Gambarie, montagne perfette ma piste chiuse: la rabbia degli sciatori

"Un paradosso - si legge nella nota. Piste stupende, neve abbondante di qualità perfetta, montagne ideali ma inutilizzabili"

Lorica Neve

“La Ballata degli Sciatori Migranti“. Riceviamo e pubblichiamo la nota di un gruppo di appassionati di sport della neve sulla chiusura degli impianti a Santo Stefano d’Aspromonte. Un titolo “ironico” accompagna sentimenti di amarezza e nostalgia da parte di chi ama profondamente la montagna reggina.

“A Gambarie, la neve cadeva fitta. Le montagne, perfette e immacolate, sembravano pronte a ospitare gli sciatori, ma le piste restavano chiuse. Non era colpa della natura, generosa e abbondante quest’anno, ma di un conflitto tra il Comune di Santo Stefano e l’AsproService.

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Gli impianti sciistici, ancora bloccati, sembravano un monumento al paradosso: piste stupende, neve abbondante di qualità perfetta, montagne ideali ma inutilizzabili. Gli Sciatori di Gambarie, affezionati e orgogliosi delle loro piste, si trovavano impotenti davanti a quella che avevano soprannominato “Chiusi per dispute”. Una farsa, dove i protagonisti sembravano più interessati a discutere tra loro che a trovare soluzioni.Le settimane passavano, la neve si accumulava, e la frustrazione degli sciatori cresceva. “Mentre loro litigano,” diceva qualcuno al bar, “noi stiamo diventando Sciatori Migranti.” Una frase che suonava come una condanna: lasciare le proprie montagne per cercare altrove ciò che a Gambarie dovrebbe essere naturale.Non tutti, però, erano disposti ad arrendersi.

“Abbiamo lasciato tempo, pazienza e soldi altrove per permettere loro di discutere,” dichiarò un anziano sciatore. “Ora basta. Se non riescono a mettere da parte i loro interessi e aprire gli impianti, almeno abbiano il coraggio di dircelo chiaramente. Abbiamo bisogno di sapere se dobbiamo ancora sperare o se dobbiamo chiudere questa pagina per sempre”.

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Intanto, la rabbia degli sciatori si riversava sui social e sui media, creando una rivolta mediatica. Il Comune di Santo Stefano, sotto pressione, fece dichiarazioni promettendo soluzioni immediate per riaprire gli impianti. Quelle parole accesero una piccola speranza tra gli appassionati. Tuttavia, i giorni passavano senza risultati concreti, e la fiducia nel Comune si deteriorava rapidamente. Ogni ritardo non faceva che alimentare la percezione di incapacità e di mancanza di impegno.

Una sera, un gruppo di Sciatori di Gambarie scrisse una lettera aperta, un appello chiaro e deciso: “Al Comune di Santo Stefano e all’Aspro Service,abbiamo atteso più del ragionevole. Abbiamo sopportato il ridicolo di montagne perfette e piste chiuse. Abbiamo tollerato le vostre dispute, ormai una barzelletta. Ora basta. Dateci un segnale. Fateci sapere se possiamo ancora credere in queste montagne o se dobbiamo accettare di diventare definitivamente Sciatori Migranti. Ma sappiate che, se scegliete il silenzio, avrete scritto la parola fine su questa storia, e non ce ne dimenticheremo”.

La lettera si diffuse rapidamente, letta e discussa ovunque. Per molti, finalmente, qualcuno aveva trovato le parole giuste.Il giorno seguente, un battipista apparve all’orizzonte, sollevando una nube di neve fresca. Non era la soluzione definitiva, ma un gesto, un segnale che forse il Comune e l’Aspro Service avevano compreso che il loro conflitto stava facendo più danni di una stagione persa: stava spegnendo lo spirito di un’intera comunità.

Gli Sciatori di Gambarie e tutta la comunità si guardarono negli occhi. Forse quel battipista era l’inizio di un cambiamento o, forse, solo l’ennesima illusione. Il futuro restava incerto, come un puzzle che solo la volontà collettiva o l’indifferenza avrebbero potuto completare”.