Salute mentale e il disturbo schizoide di personalità: quando non ho bisogno degli altri

L'approfondimento da parte dell'esperta dott.ssa Clementi dell'Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria

Why live in the world when you can live in your head” – (“Perché vivere nel mondo quando puoi vivere nella tua testa”)
Monday morning – Jarvis Cocker

Quando parliamo di Disturbo di Personalità ci riferiamo a un modello d’esperienza interiore e di comportamento pervasivo e inflessibile, che devia marcatamente rispetto alla cultura dell’individuo, ha esordio nell’adolescenza o nella prima età adulta e si mantiene stabilmente nel tempo determinando soggettivo disagio. Il DSM 5 riconosce tre Cluster di Personalità, A, B e C. Tra di essi nel gruppo A, ovvero coloro che si contraddistinguono per comportamenti eccentrici, strani e inusuali, ritroviamo il Disturbo Schizoide di Personalità.

Il disturbo schizoide di personalità

Logo Istituto Neuroscienze

La storia e il quadro clinico

Il concetto di Disturbo Schizoide di Personalità fu introdotto dall’American Psychiatric Association negli anni ’50, a partire dal termine Schizoide, coniato all’inizio del 1900 da Bleuler, per descrivere una persona chiusa in sé stessa, isolata, la cui esistenza è caratterizzata dal distacco sociale e dall’assenza di relazioni interpersonali. Secondo il DSM 5, per formulare la diagnosi di disturbo schizoide della personalità, il soggetto deve presentare un quadro clinico caratterizzato da:

  • scarso desiderio o piacere nelle relazioni affettive, incluso il far parte di una famiglia;
  • quasi sempre sceglie attività individuali;
  • dimostra poco o nessun interesse di avere esperienze sessuali con un’altra persona;
  • prova piacere in poche o nessuna attività;
  • non ha amici stretti o confidenti, eccetto i parenti di primo grado;
  • sembra indifferente alle lodi o alle critiche degli altri;
  • mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita;
  • altre caratteristiche peculiari sono l’apparente indifferenza all’approvazione o alle critiche altrui;
  • la difficoltà nell’esprimere rabbia, anche in risposta ad una provocazione diretta;
  • la passività con cui reagiscono alle circostanze avverse e agli eventi importanti della vita.

Le cause

Il Disturbo Schizoide di personalità ha maggiore incidenza nel sesso maschile, con esordio nella prima età adulta, anche se alcuni tratti potrebbero emergere già nell’infanzia come difficoltà scolastiche o di socializzazione. Le cause dello sviluppo del Disturbo Schizoide di personalità sono tutt’oggi oggetto di studio, tuttavia le attuali ricerche danno prevalente rilevanza agli aspetti biologici ritenendo il disturbo, assieme allo schizotipico, appartenente ai disturbi dello spettro schizofrenico. La presenza in famiglia di un genitore o altro parente con diagnosi di disturbo schizoide di personalità, disturbo di personalità schizotipico o schizofrenia, può predisporre all’insorgenza di tale disturbo.

La diagnosi differenziale è da effettuare principalmente con il Disturbo Evitante di personalità che differisce dallo schizoide per la ricerca del coinvolgimento sociale, dal quale il soggetto si ritira tuttavia, per timore di un giudizio negativo; nello schizoide al contrario il ritiro è caratterizzato da indifferenza e anedonia. Dalla Schizofrenia, invece, prende le distanze per la mancanza di disturbi del pensiero, seppure, non di rado, i pazienti con disturbo Schizoide si lascino coinvolgere da bizzarre fantasie. Per quanto riguarda l’intervento terapeutico il disturbo Schizoide di personalità è una condizione clinica relativamente infrequente che raramente arriva all’osservazione dello specialista a causa sia della scarsa consapevolezza dei soggetti affetti che delle specifiche caratteristiche personologiche che, come già detto, li rendono estremamente restii a chiedere aiuto o ad affidarsi ad un terapeuta.

Tuttavia, malgrado la mancanza di studi sistematici sull’efficacia psicoterapeutica, si ritiene che tali pazienti possano trarre beneficio da una psicoterapia supportiva, di gruppo o da una combinazione delle due. Di cruciale importanza permane la cura della relazione terapeutica poiché il rischio è che il paziente schizoide ricerchi anche nel rapporto con il terapeuta la conferma della propria diversità ed inadeguatezza, della propria incapacità empatica o dell’invadenza del prossimo e resti perciò dell’idea di doversi mantenere a distanza. È quindi preferibile procedere con cautela, conquistando la fiducia del paziente attraverso il rispetto dei suoi limiti ed evitando di forzare espressioni o esperienze socializzanti più di quanto gli sia possibile.