Scoperto un nuovo sito archeologico in città: l’appello della Pro Loco Reggio Sud
Il fenomeno dell’erosione costiera ha portato alla luce un’area, probabilmente riferibile ad un sito archeologico, nella zona sud della città. Le notizie emerse dai primi sopralluoghi
24 Ottobre 2019 - 09:11 | comunicato stampa
Una possibile area archeologica di interesse storico e naturalistico è venuta alla luce nel tratto di litorale antistante l’abitato di Bocale, alla periferia Sud di Reggio Calabria.
A darne notizia rivolgendo un appello agli organi competenti, affinchè si provveda alle verifiche del caso, accendendo i riflettori sulla necessità di fare luce sulla natura della scoperta, è Concetta Romeo, presidente della Pro Loco Reggio Sud.
“Ormai da tempo – dice la Romeo – il fenomeno dell’erosione costiera ha portato alla luce un’area, probabilmente riferibile ad un sito archeologico, della lunghezza di circa 300 metri lineari, a ridosso del tratto di litorale della spiaggia di Bocale II, segnatamente nell’area identificata come zona pescatori”.
Individuato il sito su segnalazione di Antonio Cuzzilla, appassionato di fotografia e amico della Pro Loco, abbiamo immediatamente interpellato i Prof. Fabio Cuzzola e Daniele Castrizio al fine di capire, attraverso alcuni sopralluoghi, quanto l’area in questione potesse realmente essere riconducibile ad un sito di interesse storico. In particolare il prof Castrizio ha tenuto a ribadire come con buona probabilità si tratti di una cava di conglomerato, con la presenza di quasi 50 macine da mulino e diverse fosse circolari scavate nella roccia.
“La zona – ha spiegato proprio Castrizio – era antropizzata fino al settimo secolo dopo cristo e poi deserta fino circa al 1800, ragion per cui il sito può e deve essere ricondotto ad una di queste due date, e lo stesso era con buona probabilità adibito alla realizzazione ed all’estrazione delle pietre utili alla macinatura del grano”.
Romeo prosegue:
“Alla luce di questi riscontri, se pur al momento non suffragati da prove accertate intendiamo accendere i riflettori su un’area che andrebbe a nostro avviso indagata a fondo dagli organi competenti, su tutti la Soprintendenza archeologica, questo al fine di salvaguardare eventualmente una zona che altrimenti rischierebbe di essere nuovamente coperta come prima dell’erosione costiera, in questo caso quanto mai provvidenziale.
Tengo a ribadire questo aspetto, a conferma che, nonostante la nostra battaglia portata avanti dal 2011 in favore delle opere di ripascimento, non possiamo e non vogliamo, pur rimanendo dell’idea di una necessità impellente com’è quella di ricostituire alcuni tratti di litorale, ignorare un altro aspetto altrettanto importante come quello della salvaguardia dei siti di valore storico e paesaggistico, un’idea la nostra che anzi vuole confermare la trasversalità del nostro operato, da sempre improntato alla tutela del territorio”.
Romeo conclude:
“Il nostro auspicio e dunque quello che al di là dell’importante aspetto legato al ripascimento ed alla salvaguardia del litorale, possa intervenire un interesse degli organi competenti rispetto ad una scoperta che, se confermata potrebbe rivelarsi importante sotto diversi punti di vista, da quello della promozione turistica a quello della valorizzazione storico culturale di un’area di interesse archeologico”.