Reggio, l'evoluzione della cosca 'vintage' Araniti e le soffiate di Chindemi

E' grazie alle 'cantate' del pentito Chindemi che gli inquirenti hanno compreso l'effettivo potere, rimasto negli anni inalterato, della cosca Araniti

L’indagine ‘Ducale‘ ha assestato un duro colpo alla cosca Araniti. La storica famiglia di ‘ndrangheta è finita nuovamente nel mirino degli inquirenti che questa volta hanno accertato affari e intrecci con la politica.

Un vero e proprio business di voti orchestrato a Sambatello, quartiere a nord della città e terra di vigneti, in cui vari ambasciatori locali facevano da tramite veicolando informazioni da e verso i palazzi istituzionali.

L’operazione ha evidenziato come tra i politici indagati, ormai noti dell’inchiesta, tra cui anche il sindaco Falcomatà, vi fosse piena sintonia con personaggi quantomeno vicini alla cosca di Sambatello. Quella degli Araniti è una famiglia di ‘ndrangheta che si pensava fosse ‘estinta’.

Araniti, a volte ritornano. Davi: ‘E’ una cosca ‘vintage’

“A volte ritornano – ha spiegato il massmediologo e giornalista Klaus Davi nel corso della trasmissione LiveBreak di CityNow – Li conosco bene gli Araniti dopo tre anni ad Archi e conosco bene la scena criminale di Sambatello. La cosca Araniti è aristocratica che pensavamo fosse ‘imborghesita’ con figli e cugini inseriti nella borghesia cittadina. Pensavamo fosse estinta, e invece…ero male informato. E’ una coscavintagee aristocratica della vecchissima guardia che ha fatto le lotte di ‘ndrangheta e che è stata messa nell’angolo dalle testimonianze di un pentito storico della criminalità reggina ovvero Filippo Barreca che si pentì negli anni ’90”. Il fatto che adesso sia tornata una cosca anni ’90 fa pensare perchè il livello culturale è molto salito”

Questo il ‘Klaus pensiero‘ di qualche giorno fa ai nostri microfoni.

Ma cosa dice invece l’ordinanza sulla cosca Araniti, la cui egemonia nella frazione di Sambatello è stata certificata, con sentenza passata in giudicato, nel processo Olimpia?

Cosca Araniti, da Santo a Domenico: dietro ‘Ducale’ le soffiate di Chindemi

Le informazioni sulla cosca e l’operatività degli Araniti, a partire dai primi anni ’80 e sino (quanto meno) al 2018, si ricava dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Mario Chindemi che nel dicembre 2018, dopo essere stato arrestato, intraprendeva un proficuo percorso di collaborazione con la giustizia, ammettendo, tra l’altro, la sua risalente partecipazione alla cosca Araniti, insieme al fratello Pasquale, ucciso nel febbraio 2018, nel più tipico ed eclatante agguato di ‘ndrangheta.

Come è emerso in esito all’indagine c.d. De Bello Gallico, dopo l’omicidio di Pasquale Chindemi, il figlio Paolo, il fratello Mario (odierno collaboratore di giustizia) ed altri accoscati (in gran parte provenienti dalle file della cosca Araniti) si erano coalizzati per vendicare il congiunto e per portare a termine il suo progetto mafioso, acquisendo un inquietante arsenale, nonché progettando ed eseguendo gravissimi reati (estorsioni, danneggiamenti e financo omicidi).

Mario Chindemi, che ha avuto stretti rapporti di frequentazione con la famiglia Araniti, ha riferito di vicende di particolare importanza investigativa consentendo agli inquirenti di far luce su situazioni che diversamente non avrebbero trovato ricostruzione giudiziaria.

Dalle carte emerge come Chindemi  avesse nei suoi piani, un ambizioso progetto, avviato nell’anno 2010, e divenuto più concreto nell’anno 2015, con il
beneplacito degli Araniti e dei Condello, di voler formare un autonomo gruppo per esercitare il controllo su parte del territorio gallicese, progetto, a quanto pare, avversato dal gruppo guidato dal Sebastiano Callea, additato dallo stesso collaboratore come l’autore dell’omicidio del fratello Pasquale.

Con la morte del fratello Pasquale, il collaboratore aveva deciso di vendicarsi, con azioni poi cessate, a quanto pare, solo grazie al suo arresto nel procedimento De Bello Gallico. Appare evidente dunque come sino all’anno 2018 fosse in atto una vera e propria contrapposizione di gruppi nell’area di Reggio centro che si contendevano il controllo mafioso, che ha visto morire, sul campo Condemi Pasquale.

Del resto, per sua stessa ammissione, egli ha ricevuto la prima dote di ‘ndrangheta propria da Santo Araniti e successivamente la dote di “sgarrista” da Domenico Araniti che lo indica come successore del fratello Santo, alla guida della organizzazione.

L’operazione Ducale si sviluppa dunque soprattutto grazie alle informazioni che Chindemi Mario ha dato agli inquirenti in merito ad un numero rilevante di circostanze e ricostruzioni significative che hanno permesso di arrivare anche alle inquietanti narrazioni del business di voti tra ‘ndrangheta e politica.

E’ proprio il pentito Mario Chindemi, che riferisce infine come Domenico Araniti abbia preso il posto del fratello Santo, attribuendogli un ruolo di capo e di direzione della cosca.

Quanto sopra emerge dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare; tutto quanto in essa contenuto dovrà essere accertato processualmente, presumendosi l’innocenza dei soggetti indagati o, comunque, coinvolti nell’inchiesta, sino al pronunciamento di una sentenza definitiva.