‘Miramare’, nessuna calunnia contro Marcianò: archiviazione per Falcomatà, Muraca e Acquaviva

Nel procedimento parallelo il Giudice ha deciso: il sindaco, l'ass. Muraca e Acquaviva non calunniarono Marcianò sulla partecipazione alla famosa Giunta del 2015

Falco Muraca Marcianò

Manca ormai poco alla tanto attesa conclusione del processo ‘Miramare‘ che vede imputati il primo cittadino Giuseppe Falcomatà, la prima giunta con il suo vice Armando Neri per un totale di 11 imputati, per abuso di ufficio, a causa di un’assegnazione di un bene ipotizzata illegittima che sarebbe avvenuta senza il ricorso alle procedure ad evidenza pubblica.

La data da cerchiare in rosso, dopo l’udienza di ieri, è quella del 19 novembre, giorno in cui dovrebbe esserci l’epilogo. In mezzo altre quattro udienze. E venerdì 19 novembre il Tribunale (salvo qualche slittamento) si ritirerà in camera di consiglio.

Leggi anche

Intanto un altro aspetto, in attesa degli sviluppi del filone principale, è emerso durante l’ultima udienza all’interno dell’aula bunker.

Sulla partecipazione e presenza di Angela Marcianò nell’ormai famosa giunta n. 101 del 16 luglio 2015 si era aperto un procedimento parallelo (stralcio del procedimento 2042/16 riguardante l’ipotizzata illegittima assegnazione dell’albergo Miramare a Zagarella) per calunnia a carico di Falcomatà, Muraca e Acquaviva (ex segretario generale di Palazzo San Giorgio).

Secondo il giudice Francesco Campagna non emerge la volontà degli indagati di incolpare la Marcianò di un reato e neppure di similare tracce dello stesso.

“Dopo la proposta di archiviazione della Procura e l’opposizione della difesa della parte offesa Angela Marcianò, il Giudice si è pronunciato con un’ordinanza di archiviazione”, afferma ai nostri microfoni l’avv. Sergio Laganà, legale di Giovanni Muraca.

Come si evince dall’ordinanza:

‘non vi sono in atti dati che manifestano in maniera certa il dissenso di Angela Marcianò all’adozione della delibera del 16.7.2015 ma al contrario vi sono una molteplicità di indici che dimostrano come la stessa si fosse attivata per rimodulare la delibera al fine di prevenire contestazioni di abuso di ufficio pur senza modificare la sostanza della deliberazione’.

Ciò che è evidente, sempre più dunque, è la diversa strategia difensiva della Marcianò rispetto a quella degli altri imputati. La prima sostenendo l’illegittimità della delibera e la sua estraneità nella decisione dell’assegnazione.

Tutti gli altri invece si stanno battendo in aula sulla legittimità e rispondenza alle norme della delibera del 16.7.2015.