Ponte sullo Stretto, Faraone: ‘Il buco nero dell’arretratezza inghiottirà il Sud’
"Il ponte è il simbolo di un Paese che, forse, dopo 160 anni, potrà mostrarsi unito". Le parole del senatore
07 Settembre 2020 - 17:30 | Comunicato
“La sterminata antologia di chiacchiere inutili sul ponte tra la Sicilia e l’Europa negli ultimi giorni si è arricchita di alcuni memorabili contributi”.
Lo afferma il senatore Davide Faraone. L’esponente politico, la cui pagina Facebook è un vero e proprio ricettacolo di notizie di ogni genere, non si è lasciato sfuggire l’occasione di dire la sua su di un tema molto caro alla Regione Sicilia.
“Prima l’attuale Ministra delle infrastrutture De Micheli, che pur di non pronunciare la parola magica “ponte” si è esibita in un acrobatico triplo avvitamento carpiato tra ferro, strade e piste ciclabili, tirandosi addosso anche le feroci ironie, per la verità poco cavalleresche, dei compagni di partito e addirittura di governo.
Poi è stato il turno del suo predecessore, “l’irreprensibile” Toninelli. L’uomo che sognava i Luna Park sul nuovo ponte di Genova, in TV ha candidamente sottolineato la velleità di cotanta smodata ambizione per una terra, la Sicilia, abituata al trasporto su… mulo. I siciliani imparino prima a collegarsi tra loro, ha predicato sostanzialmente l’inventore del “Tunnel del Brennero”, dal quale forse sarebbe stato lecito attendersi un maggiore sforzo di creatività e non la logora litania delle “altre e più urgenti priorità”, alibi intramontabile per la paralisi totale. Insomma il solito vecchio benaltrismo. Coi riccioli, ma sempre benaltrismo è.
E così, mentre sulla scia di mostri omerici e antichi dogmi ideologici nuove fosforescenti meteore solcano la galassia anti-Ponte, il buco nero dell’arretratezza seguita indisturbato a inghiottire il Mezzogiorno. Fiumi di parole continuano a scorrere veloci durante incontri, convegni e tavole rotonde dedicate al Sud e alla sua eterna imminente riscossa: oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente. Tutti con le soluzioni in tasca, mai nessuno che ne abbia visto davvero una.
Ecco la ragione per la quale il ponte non è semplicemente un’opera utile e importante. Ecco perché il ponte non è solo lo strumento attraverso il quale il Mezzogiorno d’Italia può diventare la piattaforma logistica ed operativa dell’incontro tra l’Europa, il Mediterraneo e l’oriente; non è solo l’infrastruttura che permetterebbe di agganciare la Sicilia al famoso “Corridoio 1” senza la quale l’alta velocità ferroviaria e l’implementazione della rete autostradale resterebbero una chimera ancora per molti e molti decenni; non è solo uno straordinario volano di crescita, sviluppo e vera occupazione. Il ponte va fatto anche per un altro motivo, anzi, soprattutto per un altro motivo.
Perché il ponte è innanzi tutto un simbolo“.
Il post del senatore ha tutto l’aspetto di un appello al Governo. Faraone prosegue:
“Il simbolo di un Paese che comincia a fare sul serio, che annulla le distanze e colma le disuguaglianze, che accelera e parifica, che si apre alla modernità e affronta con coraggio le sfide del suo tempo, che smette di piangersi addosso, che all’immobilismo disfattista contrappone l’audacia del dinamismo.
Il ponte è un simbolo. Il simbolo di un Paese che forse, dopo 160 anni, potrà mostrarsi al mondo finalmente unito”.