Il sogno (im)possibile del Porto turistico di Reggio Calabria – FOTO
Blocchi di cemento, reti metalliche e cancelli, così naufraga il sogno del porto turistico di Reggio Calabria
13 Gennaio 2021 - 12:39 | di Eva Curatola
Dalla banchina Margottini fino alla darsena turistica, il porto di Reggio Calabria è ormai, quasi, interamente deturpato da delle recinzioni di metallo che lo fanno sembrare un campo militare.
Non è un segreto che da almeno un mese a questa parte, si stia lavorando alla chiusura totale dell’area portuale impedendo il meraviglioso affaccio a cittadini e possibili turisti. Blocchi di cemento e reti metalliche sono sotto gli occhi di tutti.
Il sogno del porto turistico di Reggio Calabria
Spinti dalla curiosità di capire quale sia il motivo di tale scelta, abbiamo intervistato chi ha fatto del salotto della nostra città una battaglia quotidiana: Vincenzo Ricordo, ideatore e fondatore, insieme ad alcuni amici diportisti, del “Comitato porto turistico di Reggio Calabria“.
Sin dal febbraio 2009, questo gruppo di reggini ha messo in campo le proprie competenze e proposte per rilanciare una delle zone più belle della città dello Stretto, ma anche fra le più abbandonate.
“In 11 anni di attività ne abbiamo viste di tutti i colori. Quasi nulla, però, è accaduto di rilevante e la situazione continua a peggiorare. Attorno all’egemonia da parte della Capitaneria c’è un silenzio assordante, nonostante il comune abbia competenze nell’area portuale”.
Quello che potrebbe essere un polo d’attrazione…
E in riferimento alle ultime limitazioni che deturpano il panorama dello Stretto, Ricordo ha precisato:
“Così facendo si sta screditando l’intera area portuale impedendo l’affaccio ai cittadini. Ma questo è solo l’ultimo capitolo di una triste storia. Sono ormai anni che inseguiamo la possibilità di un porto turistico per Reggio, ma non si riesce a farlo decollare”.
Eppure lo scalo reggino ha tutte le carte in regole per divenire un notevole punto di attrazione. A differenza di tanti omologhi sparsi per l’Italia, anche nelle città più belle e famose il porto di Reggio Calabria si trova a pochi passi dal centro storico e dal lungomare Falcomatà.
“Con le recinzioni si tende a limitare l’accesso in ogni modo, finanche impedendo fisicamente ai cittadini di recarsi in uno dei loro posti del cuore. La cosa che mette i brividi è che si parla, anche, di istituire una sorveglianza h24 per essere certi che nessuno acceda all’area portuale.
Nei decenni scorsi il porto, seppur poco o nulla attrezzato per il diporto, era vivo. Traghetti, bar ristorante. Anziché andare avanti, il porto ha subito negli anni un’involuzione che non trova spiegazioni logiche”.
Un barlume di speranza per “Alcatraz Harbour di Reggio Calabria”
Ed oggi, di quel luogo che i reggini tanto amano, ma che poco difendono non restano che cancelli, muri e ringhiere.
“Il porto va sottratto al controllo dei militari, che non hanno interesse allo sviluppo turistico ma solo a creare restrizioni per non avere scocciature. La Capitaneria di Reggio è un carrierificio che non porta nulla alla città.
Stanno annientando il porto definitivamente nel silenzio assordante della politica. Lo stanno rendendo un carcere”.
C’è, però, una novità positiva legata al Porto di Reggio Calabria, ed è quella relativa all’annuncio dell’Onorevole Francesco Cannizzaro: 15 milioni per la riqualificazione.
“Questa è una notizia recentissima – ha spiegato Ricordo. Auspichiamo che possa essere la volta buona affinché qualcosa cambi e ci si possa rendere conto della valenza dell’infrastruttura e di cosa si potrebbe creare in termini di sviluppo sia economico che lavorativo”.
Quando la soluzione è la declassazione
Il porto di Reggio Calabria ha una classificazione commerciale, che a poco serve visto in città di merci non c’è quasi l’ombra. Allo stesso modo la pensa anche il fondatore del Comitato per il porto turistico che spiega una possibile soluzione per il futuro turistico di Reggio Calabria:
“Il paradosso, in questa situazione, è che il nostro porto, di commerciale ha ben poco, se non per quanto riguarda il trasporto del traghetto meridiano e la Cementir che non svolge più attività. Quindi stiamo parlando di un porto commerciale che non ha quasi nulla di commerciale”.
Ma quale sarebbe la svolta?
Secondo Ricordo, il declassamento almeno per buona parte dell’area portuale da commerciale in turistico:
“Nella gerarchia la classificazione “turistica” è meno importante, ma allo stesso tempo gioverebbe alla città in cui, praticamente, non ci sono scambi, quindi la classificazione commerciale serve veramente a poco.
