Sala e il ritorno alle gabbie salariali: ‘Sbagliato guadagnare gli stessi soldi a Reggio e Milano’
Stipendi diversi, perchè il costo della vita è diverso. Così Sala promuove il ritorno alle gabbie salariali e sparge sulle ferite tra nord e sud
11 Luglio 2020 - 17:01 | di Eva Curatola
“È chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso”.
Sono parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, pronunciate nel corso di una diretta Facebook con i Giovani democratici. Le perle del sindaco lombardo, però, non finiscono qui.
“Esiste una questione relativa al costo della vita nella nostra città. La cosa che non va è quanto sono pagati i giovani a Milano. Dietro lo stage e altre formule del genere, si nasconde un po’ di sfruttamento giovanile”.
Un peccato, forse, di ignoranza. Mettendo a paragone i due poli dello Stivale, Sala ha dimenticato un piccolo ma importante dettaglio: lo ‘sfruttamento‘ al nord non è nulla rispetto a ciò che accade al sud, altrimenti perché tanti giovani volenterosi farebbero le valigie per emigrare altrove?
Milano è una delle mete favorite, proprio perché libera da quei problemi che affliggono il nostro amato sud: il lavoro in nero, lo schiavismo del “lavori full time, ma ti pago part-time”, “se ti va bene è così, sennò stai a casa perché altro non trovi”.
Su una cosa Sala ha ragione, i costi della vita non sono di certo gli stessi. Per questo, qualche settimana fa, CityNow aveva illustrato ai lettori i lati positivi dello smart working e la possibilità di aver uno stipendio dal nord da investire a sud. Ciò, però, non vuol dire che il ragionamento sia corretto.
È ingiusto pensare che un reggino debba essere pagato 800 euro al mese per un full-time soltanto perché vive a sud, e un milanese 1300 perché sta a nord.
Il primo cittadino milanese che, all’improvviso, ha visto svanire buona parte della popolazione ritornata nelle città di origini, aveva detto: “Basta smart working, torniamo al lavoro”.
Nel suo meeting digitale, Sala ha rincarato la dose affermando:
“Ho vissuto a Roma, ho vissuto a Torino e le periferie milanesi non sono come quelle delle città che ho citato. Non voglio essere sprezzante nei confronti di altri sindaci o di altre città, c’è obiettivamente molto da fare, ma consiglierei a tutti di farsi un giro per altre realtà italiane e capire quanto noi abbiamo”.
Un discorso abbastanza ‘Milano-centrico‘ che sa di pessimo ritorno al passato ed alle cosiddette gabbie salariali. Di cosa si tratta? Un sistema di calcolo dei salari che mette in relazione le retribuzioni con determinati parametri quali, ad esempio, il costo della vita in un determinato luogo. In Italia, il sistema delle gabbie salariali è stato in vigore tra il 1954 e il 1969. Per l’opposizione di sindacati e lavoratori, che le consideravano discriminatorie e poco eque, le gabbie salariali furono abolite definitivamente nel 1972.
Secondo il sindaco di Milano, nel 2020, non è lecito che due persone, che svolgono la stessa mansione a Milano e Reggio Calabria possano percepire lo stesso stipendio.