La salute mentale e i suoi disturbi, la claustrofobia: quando ci si sente senza via d’uscita

Claustrofobia: cause genetiche, ambientali e psicologiche. La D.ssa Clementi spiega come riconoscerla e affrontarla

claustrofobia

La claustrofobia, che prende il nome dal latino “claustrum” (luogo chiuso), è una fobia caratterizzata dall’avversione o l’evitamento degli spazi chiusi, in quanto determinano, in chi ne soffre, un forte senso di oppressione e mancanza di libertà di movimento.

Come si manifesta nella vita quotidiana

Nella vita quotidiana, tale disagio si presenta come una condizione fortemente invalidante, spingendo l’individuo a evitare situazioni o attività che potrebbero generare una percezione di costrizione o limitazione nei movimenti. Tra i comportamenti tipici di chi soffre di claustrofobia troviamo:

  • Evitare eventi affollati.
  • Rifiutare l’uso di cinture di sicurezza in auto o in aereo.
  • Problemi nel viaggiare su treni, aerei o metropolitane.
  • Difficoltà ad utilizzare gli ascensori.

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Chi colpisce e perché

L’esordio della claustrofobia è precoce, solitamente durante l’infanzia o l’adolescenza, con una maggiore incidenza nel sesso femminile. I casi più gravi colpiscono circa il 2-5% della popolazione, ma solo una piccola percentuale richiede un trattamento.

Questa particolare forma di fobia ha iniziato a suscitare interesse a partire dagli anni ‘90, probabilmente a causa:

  • Dell’urbanizzazione, che ha costretto le persone a condividere spazi sempre più piccoli.
  • Delle nuove tecnologie diagnostiche, come la risonanza magnetica, che espongono i pazienti a spazi ristretti.

Le cause principali

Secondo Rachman, l’insorgenza della claustrofobia è spesso legata a:

  • Esperienze condizionanti, come il rimanere chiusi in uno spazio ristretto o aver provato sensazioni di soffocamento.
  • Vulnerabilità genetica, che può predisporre al disturbo.

Altri studi evidenziano come la figura di attaccamento, attraverso comportamenti limitanti o negativi, possa influenzare lo sviluppo di una organizzazione fobica.

Sintomi principali

I principali sintomi della claustrofobia includono:

  • Evitamento, come controllare costantemente le uscite o scegliere posti vicini alle porte.
  • Reazioni ansiose, che si manifestano con:
    • Sudorazione.
    • Respirazione rapida o iperventilazione.
    • Battito cardiaco accelerato o tachicardia.
    • Svenimento, nausea e vomito.
    • Tremore, vertigini e difficoltà respiratorie.

Diagnosi e trattamento

L’incidenza della claustrofobia sulla popolazione mondiale è tra il 15% e il 37% e, in molti casi, si presenta associata ad altri disturbi d’ansia, come:

  • Disturbo d’ansia generalizzato.
  • Fobia sociale.
  • Disturbo di panico.

Quando il disturbo è particolarmente invalidante, può essere trattato attraverso un approccio combinato:

  1. Terapia farmacologica:
    • Antidepressivi (inibitori della ricaptazione della serotonina o della serotonina e norepinefrina).
    • Benzodiazepine per il controllo rapido dei sintomi ansiosi.
  2. Psicoterapia:
    • Cognitivo-comportamentale, con tecniche di esposizione ripetuta agli stimoli fobici.
    • Tecniche cognitive, che mirano a modificare la percezione dello stimolo temuto.
    • Realtà virtuale, che simula scenari temuti per abituare gradualmente il paziente a gestire ansia e paura.