Lo sviluppo del porto passa proprio per il declassamento. Non va ovviamente snaturato, una piccola parte potrebbe rimanere adibita al commercio ma, allo stesso tempo è necessario creare un porto turistico perché l’indotto che creerebbe in termini di economia e posto di lavoro è qualcosa che i politici cittadini, di ora e del passato, non sono riusciti ancora a comprendere”.
Ma cosa si dovrebbe fare, all’atto pratico, per arrivare al porto turistico?
“Si dovrebbe passare per l’approvazione del Piano Regolatore Portuale – spiega Vincenzo Ricordo ai microfoni di CityNow – le cui linee guida sono state da tempo redatte in conferenza dei servizi fra i vari enti interessati. Ciononostante tutto dorme nei cassetti dell’amministrazione e nulla viene fatto per lo sviluppo turistico del porto. Noi per questo ci battiamo, affinchè qualche si svegli la città che ha bisogno di dotarsi di un porto turistico”.
Il silenzio del Comune
Ciò che più sconvolge il Comitato per il porto turistico è l’assenza delle istituzioni locali che nulla hanno fatto per impedire che l’area portuale di Reggio Calabria si trasformasse quasi in un carcere di massima sicurezza:
“Il fatto stesso che il Comune, davanti a quello che sta succedendo, non cerchi di riappropriarsi dell’area dimostra un totale disinteresse. A breve non sarà più possibile accedere al porto tranne per chi ha un’imbarcazione. Un vero e proprio ritorno al passato, quando al porto di Reggio Calabria si poteva accedere unicamente tramite sbarra e badge”.
Ricordo si sofferma anche sulla presenza di due importanti attività commerciali all’interno della zona, una del passato ed una del futuro:
“Non si capisce come questa scelta delle recinzioni e l’impedimento all’accesso non danneggino l’unica attività commerciale che si trova dentro il porto. Anche qui c’è una completa recinzione che impedisce l’affaccio e la visione. Fortunatamente si tratta di opere facilmente rimovibili come i new jersey”.
Ma facendo un passo indietro sembra ancora di vederla luccicante e piena di vita. L’Onda Marina è la storia attività di ristorazione del porto di Reggio Calabria, anch’essa ormai abbandonata al suo triste destino. A tal proposito Ricordo ha detto:
“Con una riqualificazione più globale del porto, l’attività confiscata molti anni fa andrebbe rimessa a bando e a gara e assegnata a qualche imprenditore”.
Lavoratori del turismo costretti ad emigrare
“Io stesso sono un imprenditore del campo nautico, ma svolgo la mia attività in Sicilia perché, purtroppo, a Reggio Calabria non ci sono le strutture necessarie per farlo. Come me, tanti altri imprenditori hanno dovuto fare la stessa triste scelta e spostare le loro attività altrove. Siamo stati costretti ad emigrare”.
E sul lavoro del Comune, l’imprenditore reggino ha ricordato:
“L’unica amministrazione che è riuscita a tirar fuori qualcosa di nuovo per il Porto di Reggio Calabria è stata quella del sindaco Arena, grazie al quale sono stati implementati dei pontili galleggianti stagionali. Oltre quello sprazzo, il nulla.
Quando il sindaco Falcomatà venne eletto per il primo mandato (ottobre 2014 ndr.) abbiamo chiesto un incontro per sensibilizzare l’amministrazione sul tema. Non siamo mai stati ricevuti, anzi aspettiamo ancora un appuntamento”.
“Si pensa a tutto tranne che a fare turismo”
“L’ombra del traffico gommato che da Villa potrebbe essere spostato a Reggio ci terrorizza. Questa a cosa dovrebbe portare? Come comitato ci opporremo in ogni modo e non escludiamo proteste eclatanti. A Reggio Calabria si pensa a tutto tranne che a fare turismo, mentre questo dovrebbe essere il primo punto in agenda politica e non.
Il porto potrebbe essere per la città un grande mezzo di sviluppo. Ad esempio, il milanese che ha la possibilità di tenere la barca in riva allo Stretto, con un collegamento aereo ovviamente funzionante, potrebbe navigare nel weekend per poi tornare a casa durante i giorni lavorativi. Quella persona frequenterebbe un ristorante, un meccanico, forse prenderebbe il taxi, entrerebbe in qualche bar. L’introito che potrebbe generarsi in termini di lavoro per l’intera Reggio Calabria è qualcosa a cui nessuno ha ancora pensato.
Porterei chi governa le politiche della città a vedere le realtà che hanno fatto del turismo il loro fulcro economico. Per ogni posto barca creato il numero di addetti ai lavori. Parliamo di una crescita mostruosa. Tutto è così banale, però al tempo stesso trascendentale quasi impossibile a Reggio”.