Ite Piria, giudice Schillaci incontra studenti alla conferenza “La giustizia minorile tra leggi e sentimento”
Legalità, amore e giovani. Il giudice Schillaci insieme agli studenti dell'ITE Piria ha puntato i riflettori su un mondo complicato, sconosciuto e a tratti inquietante
29 Marzo 2019 - 14:58 | comunicato stampa
Il concetto di libertà ha fatto da filo conduttore per tutta la durata dell’incontro tenutosi questa mattina all’Ite Piria di Reggio Calabria, dal titolo “La giustizia minorile tra leggi e sentimento”.
Ed è proprio sui temi di legalità, amore e giovani che si è srotolato l’intervento di Mirella Schillaci, giudice del tribunale dei minori, che con l’esperienza di chi ha toccato con mano le situazioni più difficili da gestire, ha parlato ai ragazzi presenti nell’Aula Magna dell’Istituto con una gentilezza d’animo quasi palpabile.
L’intento era palesemente quello di far capire loro che una scelta c’è sempre. E partendo dal progetto “Liberi di scegliere”, ha cercato di puntare i riflettori su un mondo complicato, sconosciuto e a tratti inquietante.
“È importante farci conoscere sul territorio. – ha detto – Il vostro aiuto è fondamentale così come lo è la collaborazione da parte della scuola. I problemi sono tanti. Spesso dipendono da contesti mafiosi, ma altrettanto spesso si tratta di famiglie ipertranquille, le cui relazioni interne non permettono di supportare il minore. Da qui nasce il progetto Liberi di scegliere.
Ci troviamo in quel tipo di contesto in cui i genitori sposano l’amore illegale. – ha spiegato – Noi cerchiamo di capire nonostante questo quali sistemi di valori trasmettano ai figli. Verificata l’influenza negativa però dobbiamo allontanare i ragazzi dalle loro famiglie nella speranza di garantire loro un futuro migliore, “libero”.
È una decisione che ci pesa molto e non siamo mai prevenuti nei confronti di nessuno. Anzi, valutiamo tutte le alternative possibili prima di decidere”.
Il giudice ha descritto poi la realtà delle carceri, non solo dal punto di vista strutturale, definito un “castello dell’orco”, ma anche come “dimora” da vivere giorno dopo giorno.
“Finestre strette, celle piccole piccole, porte che si susseguono e che si richiudono una dopo l’altra prima che la successiva possa essere aperta. L’aria che manca. E io ci sono entrata da persona libera, – ha asserito – ma il senso della perdita di libertà è tutto”.
Il giudice ha portato con sè tre giovani tirocinanti: Rossella Chiappalone, Claudia Laganá, ex allieva del Piria, e Claudio Romeo, ideatore all’interno del gruppo di lavoro di un progetto relativo al calcio.
“Durante il tirocinio, esperienza unica per me, ho visto diversi giovani venire allontanati dalla Calabria. È grave a mio avviso, – ha spiegato Romeo – che ci si occupi di minori senza pensare di utilizzare come strumento di recupero uno sport di squadra, come il calcio ad esempio, accessibile a tutti.
Si tratta di un fenomeno sociale prima che sportivo, e ho proposto quindi un progetto avente come oggetto il calcio appunto per integrare e reintegrare i ragazzi che hanno commesso degli errori, cresciuti in contesti di criminalità organizzata o che non c’entrano nulla con questo tipo di problemi.
Abbiamo così creato un gruppo eterogeneo, multietnico, organizzato con due allenamenti a settimana, e delle lezioni frontali basate sul rispetto, la meritocrazia, la condivisione. Un percorso formativo gestito da un mediatore sportivo che si occupa di veicolare i valori del calcio.
Sono felice di regalare un momento di libertà a quei ragazzi che a volte indossano delle maschere messe loro dagli adulti. – ha aggiunto – L’augurio è che tutti i tribunali possano sposare il progetto”.
Alla vicepreside Grazia Condello le considerazioni finali:
“ Nel corso dell’evento di oggi ci sono stati diversi spunti di riflessione e indicazioni importanti per la crescita dei ragazzi.
Questi momenti servono per capire. Riprendersi quando si cade. È un momento tragico da un lato ma positivo quando si riesce a risalire quella montagna apparentemente insormontabile”.