Quando a dirlo è una t-shirt


di Mariacarmela Dimarte. “ Stasera faccio la brava”/ “ Se cerchi dell’affetto sincero comprati un cane” / “Io non ho fidanzati ho solo futuri ex”. Si tratta dell’ultima mania in voga tra i modaioli italiani: quella delle “ talk t-shirt o t-shirt parlanti”.Appare paradossale che da comuni animali linguistici dotati di corde vocali sentiamo di dovere acquistare maglie che, con una frase d’effetto, riescono a dire ciò che le nostre bocche faticano a pronunciare. Vuoi per mancanza di coraggio, vuoi perché privi d’ironia ed inventiva; o forse, perché se a dirlo e in questo caso a scriverlo è una terza persona, ci sentiamo meno responsabili. A dare il via a questa mania delle t-shirt a effetto è stato Yuri Scarpellini con il brand “ Happyness is a 10$ tee”. Le sue irriverenti t-shirt stanno facendo il giorno del mondo. La particolarità di questo brand è che punta sul talento giovanile, proponendo collaborazioni con giovani emergenti. È il caso del sardo Antonio Andrea Pinna, che con le sue “perle” e la sua retorica pungente, ha fatto impazzire i giovani di mezza Italia, i quali hanno visto il proprio pensiero materializzarsi su queste t-shirt.Noi, giovani promesse della vita mondana, non consumiamo più una notte senza una t-shirt che dica a chiare lettere le nostre intenzioni serali o cerchi di palesare al pubblico la nostra personalità.Non nascondiamo più il nostro lato malizioso o le nostre debolezze materiali. Forse ci vergogniamo ancora a dire a chiare lettere che preferiamo un Toy Boy ad un fidanzato; ma la cosa diventa meno grave se è stampato su una t-shirt. O chi meglio di quest’ultima, può far capire ad un ex che“ l’unica cosa che c’era di speciale tra noi ero io”? Ci scrolliamo così di dosso il difficoltoso e amaro compito di dire in realtà ciò che pensiamo, perché tanto nel momento cruciale in cui saremo interrogati circa la provenienza della fonte, avremo sempre la possibilità di rispondere: è solo una t-shirt! Come se affermare che in realtà abbiamo scelto scrupolosamente la frase che più ci rappresentava in quel momento, fosse reato.Da abili bugiardi quali siamo, non ammetteremmo mai che noi, la t-shirt, l’abbiamo acquistata proprio con l’intento di mandare un messaggio visivo, che faccia leggere a chiare lettere a chi ci sta di fronte quello che noi vogliamo ottenere. Che sia pura visibilità o una reazione da parte del destinatario del messaggio, il quale molte volte è anche ignaro di esserlo. Oppure semplicemente per palesare le nostre voglie e le nostre abitudini. In ogni caso, a dirlo è sempre una t-shirt.Queste “t-shirt parlanti” che hanno reso i nostri approcci molto più semplici, innescando una sorta di reazione a catena, dove a una domanda segue una risposta, ci hanno fatto assaporare il gusto della comunicazione simbolica. E al nostro sconosciuto interlocutore non rimane altro che decifrare questo messaggio; magari intuendo i nostri gusti, il nostro temperamento o semplicemente, rispondendo alla nostra provocazione.Che poi, non c’è niente di male ad assecondare il sarcasmo e il genio linguistico altrui.Basta che nel rispondere alle provocazioni scaturite dalle nostre t-shirt, siamo in grado di controbattere a tono, magari sfoderando anche noi quel sarcasmo pungente che ci contraddistingue. Forse dovremmo ricominciare ad aguzzare la nostra lingua biforcuta.È ora di ritrovare la nostra personalità ed eventualmente, ricorrere alle parole di terzi solo in casi estremi: quando ormai le nostre, siamo stanche di proferirle.  website