Reggio, omicidio Grudniewski. Davi: ‘Era un perseguitato e gli inquirenti lo sapevano’

"Ha subito violenze in passato. Gli sarebbe stato sottratta una cifra di 50 mila euro", ha ricostruito sempre Klaus Davi

Omicidio Polacco Reggio Calabria

Il ‘Polacco’ era un perseguitato. Era stato vittima di estorsioni e di furti anche in casa, piu’ volte . E ‘ quanto emerge da alcune interviste realizzate fra i suoi conoscenti e collaboratori realizzate in questi giorni da Klaus Davi . Si sentiva talmente poco sicuro che teneva – sempre secondo quanto sostengono alcuni suoi collaboratori – un circuito di telecamere anche in casa.

Impianto fatto montare dopo l’episodio di vandalismo che aveva avuto come obiettivo il suo magazzino gestito dagli indiani. Soffriva anche di diabete il che lo aveva indebolito fisicamente e costretto a spostarsi in carrozzina.

Ma questi suoi problemi non avevano impedito ai suoi persecutori (un noto gruppo mafioso di Santa Caterina chiamiamolo con una metafora colta ‘EREMITA’ per evitare le querele…. ) di usargli violenza pubblicamente, anche per strada.

Chi lo minacciava sarebbe arrivato a farlo anche via cellulare esplicitamente. Gli sarebbe stato sottratta una cifra di 50 mila euro, ha ricostruito sempre Klaus Davi .

Insomma non proprio una vita tranquilla quello di Remislav Krzysztof Grudniewski ucciso da uno sconosciuto Gli inquirenti dicono che non c’entra la Mafia. Sarà. D’altra parte sono passati nove mesi e ancora non sappiamo se la mafia c’entri con l’attentato a Francesco Cannizzaro….. in pieno centro fra Tremulini e Santa Caterina , in una zona piena di telecamere….

Economicamente pare che stesse bene Remislav e che avesse beneficiato di un piccola eredita familiare. Non aveva quindi problemi ed era una preda perfetta per la malavita di rione. La Procura però ha fatto trapelare di non credere alla pista ‘mafiosa’ ma piuttosto a motivazioni ‘personali’ nella ricostruzione dell ‘omicidio.

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“Infatti, Rzemyslaw Krzysztof Grudniewski avrebbe fatto salire il suo o i suoi assassini aprendo loro la porta senza problemi. Un particolare che fa propendere per una conoscenza pregressa ben consolidata, in effetti, come sostiene la Procura. Sempre che questa ipotesi fosse confermata.

Quindi l’omicidio e la condizione di vessazione in cui Grudniewski era costretto a vivere potrebbero non essere collegati.

Sta di fatto però che la moglie di un noto mafioso di Santa Caterina il cui cognome inizia con la ‘C’ pretendeva che le sue macchine venissero lavate a gratis….Che violenze e intimidazioni erano all’ordine del giorno e che Grudniewski si era lamentato piu volte del ‘menefreghismo’ dimostrato dallo Stato dopo la denuncia del vandalismo subito.

Ammesso che le cose dovessero stare veramente cosi, non proprio una bella immagine per le politiche di ‘prevenzione’ del crimine a Reggio Calabria. E per chi recita il mantra del ‘coming out’ contro la mafia in simposi e dibattito mondani”, conclude Davi.