Gratteri boccia la riforma della giustizia: ‘La peggiore dal 1986 ad oggi’
Secondo il magistrato calabrese, la nuova riforma premia tutti quelli che sono imputati in un processo
21 Luglio 2021 - 11:55 | Comunicato
“È una riforma che non serve alla sicurezza dei cittadini italiani, non serve a dare giustizia alle parti offese, a coloro i quali hanno subito vessazioni da parte di mafiosi o criminalità comune. Una riforma che è una tagliola”.
Così Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, in un’intervista a Domani.
Gratteri e la riforma della giustizia
Per Gratteri, premia tutti quelli che sono imputati in un processo:
“Da questo momento in poi – prosegue – l’imputato farà di tutto perché il processo non si celebri e si arrivi al fatidico traguardo dei due anni in appello (3 per i reati più gravi, ndr), o dell’anno in Cassazione (al massimo 18 mesi). Considerando che mediamente in appello ci vogliano tre anni e mezzo per concludere un processo di secondo grado, vuol dire che quasi la metà dei processi verra’ ghigliottinato”.
Poi aggiunge:
“Si sfregheranno le mani delinquenti e faccendieri. Una riforma che favorisce tutti coloro i quali sono implicati in un processo penale”. Poi ancora: “È la peggiore riforma che ho visto dal 1986 a oggi. Farà sprofondare ancora di più la fiducia nella giustizia degli italiani. Vanificherà il lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine, una follia sul piano pratico, rallenterà ancora di più il lavoro dei tribunali e delle corti d’appello” perché “un magistrato dovrà studiare migliaia di pagine per accertare se l’iscrizione e’ stata corretta a quella data o doveva essere anticipata” e “non è un dettaglio da poco perché si discute la decorrenza dei termini a partire dall’iscrizione”.
E parlando di Rinascita Scott, il maxi processo contro la ‘ndrangheta, sottolinea:
“Non si concluderà in appello negli anni previsti dalla nuova riforma. Se qualcuno dovesse chiedere la riapertura dell’istruttoria in appello, come spesso accade per una nuova prova o nuovi elementi, il processo non si chiuderà più”. E alla domanda se questa riforma sia un favore alle mafie e alla borghesia mafiosa, Gratteri risponde in maniera netta: “Sicuramente si”.