Cittanova, Re.Co.Sol: ‘Il piccolo Antonio ha trovato casa’
Una storia a lieto fine quella del piccolo Antonio, del suo gemellino e della loro mamma
19 Dicembre 2020 - 15:16 | di Elda Musmeci
‘Trovata una casa per la vicenda del piccolo Antonio. Un grande traguardo raggiunto grazie a molte persone ed enti’ è quanto dichiara l’ufficio stampa della Rete Comuni Solidali.
La storia del piccolo Antonio
Era l’11 novembre quando Giovanni Maiolo, legale rappresentante della Rete dei Comuni Solidali, lanciava un appello nel tentativo di trovare una soluzione alla vicenda di due gemellini di due anni, gravemente malati, e della loro mamma, esclusi dal sistema di accoglienza per migranti e supportati volontariamente a Cittanova dagli operatori della società cooperativa Sankara.
Immediata è scattata la solidarietà di tantissimi cittadini che ci hanno contattato per sostenere economicamente la famiglia. Aiuti che abbiamo rifiutato, pur nella commozione e nella gioia di incontrare tanta umanità, perché il caso richiedeva ben altro.
La coop. Sankara infatti è sempre riuscita a fare fronte ai bisogni essenziali della famiglia ma quello di cui c’era bisogno era una presa in carico totale del nucleo familiare da parte di una struttura organizzata.
Il bambino e la sua famiglia hanno trovato casa
Oggi, nelle vicinanze del Natale, possiamo finalmente dire che Antonio, il suo gemello e la mamma, hanno trovato una casa famiglia che si occuperò di loro, garantendo che i gemelli seguano le terapie necessarie per fare fronte alla loro grave malattia. Non tutto è risolto, restano le comprensibili difficoltà emotive della mamma da affrontare e la durezza che la vita ha voluto riservare a due bambini innocenti, ma è stato fatto un passo importante e necessario verso la tutela di questo nucleo familiare.
È un grande traguardo raggiunto grazie a molte persone ed enti. In primo luogo grazie alle splendide e generose operatrici della cooperativa Sankara, coordinate dalla Dott.ssa Angelica Muratore, che in tutti questi anni non si sono mai sottratte e nonostante le difficoltà hanno sempre garantito tutti i servizi al nucleo familiare. Tutto questo è stato possibile grazie al sindaco Francesco Cosentino e a tutta l’amministrazione cittanovese, oltre che ai servizi sociali territoriali.
Fondamentale è stato il supporto del Garante Metropolitano per l’Infanzia e l’Adolescenza Emanuele Mattia e del suo ufficio, di Save The Children ma soprattutto dell’associazione Piccola Opera papa Giovanni XXIII di Reggio Calabria, che ha accolto la famiglia e che ringraziamo infinitamente.
L’appello della Rete dei Comuni Solidali: ‘Aiutiamo due gemelli’
Di seguito l’appello lanciato dalla Rete Comuni Solidali:
Antonio (lo chiameremo così per tutelarne la privacy) ha solo due anni di vita ma ne dimostra meno. Non cammina e non camminerà mai. Non riesce a mangiare. Respira a fatica perché la sua malattia gli atrofizza gli organi vitali. Si chiama tetraparesi spastica con ritardo mentale grave. Antonio non avrà una vita lunga, è quello che tutti i (tanti) medici consultati dagli operatori della cooperativa Sankatra continuano a ripetere.
Antonio vomita sangue adesso, gli operatori che si occupano di lui volontariamente chiamano l’ambulanza ma a causa dell’emergenza covid e di una sanità disastrata, quella calabrese, di ambulanze non ce ne sono. Allora il bimbo viene caricato in macchina insieme alla mamma, il papà non ce l’ha. Un’altra operatrice prende in carico il fratellino, anche lui malato. In ospedale l’attesa è lunga e alla fine non c’è una diagnosi, l’ospedale non ha i mezzi necessari per farla. Andrebbe trasferito altrove, a molti chilometri di distanza ma la madre è disperata ed esasperata dai lunghi, inconcludenti, ricoveri ed ha perso fiducia nelle istituzioni sanitarie.
