Ponte, Titengostretto: ‘Anche per le faglie risolveranno con un decreto ad operam?’
"L’INGV sostiene che mancano studi approfonditi e non ha mai dato l’ok" la nota
10 Novembre 2024 - 18:32 | Comunicato Stampa
In data 19 ottobre, il Prof. Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in risposta ad Angelo Bonelli che richiedeva dati in merito al rischio sismico sullo Stretto di Messina, risponde:
“[…] lo Stretto di Messina può essere area epicentrale per eventi sismici anche di magnitudo superiore a Mw7, quindi sono attese PGA ancora più alte (facilmente maggiori>1g, ma possibili anche 1,5-2g) di quelle registrate ne centro Italia dal 2009, come osservato durante le scosse principali delle sequenze sismiche mondiali degli ultimi anni per eventi di questa energia (ad esempio Turchia 2023 e Giappone 2024)”.
Si apprende che l’INGV non ha mai ricevuto richieste dalla SdM per svolgere studi sulle faglie del versante calabrese dell’opera e che due tecnici, esclusivamente a titolo personale, si sono interessati di fare delle ricerche sulla base di dati già esistenti, pertanto non aggiornati.
Lo stesso Doglioni dichiara che l’INGV non ha mai dato il via libera sismico. Tempestiva la nota stampa di SdM a sostenere invece che:
“Il Ponte ha caratteristiche intrinseche ed è progettato con azioni sismiche e criteri che ne fanno una delle strutture sismicamente più sicure in Italia e nel mondo”.
Questioni ancora irrisolte: cavi, franco navigabile e binari ferroviari
Nel frattempo resta un arcano il problema dei cavi, del franco navigabile, dei binari ferroviari, e in zona cesarini la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA-VAS – che dovrebbe pronunciarsi entro il 12 novembre – viene implementata con la nomina di 12 componenti: 7 per l’Area Ambientale, 4 per quella giuridica, 1 per quella Economica.
Dubbi sulla natura dei luoghi e l’assenza di un via libera INGV
Ci domandiamo se il dato da rilevare in questo momento non sia tanto il criterio di progettazione del ponte, quanto piuttosto la natura dei luoghi in cui esso dovrebbe sorgere; non la resistenza sismica del manufatto, ma l’assenza di un documento che attesti il via libera all’opera da parte dell’INGV.
Dovremmo forse aspettarci l’approvazione a ranghi forzati di un altro decreto “ad operam”?