Parla il neo consigliere Paris: Udc ambizioso rivendica assessorato per Reggio. La maggioranza al Comune? Non è mai stata squadra
A tu per tu con il più votato in città nel centrodestra. "Ho lavorato tanto e non mi sono mai pianto addosso. I cittadini mi hanno gratificato"
11 Febbraio 2020 - 19:59 | di Claudio Labate
“Il dato raccolto dal centrodestra già prima della campagna elettorale era prevedibile, visto quanto successo con Oliverio. E anche se il candidato è arrivato dopo, con la nomina della Santelli, il risultato era quasi scontato. Certamente c’erano liste competitive e candidature di spessore rispetto al centrosinistra, ai cinque stelle e alle liste di Tansi”. Nicola Paris prova gli abiti da consigliere regionale, sottolineando la forze del centrodestra unito. Con le sue 6058 preferenze (4464 solo a Reggio città) è uno dei due eletti per l’Udc. Un partito rilanciato nell’agone politico regionale anche grazie a quel risultato importante. Che rappresenta, per lui, un nuovo punto di partenza. D’altra parte, in attesa della convalida degli eletti, le sue ambizioni non tramontano, anzi, con la consapevolezza e la forza dei numeri si tramutano in una rivendicazione chiara: un assessorato.
Come nasce la tua candidatura, che ha contribuito con forza anche al successo dell’Udc?
Già prima dell’estate sono stato contattato, grazie a Luigi Fedele, per tornare al mio vecchio partito, con il quale ero stato eletto nella circoscrizione di Gallina. La mia ambizione era quella di candidarmi alle regionali anche se in quel momento l’Udc partiva sfavorito. In molti non ci consideravano neanche pensando che non si arrivasse al quorum. C’è da dare atto a Fedele e Talarico, insieme a chi ha composto le liste, se anche l’Udc è tornato e con grandi numeri. Oggi anche noi siamo un partito, dopo Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, rappresentato in Consiglio regionale dai due consiglieri eletti.
Il risultato ti ha sorpreso?
È stata la prima candidatura regionale per me. Rispetto agli altri io ero solo un consigliere comunale, seppur con deleghe. Qualcuno mi dava sfavorito. Mi scontravo con una realtà in cui si stavano candidando sindaci e personalità di spessore rispetto a me. Ma questo in campagna elettorale è stata una motivazione in più per dare lo sprint. E ringrazio i tanti cittadini se sono stato il più eletto di Reggio Calabria nel centrodestra. Anche in provincia non sono mancati i voti. E questa è un’ulteriore gratificazione personale.
Certo che in famiglia avete fatto il pienone di voti… con tuo cugino Nicola Irto. Lui 12 mila voti e il primato regionale di preferenze. Tu con i tuoi oltre 6 mila il primo del centrodestra nel reggino. Come avete vissuto questo derby elettorale?
Considera che io ho militato sempre nel centrodestra. Invece, alle ultime comunali, vista l’assenza dell’Udc, sono stato candidato nel Centro democratico che si collocava nel centrosinistra. Naturalmente si tratta di un elettorato diverso, quello tra me e Nicola che milita comunque da anni in un partito più strutturato. Seppur vicini, sono diversi anche i territori in cui viviamo. E comunque, si abbiamo fatto il pieno, ma era già successo alle comunali, quando fummo candidati addirittura tre cugini: io, Nicola e Antonino Serranò.
Ma adesso, con l’ultima affermazione, l’Udc può fare la voce grossa all’interno della coalizione?
Più che voce grossa, direi che ha le sue ambizioni, avendo conquistato due seggi. Noi abbiamo evidenziato il dato reggino, e abbiamo rivendicato l’assessorato in quota Reggio Calabria. L’ho rivendicato come eletto, ma soprattutto come provincia. Perché il dato provinciale non può passare inosservato rispetto a Catanzaro e Cosenza, e siccome in politica contano sempre i numeri, noi rivendichiamo questo.
A quale assessorato punta l’Udc?
Al di là di quello a cui si punta, bisogna vedere anche cosa chiedono gli alleati. Si tenga conto che c’è anche la vicepresidenza della giunta in ballo. Ogni partito spinge per il suo assessorato. Tra l’altro prima la santelli aveva dichiarato che sarebbe stata una giunta politica, mentre adesso sembra che questa impostazione si stia rivedendo a vantaggio di un esecutivo metà politico e metà tecnico.
Avete avuto modo di confrontarvi con la nuova presidente della Regione? Quale può essere il valore aggiunto di una donna, storicamente la prima, alla guida della Regione?
Io personalmente non l’ho ancora incontrata la Santelli. Naturalmente il valore aggiunto è l’entusiasmo. Anche per essere la prima donna eletta come presidente in Calabria. È anche normale che abbia questa attenzione, anche a livello mediatico, e credo che senta anche il peso di dare delle risposte concrete. La Santelli è una tosta, già navigata in politica, e secondo me farà tanto, anche con il supporto dei partiti, perché mi sembra che questi fino ad oggi le hanno dato pieno appoggio e pieno sostegno anche perché non può essere lasciata sola in questa fase.
