Piazza Garibaldi, pronto il progetto per il rilancio dell’area. E’ la volta buona?
Potrebbe essere questa l'azione giusta da intraprendere per la valorizzazione dell'area
30 Agosto 2018 - 18:15 | di Domenico Suraci
Esistono delle zone della città che nell’immaginario collettivo sono conosciute per dei motivi ben precisi. La nota e centralissima piazza Garibaldi di Reggio Calabria, è sempre stata caratterizzata da momenti piacevoli ed intensi ed allo stesso tempo contraddistinta da incuria e difficile gestione. Tante partenze e ritorni in treno, per mete lontane, per motivi di studio, di lavoro, per non parlare delle attese dei pullman, dal lato alto della piazza. Sentirsi domandare quotidianamente: “Giovane, è passato il 6 per Condera?”, “A che ora parte il 7 per l’Eremo?” è normale per chi conosce, è affezionato, quasi “dipendente” da un’area che potrebbe offrire molto alla città intera.
Le ragioni delle tante problematiche sono varie a partire dalla viabilità, e sono diverse quelle relative ai parcheggi selvaggi, alla scarsa segnaletica. Nel tempo si auspicava ad un miglioramento, anche minimo, da sottolineare il grande impegno delle forze dell’ordine nel porre attenzione ad una zona dai tanti problemi di ordine pubblico. Altre necessità relative all’igiene, alla pulizia, un’area così grande dovrebbe avere qualche cestino di prossimità in più, la potatura degli alberi, maggiore illuminazione.
In tutto questo frullato, cosa devono, possono fare gli esercizi commerciali? Hanno perso le speranza? Assolutamente no, da un’idea di diversi esercenti è nato il Comitato Corso Sud, arrivato ad oltre novanta associati e guidato dal suo presidente Luciano Simone, combatte ogni giorno le avversità del posto.
La scoperta degli scavi sembrava essere la panacea di tutti i mali, ma così non è stato, ha creato ancora più incertezze in quanto i 200 parcheggi non si sono e probabilmente non si realizzeranno più, la storia è riemersa imponendosi e vincendo su un concetto sbagliato di futuro.
La notizia apparsa oggi sulla Gazzetta del Sud, riaccende la voglia di vedere una piazza con dei criteri minimi di vivibilità, il progetto, di cui si parla è stato elaborato dalla Soprintendenza in virtù del protocollo d’intesa sottoscritto con Palazzo San Giorgio. Sinergia che consente all’Ente di avvalersi del progetto (dello staff composto da Sudano, Vitetta, Vescio, Giordano e Tripepi) di fattibilità tecnico economica. Un elaborato che adotta una visione strategica per l’area che risponde agli obiettivi che il Comune ha per l’area. Una condivisione di obiettivi che deve essere approvata ufficialmente.
Il progetto. L’idea è quella di un grande tappeto con aree verdi che porta dal Corso Garibaldi alla Stazione ferroviaria, eliminando un tratto della via Nino Bixio che oggi taglia in due l’area. Un’area che sarebbe interamente pedonale in cui le vetture scomparirebbero visto che il progetto prevede la realizzazione di un’intubata nella zona della stazione ferroviaria. Così che il grande spazio sarebbe interamente dedicato alla passeggiata e alla fruizione degli scavi. Il tutto mantenendo l’alberatura che rappresenta un elemento di pregio, in una cornice in cui le quinte, i palazzi che circondano l’area, rappresentano pagine della storia del post terremoto. Si vuole dare un respiro diverso a questo grande spazio, fino ad oggi utilizzato come parcheggio, in cui alberga il degrado urbano e sociale, che invece rappresenta la sintesi della storia della città.
I tempi dell’intervento. Alla Soprintendenza sono pronti. Appena arriva il disco verde da parte del ministero si può procedere all’avvio della nuova campagna di scavi. Ma gli ostacoli sono rappresentati dalla burocrazia. Il Comune a distanza di mesi ancora non ha provveduto ad inviare la relazione tecnica che dal ministero delle Infrastrutture hanno richiesto. Un’operazione a cui è legato il futuro della piazza perché dicono i progettisti che si dicono fiduciosi nella risposta positiva da parte dei tecnici del Ministero competente. «Si tratta dello stesso sito, della stessa finalità, ha un elemento in più la fruizione culturale».