Rifiuti nella Locride: San Leo a singhiozzo. A Roccella e Gioiosa il problema c’è ma non si vede
Comuni della Locride sull'orlo di una crisi di nervi. Cittadini sul piede di guerra
26 Agosto 2020 - 12:33 | di Vincenzo Imperitura
Il problema c’è, anche dove non si vede.
Un problema che monta e che è emerso, fortunatamente solo a sprazzi, anche durante queste settimane di alta stagione. Un problema, quello dei rifiuti, che salta fuori con disarmante puntualità, in attesa della discarica da realizzare nella Locride: su questo versante, fino ad ora, sindaci e istituzioni del comprensorio sono riusciti a trovarsi d’accordo solo sul fatto di non essere riusciti a trovare un accordo per l’individuazione del sito, che infatti sarà scelto da un commissario – l’ennesimo – dopo il fallimento della missione maturato all’Ato.
Ma quello della discarica è solo una parte del problema che, nei centri dello Jonio, è sempre sul punto di esplodere.
L’IMPIANTO DI SAN LEO
Gli intoppi nello smaltimento del ciclo dei rifiuti iniziano dall’alto, con le discariche e i centri di smaltimento presenti in regione che faticano a stare dietro ai conferimenti dei singoli comuni: un aspetto che riguarda particolarmente i cosiddetti “scarti di lavorazione”, il materiale di risulta che rimane dopo la lavorazione dei rifiuti differenziati.
I paesi della Locride utilizzano l’impianto di San Leo, costruito più o meno a metà tra i comuni di Siderno e Locri, per conferire i rifiuti raccolti nei loro comuni che lì sono trattati. Ma se le discariche finali – Sovreco in provincia di Crotone e Celico, nel cosentino, mentre una parte minoritaria di questi scarti finisce nel termovalorizzatore di Gioia Tauro – rallentano i flussi di conferimento, anche il normale traffico di San Leo va a farsi strabenedire, con turni che saltano, camion in fila davanti all’impianto senza la possibilità di scaricare e rifiuti che intanto nei comuni, non potendo essere raccolti, si ammassano ai margini delle strade. E se in alcuni centri come Siderno, Bovalino o Locri i problemi sono maggiormente evidenti, in altri paesi, come Roccella o Gioiosa dove il porta a porta è una realtà consolidata da anni e il problema non è immediatamente visibile, la situazione è comunque drammatica, e i rifiuti per strada non si vedono solo grazie alla presenza delle isole ecologiche: Gioiosa ne ha ricavata una soddisfacente negli spazi dell’ex carcere, Roccella ne ha addirittura due.
Quando il conferimento all’impianto sidernese si blocca, i due centri possono appoggiarsi temporaneamente alle strutture cittadine, continuando così a mantenere pulite le strade. Gli altri, sostanzialmente, annaspano.
IL CASO LOCRIDE AMBIENTE
Nella Babele di enti, commissari e consorzi che si occupano del ciclo dei rifiuti nella zona, un caso a parte lo recita Locride Ambiente: nato inizialmente come consorzio a partecipazione pubblica tra i comuni del comprensorio, negli anni sono molte le amministrazioni che se ne sono tirate indietro, internalizzando il servizio attraverso l’acquisto di compattatori e l’utilizzo di operai comunali per la raccolta.
E in quelli dove il servizio continua a essere “garantito” dal consorzio, lo stesso viene continuamente tirato in ballo dalle stesse amministrazioni comunali con l’accusa di fornire prestazioni non soddisfacenti, sul versante della raccolta e della separazione dei rifiuti. Cosa che, di fatto, impedisce il pagamento delle fatture. Situazione che, a sua volta, si riverbera a cascata sul consorzio stesso che lamenta ritardi nei pagamenti e ancora più in basso, ovviamente, sui lavoratori, i cui stipendi arrivano con la frequenza della pioggia nel deserto del Gobi. Nella corsa ad uscire dal Consorzio, ultima in ordine di tempo, è arrivata Marina di Gioiosa, che ha stabilito la revoca del contratto nel dicembre scorso attraverso un atto del consiglio comunale.
INCIVILI E EVASORI
A questa situazione sull’orlo di una crisi di nervi, e con i primi cittadini sul piede di guerra – l’ultima manifestazione con “occupazione” della 106 in favore di telecamere davanti alla stradina che porta a San Leo è storia di una manciata di settimane fa – si aggiungono poi quelli, e sono tanti, secondo alcune stime non ufficiali anche il 30% del totale, che non sono censiti ufficialmente e, semplicemente, non hanno i mastelli dove conferire i rifiuti differenziati del porta a porta e continuano a gettare spazzatura (ma anche frigoriferi, divani, scaldabagni) ai margini delle strade periferiche di centri grandi e piccoli.