Reggio, Falcomatà allontana lo spettro del dissesto e rilancia il suo progetto di città

Il primo cittadino commenta la sentenza della Consulta


Di dissesto non se ne parla.

Sarebbe una eventualità che non preoccupa più di tanto il sindaco Giuseppe Falcomatà. Ma la sentenza della Corte Costituzionale – secondo cui le anticipazioni di liquidità sono utilizzabili dagli enti locali in senso costituzionalmente conforme solo per pagare passività pregresse iscritte in bilancio – rappresenta una mannaia per una miriade di Comuni.

Da nord a sud.

“E’ una pronuncia che riguarda noi, certo, ma anche Napoli, Agrigento, Torino, Firenze e altre decine se non centinaia di Comuni e non solo del Mezzogiorno”.

Il primo cittadino, ai microfoni di CityNow, prova a non scendere sul piano tecnico per spiegare risultanze e conseguenze della sentenza della Consulta, con la consapevolezza, per la verità avvertita a tutte le latitudini, che “serve una norma correttiva”.

Soprattutto perché il divieto di utilizzare le anticipazioni di liquidità per modificare il risultato di amministrazione e per assicurare nuove forme di copertura giuridica della spesa, sostanzialmente “diventa un debito” e “il problema, ora, è un problema di tutti”.

In tal senso Falcomatà sottolinea che già da qualche tempo si sta lavorando con Anci e Governo per inserire una correzione già all’interno del milleproroghe.

“Dover fare oggi un bilancio tenendo conto di questi numeri alla stregua di passività, sarebbe difficile per tutti, ma questa cosa non mi preoccupa, non è un’eventualità che prendiamo in considerazione”.

Palazzo San Giorgio, per effetto della sentenza dovrà rimodulare il proprio bilancio, seguendo il dettato della Corte. Il tempo, però, è sempre tiranno. Il Comune è in esercizio provvisorio, e il bilancio di previsione, per effetto della proroga disposta dal Governo, potrà essere presentato entro il prossimo 31 marzo.

Falcomatà sposta l’attenzione su un altro importante aspetto ribadito dalla Corte, che ha rivolto un monito al legislatore sulla necessità di attuare concretamente il dettato costituzionale dell’articolo 119 della Costituzione in termini di trasferimento delle risorse in favore delle comunità territoriali con minori capacità fiscali per abitante, al fine di consentire l’effettiva erogazione dei servizi e delle prestazioni costituzionalmente necessarie. Bisognerà capire come riuscirci.

Intanto però, un piccolo passo è stato compiuto:

“Abbiamo strappato al tavolo Stato-città la restituzione di quelle somme che furono sottratte ai comuni con il DL 66, che sarà inserita nella legge di bilancio 2020”.

Una lunga battaglia, quella portata avanti dall’Anci, rispetto ai tagli clamorosi che colpirono i Comuni con la spending review del 2014. Oggi sul piatto ci sono 100 milioni che saranno distribuiti tra i Comuni che hanno subito maggiori riduzioni, anche se ancora non è chiara la ripartizione.