È così che trascorrono le giornate degli assistenti sociali, degli psicologi, dei mediatori e degli operatori sociali della società cooperativa Sankara, socia della Rete dei Comuni Solidali. Da anni.
Si tratta di lavoratori di un progetto di accoglienza per casi ordinari, quello del comune di Cittanova, nella piana di Gioia Tauro. Un comune con un sindaco e un’amministrazione comunale estremamente sensibili verso gli ultimi, che si impegnano quotidianamente a sostenere.
Antonio, con i suoi gravissimi problemi di salute, il suo fratellino e la sua mamma non dovrebbero essere qui, dovrebbero trovarsi in un centro specializzato, dove lui possa essere seguito da personale sanitario.
Invece è a Cittanova, praticamente dalla nascita. Dapprima all’interno del sistema di protezione per i rifugiati poi, scaduti i termini dell’accoglienza, non rinnovata dal Servizio centrale Siproimi (più interessato a richiedere stupide relazioni e atti burocratici piuttosto che a pensare alle persone in carne ed ossa), affidato alle cure volontarie del personale di Sankara.
Il grado di civiltà e di sviluppo di una società si misura dalla sua capacità di promuovere e difendere i diritti di coloro che sono più fragili, indifesi, incapaci di tutelarsi autonomamente. I bambini e le famiglie in stato di vulnerabilità rientrano certamente in questa categoria.
Se così è, la Calabria e l’Italia hanno fallito.
Antonio fin dalla nascita ha subito una serie infinita di ricoveri e accertamenti diagnostici, avvenuti in varie strutture ospedaliere d’Italia.
“Da un momento all’altro Antonio può morire”. Questo è quello che ci sentiamo dire. E al doloroso pensiero della possibile morte di un bambino nato da poco si unisce la consapevolezza che nessuno vuole farsene carico. Che il tempo che gli resta da vivere non possa essere accompagnato dalle cure necessarie a migliorare la qualità della sua piccola, breve vita.
Le condizioni di salute dei bambini, due gemelli, sono così gravi da richiedere che vengano accolti in strutture sanitarie che possano efficacemente sostenerli. Di certo un semplice progetto Siproimi per casi ordinari non era quanto gli serviva, né lo è, attualmente, il sostegno pur appassionato dei volontari di Sankara, che non hanno competenza sanitarie.
Innumerevoli le segnalazioni fatte dagli operatori di progetto ai referenti del Servizio Centrale; innumerevoli le richieste di supporto e aiuto atte a sostenere il carico familiare che inevitabilmente sovraccaricava il progetto di richieste che esulavano dalle finalità; innumerevoli le segnalazioni fatte alle Istituzioni e Autorità Giudiziarie e, non per ultimo, tante le richieste d’inserimento fatte dai Servizi Sociali del Comune di Cittanova a strutture residenziali “casa famiglia”, le quali hanno ripetutamente espresso parere negativo all’accoglienza giustificandolo con la difficoltà a prendersi carico delle problematiche presentate.
Questa è la nostra società, che propone misure di accoglienza specializzata ma che, contemporaneamente dimostra che il valore umano, la dignità della persona e i propri diritti sono solamente una formalità non traducibile in risposte effettive di presa in carico.
Per questo abbiamo deciso di lanciare questo appello di fronte all’abbandono delle istituzioni. Diffondiamo la loro storia nella speranza che qualcuno si faccia avanti e possa aiutarli.
Da quando sono nati Antonio e suo fratello hanno ricevono solo rifiuti ma dev’esserci, da qualche parte, qualcuno che abbia le competenze e le professionalità, ma soprattutto il cuore, di aiutare questa sfortunata famiglia.