Reggina: si spera di ripartire. L’ex dirigente Peppe Praticò indica la strada

Nella lunga intervista tolto qualche sassolino dalla scarpa: "Gallo e Saladini gestioni folli. E se qualcuno chiamasse..."


Dopo aver perso anche al Consiglio di Stato con l’esclusione dal professionismo, la Reggina spera di poter ripartire dalla serie D. Un film già visto nell’estate del 2015 dopo il fallimento della società allora capitanata dal presidente Lillo Foti. Ci fu un gruppo di imprenditori capaci di intervenire nell’immediato e ripartendo dalla serie D è riuscito a dare continuità al calcio reggino. Uno di questi è stato Peppe Praticò che ha svolto anche il ruolo di vicepresidente, in mezzo a mille difficoltà, ma anche diverse soddisfazioni.

La Reggina è stata definitivamente esclusa dal campionato di serie B, quali sono i sentimenti che stai vivendo in queste ore?

“Sono profondamente, amareggiato, arrabbiato e deluso. Siamo davanti ad un vero dramma sportivo che non pensavo proprio di dover rivivere a distanza di pochi anni. E’ doloroso per me e la mia famiglia perché vanno ad essere depauperati tutti gli enormi sacrifici fisici e finanziari prodotti negli anni della presidenza di mio padre dal 2015 ad inizio 2019 e di tutto quel gruppo di imprenditori. Sono arrabbiato ancor di più se penso alle modalità utilizzate dal signor Saladini e company che hanno distrutto un simbolo di Reggio, la Reggina, che ha valori intrinsechi che vanno oltre la semplice squadra di calcio. Reggio Calabria non meritava simile trattamento”.

Perchè si è arrivati ad una situazione del genere? Di chi sono le responsabilità principali? 

“Individuare i colpevoli oggi è semplice, a mio parere si è dato molto credito a personaggi come Gallo prima e Saladini dopo, che hanno illuso i tifosi attraverso diversi proclami. Grandi responsabilità hanno tutte quelle figure che all’interno della società ricoprivano ruoli apicali che sono stati in silenzio fino a quando non è scoppiato il bubbone, quegli stessi personaggi che oggi vengono crocifissi o eretti ad eroi . Mi dispiace ma ritengo che chi sapeva invece di salvaguardare il proprio orticello doveva denunciare la situazione per tempo. L’unica cosa che serviva non c’è stata, la trasparenza ed oggi si fa più figura a stare zitti”.

Una volte per tutte bisogna identificare bene chi vive per la Reggina e chi vive di Reggina. A mio parere in futuro bisognerà liberarsi da lacci e lacciuoli che non portano alcun valore aggiunto affidandosi a persone nuove che sposino la causa amaranto con rinnovato entusiasmo e che lavorino nell’esclusivo interesse della Reggina”.

In base al suo ragionamento, in qualche modo siete responsabili per aver ceduto la società nel 2019 a Gallo? 

“Assolutamente no. Noi siamo stati costretti a cedere la società. Dopo aver dilapidato tanti anni di lavoro per mantenere la Reggina siamo stati lasciati da soli e quando abbiamo capito che la città non recepiva il nostro grido di aiuto abbiamo deciso di mollare, ma lo abbiamo fatto a dicembre e non a giugno, dando la possibilità di continuare in serenità a chiunque ne avesse avuto voglia, tempo e denari. Gallo, a prescindere dai suoi problemi personali, è stato un presidente che ha versato nelle casse della Reggina milioni di euro, portandoci in B l’anno dopo. I soldi versati sicuramente sono stati mal spesi perché mal consigliato. Gallo e Saladini sono accomunati dalla folle gestione degli ultimi 4 anni, hanno accumulato debiti per quasi 30 milioni”.

Nel 2015 insieme ad altri imprenditori siete stati capaci di far ripartire il calcio dalla serie D e dopo solo 11 mesi a riportare la Reggina nuovamente tra i professionisti, quali furono i passaggi chiave?

“Nel Giugno 2015 si tentò di salvare quel che restava della Reggina del Presidente Foti, ma la mole debitoria era ingente da non consentire il salvataggio di quella società che poi sfociò in un fallimento di oltre 30 milioni. Quando la squadra non venne iscritta insieme ad altri imprenditori si fece una raccolta di € 350.000 per iscrivere in sovrannumero la squadra in serie D. Voglio ricordare che a presentarsi al cospetto del Sindaco Falcomatà fu esclusivamente il nostro gruppo, nonostante le tante cordate di cui si parlava in città.

