Motivazioni Processo Gotha, Alberto Sarra: uomo ‘ponte’ tra istituzioni e ‘ndrangheta

Per alcuni Sarra era un 'Santista di 'ndrangheta'. Per i giudici uno 'strumento' per tutelare e garantire gli interessi della 'ndrangheta

Alberto Sarra 2

Un soggetto ‘ponte’, appartenente alle istituzioni in grado di interloquire alla pari con esponenti di vertice delle varie cosche di ‘ndrangheta.

Dalle motivazioni della sentenza Gotha, emerge come sia stato costante, nel suo percorso politico, il supportondranghetistico, con la puntuale regia di Paolo Romeo, l’avvocato che avrebbe favorito l’ascesa di Scopelliti prima a sindaco e poi a presidente della Regione attraverso un ‘sistema di potere ambiguo’.

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Alberto Sarra è definito dai giudici come un componente della squadra di gregari a sostegno di Scopelliti.

In politica dal ’92 con il ruolo di presidente della II circoscrizione del Comune di Reggio Calabria, Sarra approda in provincia due anni dopo, nel ’97 viene eletto consigliere comunale. Diventa poi consigliere provinciale nel ’98 e approda a palazzo Campanella nel 2000 come consigliere regionale. Nel 2010 viene nominato Sottosegretario regionale alle Riforme e alla Semplificazione Amministrativa dal neo eletto Scopelliti e nel 2013 si candida alla Camera dei Deputati senza successo.

Sarra, l’ascesa politica e le ‘spinte’ delle cosche

Dalle motivazioni emerge come durante l’intero percorso politico e l’ascesa Alberto Sarra sia sempre stato ‘spinto’ dai voti della ‘ndrangheta.

Prima dagli Audino/Partinico, poi dall’appoggio di esponenti della cosca De Stefano e Tegano. E ancora dai Condello, dagli Alvaro e di Gattuso Domenico, vicino alla cosca Lampada. Il sostegno elettorale arrivava anche dalle cosche Caridi, Crucitti  Pangallo.

Il progetto politico, firmato De Stefano Giorgio e Paolo Romeo, puntava, anche attraverso lo ‘strumento’ Sarra, ad acquisire nell’immediato il controllo del Comune e della Provincia di Reggio, collocando Scopelliti, perchè gestibile (si legge nelle carte).

Sarra ha fatto attivamente parte di un progetto prevalentemente basato sul condizionamento del libero esercizio del voto, specie di quello espressione delle famiglie di ‘ndrangheta, nella prospettiva di un’attività di interferenza sul funzionamento degli enti locali, che consentiva alla ‘ndrangheta di rafforzarsi ed avvantaggiarsi anche in senso patrimoniale”.

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Quanto descritto nelle motivazioni identifica Alberto Sarra come uno

“strumento nelle mani di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano, per garantire alla ‘ndrangheta di infiltrare gli enti pubblici locali…Sarra diventava espressione soggettiva della ‘ndrangheta, collaudato collettore di voti per sé e per gli altri candidati, trasponder tra classe politica e la criminalità organizzata dei tre mandamenti, ai quali offriva costantemente disponibilità a raccordare gli interessi particolari delle famigli criminali…La capacità di Sarra di ottenere consenso elettorale, sempre in cambio di promesse di assunzioni, favori, commesse pubbliche in favore delle famiglie criminali, era in grado di mobilitare i voti di intere famiglie mafiose”.