Reggio, la disabilità mentale è un dramma sociale. E le famiglie hanno paura di ritorsioni
Le famiglie preferiscono non manifestare le proprie difficoltà. Il timore è che gli venga sottratto quel poco che si ha
27 Marzo 2021 - 07:39 | di Vincenzo Comi
Hanno paura di denunciare, perchè temono ritorsioni e prevedono gravi danni nei loro confronti che potrebbero farli piombare nel silenzio più assordante. Parliamo delle centinaia di famiglie calabresi ed in particolare reggine che vivono una condizione incandescente, colpevoli solo di avere al proprio interno soggetti con disturbi della psiche.
INSIEME PER LA DISABILITA’, L’INSTANCABILE LOTTA DI IMMACOLATA
A difesa dei diritti delle numerose famiglie opera l’associazione presieduta da Immacolata Cassalia che nel tempo si è mossa con diverse azioni di denuncia, per lo più rimaste inascoltate.
Immacolata è rappresentante legale dell’associazione di coesione internazionale ‘Insieme per la disabilità‘ e consigliera dell’associazione ‘Unasom‘ (Unione Nazionale per l’associazione per la Salute Mentale) con la delega di coordinatrice per la Regione Calabria. Si tratta di una federazione riconosciuta a livello nazionale, europeo ed internazionale che difende i diritti di migliaia di famiglie.
“Siamo un gruppo formato da un cospicuo numero di associazioni provenienti da ogni regione d’Italia – spiega Immacolata Cassalia – E abbiamo formato una rete di comunicazione sulla realtà della salute mentale”.
REGGIO, IL DRAMMA DEI DISABILI
Reggio Calabria ha rilevanti ed evidenti carenze nella gestione dei tanti cittadini con disabilità mentale.
“Tante sono le criticità, specialmente nell’area metropolitana di Reggio. Non esiste una rete territoriale di assistenza alle persone con disturbi mentali. Le strutture non sono accreditate e non ci sono centri diurni”.
Le famiglie reggine si portano dietro una pessima gestione che va avanti da oltre 30 anni. Ancora oggi molte strutture residenziali non hanno avuto l’accreditamento.
“Abbiamo enormi difficoltà soprattutto oggi con l’emergenza Covid – ricorda Immacolata Cassalia – La nostra associazione rappresenta oltre 60 iscritti con un front office di oltre 250 famiglie residenti in tutta la Calabria. Ma il dramma lo vive soprattutto la nostra città”.
DIFFICOLTA’ E PROPOSTE: ‘NECESSARIA MAGGIORE ASSISTENZA SOCIALE’
Ma quali sono le richieste principali delle numerose famiglie ?
“La richiesta è una: i servizi sociali. Le famiglie sono sole ed abbandonate a se stesse. Le principali difficoltà sono di natura sociale oltre che sanitaria. Ho proposto al sindaco della Città Metropolitana di istituire una Consulta con tutti gli attori che si occupano di salute mentale al fine di produrre servizi adeguati ma ancora oggi non abbiamo avuto nessun riscontro in merito. Quello che manca è un servizio di reinserimento sociale. Il Dipartimento di Salute Mentale non attua la Consulta dal 2012″.
Sono dunque centinaia le persone chiuse a casa, senza alcun riferimento ed abbandonate a sé stesse senza comunicazione mentre genitori e familiari non sanno come gestire i propri cari.
“Ho chiesto un incontro al sindaco Giuseppe Falcomatà e all’assessore comunale ma ancora non ho ricevuto risposte. Spero di incontrare presto anche il nuovo commissario straordinario dell’ASP di Reggio Calabria Gianluigi Scaffidi“.
IL DRAMMA NEL DRAMMA: FAMIGLIE RICATTATE E RESTIE ALLA DENUNCIA
Trovare il coraggio di denunciare. Un’altra tragedia che si inserisce nel già difficile percorso di vita delle famiglie.
Ad Immacolata circa due anni fa è stata bruciata la macchina solo perchè aveva mostrato una documentazione importante che sollevava forti criticità nel territorio.
Il presidente Cassalia invita però tutte le famiglie e i parenti a denunciare:
“Viviamo continui paradossi con strutture che negli anni sono state aperte per poi chiudere nel giro di pochi mesi. Come il centro diurno virtuoso gestito dalla Cooperativa ‘Libero Nocera‘.
Molte famiglie hanno paura di denunciare e preferiscono vivere con quel poco che hanno. Ma non ci si può arrendere. Noi continueremo a lottare”.