Tra i tanti ostacoli di inizio attività, fu affrontato il problema della denominazione. Iscrivemmo la società con il nome ASD A.s. Reggina 1914, ma dopo pochi giorni la FIGC con un telegramma ci informò che non essendo stata revocata la matricola della precedente Reggina Calcio, non poteva essere utilizzato il nome Reggina, anche perché la società precedente aveva intenzione di continuare con l’attività di settore giovanile.

Fummo costretti a cambiare il nome in ASD Reggio Calabria ideando anche un nuovo logo che racchiudeva la storia ultracentenaria del club, di cui ne andiamo orgogliosi.

Altro problema importantissimo da affrontare fu il campo di allenamento poiché il centro sportivo era rimasto in concessione alla precedente società, la quale rispose negativamente alle nostre richieste di poterci allenare in uno dei campi. Ciò nonostante e benché qualche socio dopo qualche mese cominciò a non mantenere gli impegni presi, riuscimmo a piazzarci al quarto posto che ci permise di arrivare ai playoff e successivamente usufruire del ripescaggio per tornare tra i professionisti dopo solo 11 mesi di inferno tra i dilettanti, il tutto grazie al pagamento alla FIGC del fondo perduto di € 350.000 in aggiunta alla fideiussione di € 350.000 sottoscritta da tutti i componenti della mia famiglia. Abbiamo sempre agito con lealtà e rispetto per i colori amaranto, con umiltà e infinita dignità ed i tifosi ce lo hanno sempre riconosciuto”.

A brevissimo e dopo il nulla osta della FIGC (si spera), i sindaci f.f. saranno chiamati a scegliere la futura proprietà della Reggina, secondo te quali caratteristiche dovrebbe avere la nuova compagine? 

“Innanzitutto approfitto della domanda per lodare il lavoro dei  sindaci Versace e Brunetti per l’impegno profuso per salvare il salvabile fino all’ultimo istante. Apprezzabile anche l’intervento dell’onorevole Cannizzaro, ma la situazione era fortemente compromessa. C’è bisogno innanzitutto di persone che abbiano dei capitali importanti a disposizione che vengano certificati da primari istituti di credito. Non basta presentare un business plan con la promessa di tenere il club, servono garanzie reali. Per cercare di vincere la serie D serviranno minimo 2 milioni di euro l’anno e sarà difficile vincere al primo anno poiché si dovrà allestire una squadra contemporaneamente all’inizio del campionato.

Servono imprenditori e professionisti seri che oltre alle disponibilità finanziarie detengano forti capacità di gestione aziendale e marketing, con la disponibilità di attorniarsi di professionisti che conoscano le norme federali e le dinamiche sportive del calcio. Infine chiunque sia interessato a continuare l’ultracentenaria storia della Reggina si deve presentare al cospetto della città, e quindi delle istituzioni e dei tifosi con lealtà, annunciando una programmazione che sia in linea con le reali possibilità senza illudere nessuno, perché alle illusioni piu grandi, se disattese, seguono le delusioni più cocenti. Bisogna ripartire dalle fondamenta e ricostruire tutto, concependo il club in chiave moderna con un progetto sostenibile, creando le prospettive per realizzare ricavi tali da far crescere il club nel tempo senza la smania di vincere subito”.

Cosa si sente di dire ai tifosi?

“Con i tifosi ho avuto sempre un grande rapporto perché mi sono sempre approcciato con lealtà, anche nei momenti di difficoltà ci hanno sempre sostenuto non chiedendo mai nulla in cambio se non il rispetto per la Reggina. Quello che mi sento di dire in questo momento tristissimo è che dobbiamo reagire cercando di sostenere chiunque si vorrà prendere l’impegno di portare avanti la nostra storia, rimanendo vigili su tutto e pretendendo in primis la chiarezza, tutto il resto e mi riferisco a tutto quello che riguarda il nome, il marchio e quant’altro appartenente alla nostra identità  si concretizzerà nei tempi e nei modi che la nuova proprietà riterrà possibili. Il nostro desiderio deve essere quello di continuare a tifare la squadra che rappresenta Reggio Calabria, con le maglie amaranto che scendono in campo al Granillo e che con il tempo riacquisirà tutti i caratteri identitari”.

Se la Reggina chiama cosa risponde? 

“Io sono orgogliosamente reggino, tifo da sempre Reggina e sin dalla mia infanzia la Reggina ha rappresentato un punto cardine all’interno della mia famiglia. E’ chiaro che risponderò sempre presente qualora venissi cercato per un contributo di conoscenze e competenze, non mi proporrò mai per vivere di Reggina, ma sarò sempre presente per la Reggina. Forza Reggina, Forza Reggio Calabria”.