoperta nonché – come suggerito dallo stesso titolo – la formulazione di una ipotesi, o meglio suggestione, di cui si farà portavoce il presidente di Anassilaos Stefano Iorfida, che nel manufatto di Piazza Garibaldi vede la tomba di Giulia, sventurata figlia di Augusto, esiliata a Reggio Calabria e morta nel 14 d.C. , forse su ordine del nuovo imperatore Tiberio che di lei era stato il poco amato e tradito marito.

La storia di Augusto, Giulia, Tiberio e Caligola

Considerata una poco di buono dagli storici antichi e contrapposta alla virtuosa Livia, terza moglie di Augusto, Giulia fu in realtà una pedina nelle mani del padre che se ne servì per i suoi scopi dinastici. Strappata ancora bimba dalle braccia della madre Scribonia, seconda  moglie ripudiata dell’imperatore, fu sposa di Marco Claudio Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Augusto e alla morte di questi data in sposa a Marco Agrippa, suo amico fidato, al quale Giulia diede i figli Lucio, Caio, Agrippina Maggiore, Giulia Minore e Agrippa Postumo così chiamato perché nato dopo la morte del padre. I primi due figli (Caio e Lucio) il nonno Augusto li strappò alla madre per educarli  in vista della successione e nello stesso tempo, prima che ancora fossero trascorsi i tempi del lutto per la morte del marito Agrippa, impose a Giulia di sposare il figliastro Tiberio, figlio di sua  moglie Livia.

Un matrimonio male assortito che si concluse con la  morte prematura del bimbo concepito da Giulia la quale da allora non si trattenne dal manifestare apertamente disprezzo e avversione per il coniuge  e a vivere quella mondanità, testimoniata dal poeta Ovidio in molte delle sue opere letterarie, fino al tradimento del marito in violazione delle severissime leggi contro l’adulterio promosse dal padre. Scoperta, in un clima di intrigo in cui la dissolutezza privata dei protagonisti assumeva anche un carattere quasi politico di opposizione al regime augusteo, fu pubblicamente denunciata dal padre in Senato ed esiliata  prima nell’isola di Pandateria (Ventotene)  e successivamente a Reghium dove esisteva ancora in tempi recenti (almeno fino al 1783) la Torre dove ella sarebbe stata segregata. L’avvento al potere nel 14 d.C. dell’ex marito segnò la sorte sua e del figlio superstite Agrippa Postumo.  Qui si conclude la vicenda di Giulia ma la storia potrebbe avere un seguito. Nel 37 d.C., alla morte di Tiberio, diviene imperatore il giovanissimo Caio (Caligola), figlio di Germanico e Agrippina Maggiore, a sua volta figlia di Giulia.

Lo zio Tiberio gli aveva quasi sterminato la famiglia (uccisi o fatti uccidere la madre e i fratelli Nerone  e Druso) e il neo imperatore, come primo atto del suo governo, con un gesto di pieta filiale e fraterna, evidenziato dagli storici antichi, recupera i resti dei congiunti e li riporta a Roma, nel Mausoleo di Augusto. E Giulia? Secondo una testimonianza di Flavio Giuseppe (Antichità Giudaiche, XIX, 5, 205-207) Caligola “Non eseguì nessuna grande opera tranne il porto  vicino a Reggio e alla Sicilia che egli progettò per ricevere il naviglio recante il grano proveniente dall’Egitto. Per comune ammissione  fu veramente una grande opera e di grandissima utilità per i naviganti. Tuttavia non fu portata a termine…”.

Il torrente Calopinace scorreva a quel tempo tra l’attuale Questura e la Villa Comunale e parte di quel porto al quale fa riferimento Flavio Giuseppe doveva trovarsi dove oggi insiste la Stazione Centrale. Una iscrizione conservata al Museo e databile al 41 d.C. inoltre cita taluni liberti di Giulia, la cui esistenza a Reggio non dovette passare inosservata. Da qui la suggestione di cui poco prima si parlava. E’ possibile che Caio (Caligola) durante i suoi quattro anni di regno, nel corso dei lavori imponenti per il porto di Reggio, abbia recuperato i resti della nonna Giulia, come del resto aveva fatto per la madre e i fratelli,  e fatto erigere per lei quel monumento o mausoleo una parte del quale è stata ritrovata a Piazza Garibaldi? Tale suggestione , che sarebbe clamorosa ove confermata,  ha fin qui attirato, in attesa di conferme precise, l’attenzione e l’interesse dello stesso prof. Castrizio ed anche del prof. Lorenzo Braccesi, eminente studioso di storia antica ed autore, da ultimo, di una serie di biografie di donne  romane dei Giulio-Claudi (Livia, Agrippina e appunto Giulia).