Dopo lo sprint della campagna elettorale, i cittadini, al netto dei tempi di convalida degli eletti, ravvisano un certo rallentamento…
Personalmente sono già stato all’ospedale di Locri, di Melito, di Reggio e anche all’Asp, per farmi una idea della situazione. Anche se non ufficialmente con il titolo di consigliere regionale, chi si vuole adoperare, e conoscere la realtà della cose, lo fa indipendentemente da tutto. Anche perché, per me, questa è una dimensione diversa rispetto al Comune.
Già operaio all’Hitachi, con due mandati in Consiglio comunale, si può dire che conosci la città, il suo tessuto economico, e le grandi difficoltà in cui i cittadini sono costretti a vivere. Quale impegno ti senti di garantire?
Naturalmente il mio impegno sarà per Reggio e per la nostra provincia. La tematica, inutile dirlo, è quella dei rifiuti, e bisogna risolvere al più presto i problemi derivanti dalle discariche. Il tema dell’aeroporto, o della sanità non si risolvono in poco. Intanto occorre intervenire dove si può intervenire, perché oggi devi dare risposte: gli ospedali sono al collasso, c’è carenza di organico con medici e infermieri che danno l’anima per supportare i pazienti e le loro famiglie. Naturalmente c’è il grosso problema del commissariamento, e la politica incide fino ad un certo punto. Se il Commissario non si interfaccia con la politica, i problemi non si risolveranno mai.
Proiettiamoci a maggio. Al rinnovo del Consiglio comunale. Nel centrodestra le cose sembravano già decise. Adesso FdI rivendica il sindaco, la Lega suggerisce identikit, e Forza Italia vuole recitare un ruolo da protagonista, come immagino l’Udc. Non rischiate di essere in ritardo rispetto agli altri?
In ritardo no. Basta pensare che il candidato Governatore è uscito solo venti giorni prima della presentazione delle liste. Maggio è lontano. Certamente subito dopo la composizione della giunta regionale si ragionerà su questo. Sono d’accordo con l’onorevole Cannizzaro quando dice ‘discutiamo con i partiti’. È giusto condividere e affrontare non solo la campagna elettorale, ma anche un programma e la ricerca di un candidato a sindaco. È difficile oggi individuare una figura politica di spessore per dire questo è meglio rispetto a quell’altro. Può essere anche un candidato della società civile, ma è certo che occorre una figura importante, paziente e che vuole lavorare per la città. Perché fare il sindaco in questo momento storico non è per niente facile. L’ho detto anche a Falcomatà, perché non è stato facile per un giovane come lui fare il sindaco. E chi gli subentrerà avrà le stesse problematiche.
Come giudichi questi 5 anni della tua attività nella maggioranza che ha sostenuto Falcomatà al Comune di Reggio?
No, non spetta a me giudicarmi. È normale che vedendo il risultato elettorale viene da pensare che la gente ha apprezzato il mio lavoro e non posso che ringraziare. Naturalmente sento il peso di fare più di quello che ho fatto perché avere un riconoscimento elettorale così importante soprattutto in città è gratificante ma ti carica anche di responsabilità.
Credi che essere uscito dalla maggioranza sia stato il valore aggiunto in questa campagna elettorale?
No, questo no. Per due volte sono risultato il più eletto e per due volte avrei potuto ambire all’assessorato ma non mi sono mai pianto addosso. La gente ti vota per essere consigliere ed io ho lavorato tanto. Ho avuto la delega per gli eventi ad economia zero, dove non c’era un euro e ti dovevi inventare anche l’estate reggina. Per questo ringrazio le associazioni a cui potevamo offrire solo alcuni servizi senza contributi. Nell’ultimo anno ho invece avuto la delega all’edilizia scolastica. Per la candidatura regionale ho aspettato che chiudessimo la fase delle feste mariane per poi parlarne col sindaco e rimettere le deleghe, perché era giusto finire un certo percorso piuttosto che lasciare la maggioranza con questa problematica. Il mio non era un atto contro Falcomatà, ma un’ambizione di crescita politica. Così l’abbiamo concordata insieme la mia uscita. Sono stato all’interno della maggioranza e di volta in volta mi sono determinato votando quello che ritenevo giusto per la città. Ma comunque come in passato, quando non ho votato per le unioni civili.
Qual è lo stato di salute della maggioranza da cui sei uscito?
Non vedo una maggioranza compatta, ma questo già da tempo. Ci vorrebbe qualcuno che li guida e che faccia squadra, perché questa squadra non c’è stata mai. E mi sembra che anche le dichiarazioni del capogruppo del Pd ultimamente si sono discostate tanto. Perché se il partito maggiore che sostiene Falcomatà esce con alcune esternazioni che vanno a sgretolare il gruppo della maggioranza è normale che poi ci sono dei malcontenti. Ma questo si è visto anche con i rimpasti di giunta. Se lo fai più volte vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
Come giudichi gli anni di governo di Falcomatà?
A maggio i cittadini si determineranno, quindi non sarò io a giudicare l’operato del sindaco. Se posso dire una cosa, sono stato d’accordo con l’inizio della raccolta differenziata porta a porta, ma non con l’ampliamento che si è voluto fare. Per me una scelta sbagliata. Falcomatà ha detto che il servizio va rivisto, ma secondo me va presa una posizione chiara, e andava fatto qualche anno prima.