Salute mentale e i suoi disturbi: la personalità è la felicità più alta
Quando avviene il passaggio dalla normalità alla patologia? L'approfondimento dell'esperto dell'Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria
21 Giugno 2023 - 16:27 | Prof. Rocco A. Zoccali
Scrive Arthur Schopenhauer: “La personalità è la felicità più alta. In ogni possibile occasione si gode propriamente solo di se stessi: se il proprio sé non vale molto, allora tutti i piacer sono come vini eccellenti in una bocca tinta di bile”.
Un ulteriore significato di quanto la personalità condizioni il nostro destino si coglie nel pensiero di Carl Gustav Jung:
“Non dimentichiamo che sono molto pochi gli artisti della vita; l’arte del vivere è la più nobile e rara di tutte; chi riesce a vuotare in bellezza tutto il contenuto della coppa? Troppe cose restano che molti non hanno vissuto e che, del resto con la migliore volontà del mondo non avrebbero potuto vivere, di modo che arrivano alla soglia della vecchiaia carichi di desideri non realizzati, che li costringono a volgere involontariamente lo sguardo verso il passato”.
La personalità è la felicità più alta
L’armonia della personalità sta alla base di una vita degna di essere vissuta. Certamente, gli eventi esterni hanno la loro rilevanza ma è altrettanto vero che la modalità di affrontarli e di interpretarli dipende dall’armonia dei nostri circuiti cerebrali.
Quanto il concetto di personalità sia oggetto di riflessione per psicologi e psichiatri, si evince dalle parole di Karl Jaspers:
“L’esigenza prima della psicopatologia è sempre quella di servirsi di determinati concetti in modo univoco ma nessun concetto viene usato con significati tanto diversi e variabili come quello di personalità o carattere”.
Tali termini, infatti, sono impiegati spesso quali sinonimi ma in chiave teorica rivestono significati diversi insieme al termine “temperamento”.
Con il termine temperamento facciamo riferimento alla disposizione biologica, correlata al substrato genetico, che determina il particolare modo di rispondere ad uno stimolo esterno.
Il carattere sarebbe l’insieme delle caratteristiche che vengono acquisite attraverso l’ambiente socio-culturale di riferimento. La personalità costituirebbe l’aspetto più profondo della vita di un individuo e rappresenterebbe, pertanto, il prodotto dell’interazione tra temperamento e carattere.
Come già detto, questa distinzione è solo teorica dal momento che non è possibile differenziare quanto della personalità del soggetto dipenda dall’esperienza e quanto sia correlato alla struttura biologica e alla relativa componente genetica.
Quando una personalità è patologica? La personalità è costituita da un insieme di tratti in armonia tra loro. Per meglio comprendere il concetto è sufficiente fare riferimento ad un’orchestra composta da una serie di strumenti musicali che suonano un brano, ognuno di noi suonerà un proprio unico e originale brano che potrà essere più o meno in armonia. I tratti della personalità, gli strumenti dell’orchestra, fanno riferimento alle seguenti componenti: “consapevolezza del proprio sé”, “capacità di perseguire e pianificare obiettivi ragionevoli”, “comprensione e considerazione del punto di vista degli altri (empatia)”, capacità di intrattenere relazioni soddisfacenti e durature nella vita privata e sociale”. Queste componenti assieme alla stabilità emotiva, l’estroversione, la disponibilità, la coscienziosità, la lucidità mentale, costituiscono i “tratti” della personalità che come strumenti musicali determinano l’armonia del nostro vivere quotidiano.
Il passaggio dalla normalità alla patologia avviene lungo un continuum graduale passando da forme di eccellenza a forme psicopatologiche gravi che possono confliggere con la società in cui il soggetto vive.