Reggina: Barillà si racconta. Ricordi, emozioni, promesse e sogni
Bellissima ed emozionante l'intervista del capitano ai canali ufficiali del club. Perchè il numero 17
31 Ottobre 2024 - 15:04 | di Michele Favano
Intensa, emozionante e carica di ricordi l’intervista rilasciata da Nino Barillà al canale ufficiale del club. Diversi i passaggi che hanno riguardo l’inizio della sua carriera, i momenti belli ma anche quelli complicati, i ricordi della famiglia, in modo particolare del nonno: “Catona è un luogo importante, mi ha visto crescere con mia padre che mi ha trasmesso tutta la sua passione. Ci portava proprio qui a giocare, era un luogo di ritrovo per tutti quelli che amavano il calcio. Il passaggio alla Reggina? E’ stata una estate turbolenta, in paese arrivavano queste voci e devo dire che appena l’ho saputo mi ha un pò destabilizzato“.
Reggio e la Reggina
“Una volta aperto il cancello del centro sportivo, ho scoperto un mondo bello, meraviglioso, dove c’era tutto per crescere e realizzare i sogni. Inizialmente le sensazioni erano pesanti, la mia prima esperienza fuori da Catona, l’impatto è stato forte. Poi ho scoperto una meravigliosa famiglia che mi ha consentito di togliermi grandi soddisfazioni“.
Reggio e la Reggina mi hanno dato tanto. Ricordo quel passaggio dal settore giovanile alla prima squadra è stata una forte emozione. I consigli dei grandi calciatori che ho conosciuto sono stati utilissimi. Il mio sogno è quello di chiudere la carriera a Reggio, ma ancora è presto per farlo, ho un debito con la città. Darò tutto me stesso per riportare la Reggina dove merita”.
Le persone da ringraziare
“Il numero 17? Perchè è stato l’anno di matrimonio con mia moglie, una promessa fatta e mantenuta. Non mi sono mai scoraggiato, ad ogni caduta mi sono sempre rialzato. La carriera che ho costruito è il frutto di tanto lavoro e sacrificio. Ci sono anche delle persone da ringraziare, quelle che mi sono state vicine, mio nonno che lo scorso anno è venuto a mancare e che mi ha dato tanto. A livello calcistico certamente il Ds Faggiano perchè in quindici anni di carriera, la metà li abbiamo trascorsi insieme. Nel bene e nei momenti di difficoltà mi è stato sempre vicino.
Mio padre non l’ho citato prima perchè ritengo non ce ne sia bisogno. Lui è sempre presente, non lo devo ringraziare, c’è sempre”.