Reggio, la rivolta dei new jersey: cittadini stanchi e imprenditori scoraggiati – FOTO
Suolo pubblico concesso gratuitamente, ma per usufruirne sono necessari gli introvabili e costosi new jersey. Ecco cosa sta accadendo a Reggio Calabria
02 Agosto 2020 - 13:16 | di Eva Curatola
“Chiuso per mancanza di barriere antisfondamento”.
È questo ciò che ogni gestore di Reggio Calabria ha paura di leggere sullo spazio all’aperto del proprio locale. La situazione che, nelle scorse settimane, aveva messo in allerta gli imprenditori, diventa ancora più preoccupante. La concessione gratuita del suolo pubblico, annunciata subito dopo il lockdown, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo ai lavoratori che, durante la stagione estiva, avrebbero finalmente potuto usufruire di uno spazio in più da dedicare ai propri clienti.
Viste le normative anti-covid, lo spazio all’aperto diviene un imperativo a cui è quasi impossibile rinunciare. Eppure a Reggio questa concessione si è trasformata in un incubo. Dopo la denuncia da parte di Confesercenti, CityNow ha ascoltato la voce di chi, quotidianamente, cerca di mandare avanti un’attività in una terra non sempre ‘facile’.
Ciò che accomuna tutti i gestori è la ‘stanchezza’ di dover combattere con una burocrazia assurda. L’imposizione di new jersey omologati, le multe e la possibile chiusura dell’attività hanno scatenato l’ira di lavoratori e cittadini.
Dove nasce il problema
I new jersey richiesti ai gestori sono esattamente quelli che, spesso, abbiamo visto posizionati in autostrada durante i lavori di ristrutturazione o ammodernamento. Grossi blocchi di cemento alti all’incirca 1m, larghi tra i 40 e i 60cm e dal peso di circa 600kg. Oltre ad essere molto pesanti e molto ingombranti, i new jersey certificati richiesti per delimitare il suolo pubblico, concesso ad ogni locale che ne abbia fatto richiesta all’amministrazione, sono anche introvabili e molto costosi. Anche uno solo può arrivare a costare 400 euro, se si pensa che un locale dovrebbe averne almeno una decina la spesa arriva a 4 mila euro.
Inoltre, posizionarli non è affatto semplice, servirebbe l’intervento di una gru, altro costo che si va a sommare a quello della spesa d’acquisto.
Oltre il danno…la beffa
I problemi, per gli imprenditori reggini, però, non finiscono qui.
La concessione del suolo pubblico prevede, infatti, uno spazio 2 metri per la lunghezza richiesta. I dispositivi antisfondamento andrebbero collocati all’interno di questa fascia. La presenza di quest’ultimi, associata rispetto della distanza di sicurezza permette la collocazione di pochissimi nuovi posti agli imprenditori che hanno investito ingenti somme di denaro per fornire un miglior servizio ai loro clienti ed aumentare le entrare in tempi di Covid, vista anche la chiusura forzata nei mesi di marzo, aprile e maggio.
Per concludere, proprio in queste ore, i gestori che hanno fatto richiesta di concessione stanno ricevendo una pec in cui si legge:
“Per non aver osservato le prescrizioni e, specificamente, per non aver installato i dispositivi antisfondamento omologati e i dispositivi di protezione tra gli avventori e i pedoni sul lato interno dell’area, ritenuto di dover procedere nel merito a salvaguardia della sicurezza stradale e della pubblica incolumità
DISPONE
la sospensione, con effetto immediato, dell’autorizzazione e dunque la sospensione dell’utilizzo della porzione di suolo pubblico”.
L’iniziativa di Zio Fedele
“Iniziamo il mese di agosto con un riposo forzato, forzato non per protestare, ma perché la filosofia che abbraccia da sempre lo Zio è quella che il cliente deve stare bene e deve conservare il tempo passato dallo zio come una piacevole sensazione.
Non protestiamo contro l’ amministrazione comunale, anzi la invitiamo a trovare al più presto una soluzione.
Quando ti arriva una PEC dalla Suap con la sospensione immediata dell’occupazione suolo a causa del mancato posizionamento di new jersey o simili non puoi fare altro che rispettare le disposizioni. stasera siamo chiusi, cerchiamo di viverla come un riposo per tutto il nostro magnifico staff: 10 dipendenti che ogni giorno con dedizione ed impegno fanno il loro lavoro in maniera impeccabile”.
Non appena ricevuta la comunicazione, Zio Fedele ha provveduto immediatamente a rimuovere tavolini e sedie posizionati all’interno del nuovo dehors pensato per la bella stagione. Ciò che ha lasciato il segno, però, sono le tantissime attestazioni di stima e solidarietà da parte di affezionati clienti che hanno tappezzato il locale di messaggi scritti a mano.
Il racconto dell’Hostaria
“Da me le autorità hanno bussato alla porta il primo giorno di apertura della pedana – racconta Francesco Caputo, proprietario dell’Hostaria dei Campi. Prima di usufruire dello spazio all’aperto del mio locale ero andato al comando dei vigili urbani per capire se i new jersey ‘comuni’, per intenderci quelli bianchi e rossi, sarebbero andati bene. La risposta è stata affermativa, anche se pochi giorni dopo ho ricevuto una multa per non aver utilizzato quelli ‘certificati'”.
Una storia che ha dell’incredibile, ma che è quella vissuta da tutti i gestori della città che, con fatica, cercano di rialzarsi da un periodo difficile per tutta la società.
“Utilizzare questo tipo di dispositivi all’interno del suolo pubblico che ci è stato concesso vuol dire, praticamente, non poterne più usufruire. Stiamo combattendo una guerra senza fine. Tra la burocrazia ed il problema rifiuti, l’unica cosa che ci resta da fare, è cercare di sopravvivere”.
Incontro con le istituzioni
“Ringraziamo il sindaco che si è subito attivato per risolvere il problema “new jersey”, chiamiamolo così, organizzando un incontro tecnico in data di domani”.
Dalla lettera aperta pubblicata da Zio Fedele emerge, però, una notizia che potrebbe risollevare le sorti degli imprenditori. Un incontro con il primo cittadino per trovare una soluzione.