Salute mentale e i suoi disturbi: l’Istituto di Neuroscienze illustra il conflitto natura-cultura

Terzo appuntamento della rubrica dedicata alla salute mentale a cura dei professionisti del centro di eccellenza di Reggio Calabria

Evoluzione Uomo

Salute mentale e i suoi disturbi”, questo il nome della rubrica che ospiterà, sul nostro giornale, articoli redatti dai professionisti dell’Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria, per discutere di salute mentale e dei disturbi ad essa correlati con lo scopo di sensibilizzare la comunità e, in tal modo, ridimensionare lo stigma che, da sempre, accompagna quest’area di patologia.

In questo terzo appuntamento del format, la dott.ssa Fiammetta Iannuzzo illustrerà il concetto di adattamento, che è sotteso da un equilibrio dinamico tra l’individuo e l’ambiente sociale, equilibrio che si rifà al conflitto tra natura e cultura, indubbio fattore patogenetico.

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Il conflitto natura-cultura

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“Quando parliamo di natura facciamo riferimento alla struttura biologica dell’uomo, al suo essere animale. Circa due milioni di anni fa e fino a circa 100.000 anni fa, il mondo  era contemporaneamente la casa di diverse specie umane.

Si ritiene che la terra fosse calpestata da almeno sei differenti specie di uomo. Perché di tutte queste specie rimase solo l’Homo Sapiens? Le risposte tutt’oggi sono incerte. I Sapiens erano più efficienti come cacciatori e raccoglitori? Avevano migliori capacità di competizione per usufruire delle risorse? C’è stata una pulizia etnica da parte dei Sapiens? Quale fu il segreto del successo dei Sapiens?

L’ipotesi evoluzionistica più autorevole propone la rivoluzione cognitiva come chiave di volta che avrebbe determinato, nel periodo che va dai 70.000 ai 30.000 anni fa, la predominanza del Sapiens su tutte le altre specie di uomo presenti a quel tempo. La storia evolutiva del genere Homo sarebbe connessa all’aumento del peso e del volume del cervello. Lo sviluppo della massa cerebrale e delle sue connessioni avrebbe permesso infatti alle specie Homo di giungere al gradino più alto della scala evolutiva. Tale processo sarebbe stato determinato da accidentali mutazioni genetiche  o, ipotesi molto accreditata, dalla modifica dell’alimentazione dovuta alla cottura del cibo, in particolare della carne che avrebbe consentito un migliore e più rapido assorbimento di aminoacidi e una riduzione del tempo dedicato all’alimentazione.

In precedenza l’uomo si alimentava con i resti lasciati dai grandi predatori rompendo le ossa e succhiando il midollo e il cervello.  La nuova modalità di alimentarsi, determinando un incremento quantitativo e qualitativo delle connessioni neurali, avrebbe  consentito la nascita del linguaggio e permesso una comunicazione più articolata e complessa. Tutto ciò ha  fornito la capacità all’Homo Sapiens di organizzarsi prima in piccoli gruppi, poi in tribù e in comunità sempre più numerose e complesse.  Le comunità,  crescendo nelle sue componenti, si sono date nel tempo un proprio ordine sociale e, attribuendo significati al mondo attraverso narrazioni quali miti, leggende e religioni, hanno strutturato regole e valori avendo, quale scopo specifico, l’autoconservazione e la riproduzione.

Scrive Harari:

“Nell’universo non esistono dei, non esistono nazioni né denaro, né diritti umani né leggi, e non esiste alcuna  giustizia che non sia nell’immaginazione comune degli esseri umani. Non si fa fatica a capire che i «primitivi»  cementarono il proprio ordine sociale attraverso la credenza in fantasmi e spiriti”.

Nel corso dei secoli le regole sociali, la cultura, le stesse narrazioni, sono diventate sempre più complesse (oggi siamo in piena globalizzazione) e il singolo soggetto ha dovuto acquisire un adeguato adattamento che, come già detto, è un processo dinamico di equilibrio tra la sua natura biologica che si richiama agli altri animali e la comunità in cui vive. Ovviamente la ricerca di un adeguato adattamento è tanto più semplice quanto il soggetto ha  la fortuna di possedere inclinazioni biologiche in asse con il contesto socio-culturale.

Un soggetto che in chiave temperamentale ha una componente erotica modesta non avrà alcun disagio a vivere in un contesto culturale sessuofobico, di contro un soggetto con un temperamento mite e fragile, si troverà disadattato a vivere in un contesto fortemente competitivo. Il conflitto quindi natura verso cultura ha un’ indubbia rilevanza nel favorire l’insorgere del disturbo mentale. Altri fattori di rischio nell’insorgenza dei disturbi mentali sono:

  • fattori genetici;
  • fattori esperienziali soprattutto nei primi anni di vita;
  • l’interazione tra la vulnerabilità alla psicopatologia e gli eventi stressanti esistenziali.

Di tutto ciò ne parleremo negli articoli successivi”.

Dott.ssa Fiammetta Iannuzzo