Piano per il Sud 2030, pioggia di euro per recuperare i ritardi del Mezzogiorno
Previsti investimenti per 123 miliardi tra risorse nazionali e Fondi europei
17 Febbraio 2020 - 19:00 | di Claudio Labate
Il “Piano per il Sud 2030” vuole proporsi come un’azione pubblica di investimento da sviluppare nell’arco di un decennio, che sia in grado di garantire un tempo congruo alla buona programmazione e una portata finanziaria ampia per gli interventi, per recuperare il lungo processo di disinvestimento al Sud.
Seguendo questo schema, il Piano avrà bisogno, nel biennio 2020/2022 di una immediata mobilitazione di risorse, finanziarie, amministrative e umane, “senza gravare – si legge nella relazione – di maggiori oneri la finanza pubblica e agendo sul riequilibrio della spesa ordinaria e l’accelerazione della spesa aggiuntiva, l’attuazione delle misure previste nella Legge di Bilancio 2020”. Parte integrante del Piano sarà anche l’attività di programmazione delle risorse europee e nazionali per il periodo 2021/2027.
Ma vediamo in soldoni qual è la proposta del Governo relativamente al prossimo triennio 2020/2022.
La stima è di aumentare del 65% le risorse che sono state destinate al Mezzogiorno nel triennio precedente 2016/2018. L’imperativo è massimizzare l’impatto delle misure nella Legge di bilancio per aumentare gli investimenti pubblici. La spesa ipotizzata è +5,6 miliardi di euro con recupero del 34% sulla spesa ordinaria in conto capitale; +2 miliardi con l’obiettivo del 34% su nuovi Fondi dalla legge di Bilancio; + 6,5 miliardi attraverso il recupero della capacità di spesa sul Fondo di sviluppo e coesione (FSC); + 3 miliardi derivanti dal salvataggio della spesa dei Fondi strutturali europei (SIE) 2014/2020; + 3,9 miliardi di euro operando un anticipo dell’avvio del Fondi SIE 2021/2027.
Ma la grande occasione, per il Governo, è il nuovo ciclo che si aprirà tra il 2021 e il 2027. Fino al 2030 sono infatti previsti qualcosa come 123 miliardi per il Mezzogiorno: 30,75 dai Fondi strutturali europei; 23,4 dal cofinanziamento nazionale; 5,2 dal cofinanziamento territoriale 2021/2027 e infine 5 miliardi dalle risorse aggiuntive del Fondo di sviluppo e coesione 2014/2020.
I passaggi necessari
Il premier Conte ha anche illustrato i prossimi passi che il Governo compirà per rendere tutto questo possibile: il prossimo 31 marzo sarà stilato un Decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri per l’attuazione della cosiddetta clausola del 34%, con la presentazione della relazione al CIPE sulla riprogrammazione del Fondo di sviluppo e coesione; il 10 aprile il Documento di Economia e Finanza (DEF) dovrà contenere la quantificazione finanziaria della politica di coesione nazionale per il ciclo 2021/2027; il 30 aprile successivo saranno presentate le proposte dei Piani di sviluppo e coesione proprio al CIPE; e infine il 30 giugno, la condivisione con la Commissione europea dello schema di accordo di partenariato per la programmazione 2021/2027.