di Enzo Bollani – A una settimana dalla fine del 68esimo Festival di Sanremo, aka Festival della Canzone Italiana, come giustamente Massimo Ranieri ha voluto sottolineare anni fa, qual è il vero vincitore?
C’è quasi sempre una netta distinzione tra vincitore e vincitore morale, e quest’anno i vincitori morali sono un paio. Solo uno è salito sul podio, al secondo posto, ed è un gruppo: Lo Stato Sociale.
Erano anni che si sentiva parlare di loro, nell’ambiente dell’underground, dell’indie e del para sociale, e alla fine sono usciti. Lo hanno fatto con una canzone intelligente, così vicina e vera da essere quasi scontata, ma il picco vero è una domanda: “Perché lo fai?”.
In un’Italia in cui non piace lavorare, o chi lavora è accusato puntualmente di essere un ladro, un pezzo del genere è un ritratto impietoso e corretto.
Ma non era pensabile vincesse un pezzo che, sostanzialmente, ha lo stesso spirito di quello che ha vinto l’altr’anno, peraltro finito improvvisamente nel dimenticatoio, come “Occidentali’s Karma”.
Ciò che è probabile è che “Una vita in vacanza” non diventi esattamente un evergreen alla “Sapore di Sale” o alla “Albachiara”, perché è troppo vivace e allegro, e soprattutto poco corale.
Insomma, a pochi fa piacere quello che dice, mentre è molto più bello sentirsi italiani anche se con l’autoradio sempre nella mano destra, che non si vede più dagli anni Ottanta.
È un gruppo troppo raffinato per vincere, come troppo raffinati erano gli Elio e le Storie Tese, nel 1996, anch’essi in gara sotto forma di fantasmi di loro stessi, a darci un evitabile “Arrivedorci” e a farci vedere come i Pooh, pur sfasciati, tanto da loro derisi negli anni, siano invecchiati meglio.
Che ironia: loro furono i vincitori morali, e ora la loro presenza rischia di essere immorale.
C’è da chiedersi se poi davvero si ritireranno, o se sia la solita tiritera.
Quindi, visto che il vincitore morale alternativo era il trittico Ornella Vanoni, Pacifico e Bungaro (sottovalutato alla nascita), non resta che constatare come Sanremo sia la classica neve al sole, nonostante gli inciuci, nonostante le italianerie e la consuetudine totale della messa in scena, da qualcuno erroneamente indicata come “messa cantata”.
Nessuna messa. Nessun canto.
Nemmeno del cigno.
Per Lo Stato Sociale, questo è solo l’inizio.
Aspettiamo l’estate per capire se vorranno essere sentimentali o se, come è lecito, inizieranno a lavorare su un disco nuovo e lo anticipino con un singolo capace di farli entrare ufficialmente nell’album delle figurine.
Come si fa a non concludere con un Ciaone?