La salute mentale e i suoi disturbi, la claustrofobia: quando ci si sente senza via d’uscita
Claustrofobia: cause genetiche, ambientali e psicologiche. La D.ssa Clementi spiega come riconoscerla e affrontarla
25 Novembre 2024 - 11:33 | D.ssa Valentina Clementi - Psichiatra
La claustrofobia, che prende il nome dal latino “claustrum” (luogo chiuso), è una fobia caratterizzata dall’avversione o l’evitamento degli spazi chiusi, in quanto determinano, in chi ne soffre, un forte senso di oppressione e mancanza di libertà di movimento.
Come si manifesta nella vita quotidiana
Nella vita quotidiana, tale disagio si presenta come una condizione fortemente invalidante, spingendo l’individuo a evitare situazioni o attività che potrebbero generare una percezione di costrizione o limitazione nei movimenti. Tra i comportamenti tipici di chi soffre di claustrofobia troviamo:
- Evitare eventi affollati.
- Rifiutare l’uso di cinture di sicurezza in auto o in aereo.
- Problemi nel viaggiare su treni, aerei o metropolitane.
- Difficoltà ad utilizzare gli ascensori.
Chi colpisce e perché
L’esordio della claustrofobia è precoce, solitamente durante l’infanzia o l’adolescenza, con una maggiore incidenza nel sesso femminile. I casi più gravi colpiscono circa il 2-5% della popolazione, ma solo una piccola percentuale richiede un trattamento.
Questa particolare forma di fobia ha iniziato a suscitare interesse a partire dagli anni ‘90, probabilmente a causa:
- Dell’urbanizzazione, che ha costretto le persone a condividere spazi sempre più piccoli.
- Delle nuove tecnologie diagnostiche, come la risonanza magnetica, che espongono i pazienti a spazi ristretti.
Le cause principali
Secondo Rachman, l’insorgenza della claustrofobia è spesso legata a:
- Esperienze condizionanti, come il rimanere chiusi in uno spazio ristretto o aver provato sensazioni di soffocamento.
- Vulnerabilità genetica, che può predisporre al disturbo.
Altri studi evidenziano come la figura di attaccamento, attraverso comportamenti limitanti o negativi, possa influenzare lo sviluppo di una organizzazione fobica.
Sintomi principali
I principali sintomi della claustrofobia includono:
- Evitamento, come controllare costantemente le uscite o scegliere posti vicini alle porte.
- Reazioni ansiose, che si manifestano con:
- Sudorazione.
- Respirazione rapida o iperventilazione.
- Battito cardiaco accelerato o tachicardia.
- Svenimento, nausea e vomito.
- Tremore, vertigini e difficoltà respiratorie.
Diagnosi e trattamento
L’incidenza della claustrofobia sulla popolazione mondiale è tra il 15% e il 37% e, in molti casi, si presenta associata ad altri disturbi d’ansia, come:
- Disturbo d’ansia generalizzato.
- Fobia sociale.
- Disturbo di panico.
Quando il disturbo è particolarmente invalidante, può essere trattato attraverso un approccio combinato:
- Terapia farmacologica:
- Antidepressivi (inibitori della ricaptazione della serotonina o della serotonina e norepinefrina).
- Benzodiazepine per il controllo rapido dei sintomi ansiosi.
- Psicoterapia:
- Cognitivo-comportamentale, con tecniche di esposizione ripetuta agli stimoli fobici.
- Tecniche cognitive, che mirano a modificare la percezione dello stimolo temuto.
- Realtà virtuale, che simula scenari temuti per abituare gradualmente il paziente a gestire ansia e paura.