Processo Gotha, Lombardo: ‘Abbiamo perso tutti in questa terra’
"Tutto in questo processo è 'ndrangheta" lo ha detto il pm nella requisitoria che chiude l'ultima di 10 udienze dedicate alle conclusioni dell'accusa
26 Maggio 2021 - 18:04 | di Vincenzo Imperitura
Un potere parallelo che vive e prospera da almeno 20 anni. Un potere parallelo fatto di capi, gregari e ingranaggi della ‘ndrangheta invisibile, la componente nascosta del crimine organizzato reggino che, nell’ipotesi della distrettuale antimafia dello Stretto, rappresenta il vertice stesso dell’intera organizzazione. Un vertice con due teste – l’ex parlamentare Paolo Romeo che già in passato ha rimediato una condanna definitiva per associazione esterna, e l’avvocato Giorgio De Stefano, condannato in primo grado nel filone in abbreviato del procedimento in corso – e tentacoli un po’ ovunque tra i gangli dell’amministrazione pubblica, della massoneria e di una buona fetta della politica locale e nazionale. Un potere immenso quello che la parte nascosta della ‘ndrangheta eserciterebbe servendosi di una miriade di tasselli in tutte le stanze che contano, siano esse politiche, amministrative, massoniche o prettamente criminali; un potere che si alimenterebbe non tanto per l’ottenimento di ricchezze immediate, quanto nella spasmodica ricerca del potere stesso, in un gioco senza fine costruito sulle macerie di una città in ginocchio.
Lombardo al processo Gotha: “
«Un progetto eversivo, che destabilizza l’ordinario operare delle istituzioni democratiche all’interno di un sistema che non può che essere un sistema tipicamente mafioso – ha detto stamattina in aula il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo – Quella è ‘ndrangheta. Tutto quello di cui parliamo in questo processo è ‘ndrangheta. Non ci sono dinamiche politiche che non siano ‘ndrangheta. Abbiamo perso tutti in questa terra».
Un nuovo livello della ‘ndrangheta le cui avvisaglie vennero fuori in seguito all’indagine Meta e che ribalta le forze in campo, confondendo il campo lecito con quello illecito, in un vortice che si autoalimenta della fragilità del sistema con cui ormai è entrato in simbiosi.
«Un sistema di potere mafioso che richiede la continua interlocuzione con tutti i protagonisti politici che hanno capacità di generare flussi di spesa – ha ribadito ancora Lombardo durante la sua requisitoria che chiude l’ultima di dieci udienze dedicate alle conclusioni dell’accusa – La ‘ndrangheta evoluta genera un sistema di potere che non porta all’arricchimento immediato. Qui ci sono una serie di protagonisti, di uomini chiave, che in tasca non hanno niente perché sanno perfettamente che la traccia diretta di un qualcosa diventa pericolosa nel momento in cui hanno un ruolo riservato. È una ‘ndrangheta che deve gestire non il vantaggio immediato ma un vantaggio differito mascherandolo da tutela dell’interesse comune».