Reggio, Cirielli lancia Fratelli d’Italia: “A Reggio grande immobilismo amministrativo”

Il commissario provinciale promette impegno: “Il sud al centro del nostro programma”. Bocciata l’idea di una nuova Regione dello Stretto


“È chiaro che la Calabria da sola non ce la può fare. Cinquant’anni di abbandono devono essere assolutamente invertiti con un impegno nazionale straordinario. Certamente è necessario avere una classe dirigente, e in questo la governatrice Jole Santelli saprà fare la sua parte e noi ci fidiamo di lei, ma Fratelli d’Italia le sarà a fianco: occorre fare un buon governo, puntare sulle infrastrutture ma anche chiedere allo Stato di fare la sua parte”.

Così Edmondo Cirielli, questore della Camera dei deputati e commissario provinciale di Fratelli d’Italia che, nel primissimo pomeriggio di oggi ha dato appuntamento ai candidati e ai militanti per salutare l’ottimo risultato conseguito dal partito di Giorgia Meloni, tanto a livello regionale che locale, dove Fratelli d’Italia è risultato il primo partito del centrodestra. Cirielli in tal senso non si mostra sorpreso, ma si dice profondamente orgoglioso del risultato e contento dei due seggi che FdI ha portato a casa:

“Sicuramente c’è un’antica tradizione di destra sociale a Reggio. Ma devo ringraziare tutti i candidati e i dirigenti di partito, perché in questi quattro mesi, dopo l’estate, abbiamo dovuto ricostruire e riorganizzare tutto il partito, proponendo ogni 15 giorni un convegno tematico sui problemi della Calabria e della provincia di Reggio, e alla fine gli elettori ci hanno premiato con sei punti percentuali in più rispetto alla media di FdI a livello regionale. Peraltro la provincia di Reggio ha determinato quella media, e siamo il primo partito del centrodestra, superiore di poco anche a Forza Italia che è la Forza Italia più importante della Calabria che ha avuto il 12,5 di media regionale, raggiungendo qui quasi il 16%”.

Ma ora, dopo la vittoria, e in attesa della formazione del governo regionale c’è da rimboccarsi le maniche, sia per il consenso che i calabresi hanno voluto dare al centrodestra, sia perché i problemi della Calabria restano immutati da decenni.

“Il sud è al centro del nostro programma, perché non è una questione meridionale, ma una questione nazionale, e il sud vede come elemento più in difficoltà, ma centrale per lo sviluppo di tutto il sud, proprio la Calabria e Reggio Calabria che rappresenta un naturale ponte verso il mediterraneo e quindi il medio oriente”.

L’orizzonte futuro per FdI è naturalmente Reggio Calabria, dove si voterà in primavera. La città metropolitana è una grande opportunità, mai decollata veramente anche a causa di quelle deleghe che una Regione matrigna fino al momento non le ha dato. Ma per Cirielli

“c’è una amministrazione comunale che da 5 anni langue e si è cullata soltanto su una presunta superiorità morale rispetto alle amministrazioni del passato. Onestamente vediamo un grande immobilismo amministrativo”.

Il Commissario provinciale ritiene chiaro che ciò che vale per la Calabria, vale anche per Reggio città, che non può farcela da sola.

“Ci vuole un impegno di tutta la Regione e dello Stato. Reggio è una cittadina bellissima, si tratta di avere volontà, credere, non riempirsi la bocca di parolone vuote magari utilizzando anche il cliché della Regione e della città in totale controllo delle organizzazioni mafiose, che vanno sconfitte, ma che non devono essere un alibi per la politica per non fare i propri doveri. Chi rappresenta il popolo deve dare risposte. Noi come destra patriottica cercheremo di fare la nostra parte”.

Sollecitato dai giornalisti, Cirielli ha sostanzialmente bocciato l’idea della Regione dello Stretto che sta facendo proseliti soprattutto a sinistra con aperture importanti anche dal sindaco Giuseppe Falcomatà:

“Non sono pregiudizialmente contrario ad aggregazioni nuove nell’ambito statale, ma credo che ci debba essere un progetto d’insieme che riguardi la nazione. Sicuramente le Regioni per come sono state concepite nel ‘47 non hanno funzionato e sono state spesso enti lontani, non rispondendo agli interessi dei territori. Ma credo che la risposta non si possa dare facendo una regione nuova, ci vuole una riorganizzazione dello Stato ritornando a dare paradossalmente più peso alle vecchie province”.