La Cassazione dà ragione a Mimmo Lucano: “Salvini ha paura dei processi, io no”
La Corte di Cassazione ha riconosciuto che il sindaco di Riace "non ha frodato nessuno, ha unicamente agito in nome della solidarietà"
03 Aprile 2019 - 16:24 | Redazione
Mimmo Lucano potrebbe presto tornare a casa, la Corte di Cassazione ha riconosciuto come manchino “indizi di comportamenti fraudolenti” riguardo l’assegnazione di alcuni servizi, come ad esempio la raccolta di rifiuti assegnata a due cooperative.
Le delibere e gli atti di affidamento, secondo la Cassazione, “sono stati adottati con collegialità con i prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”.
“Penso che questa storia sia diventata qualcosa che ha a che fare con la politica, con lo schierarsi da una parte o dall’altra. Io sono l’ultimo anello. La Cassazione ha detto che non dovevo subire le restrizioni cautelari per i reati che mi sono stati attribuiti. Sono stato sospeso da sindaco, è stata interrotta una decisione democratica. Il mio auspicio è che ci sia giustizia, Salvini ha paura di farsi processare ma io no. Ora mi aspetto con tutto il cuore che il divieto di dimora possa cadere”, ha dichiarato il sindaco di Riace.
Da rivalutare il quadro che riguarda il comportamento di Lucano in relazione alla permanenza in Italia della sua compagna Lemlem. Ma a questo riguardo, bisogna considerare “la relazione affettiva” che intercorre tra i due e lo stato di incensurato di Lucano prima di decidere nuovamente per il mantenimento del divieto di dimora.
Per la Cassazione, Lucano ha cercato di aiutare solo Lemlem “tenuto conto del fatto” che il richiamo a “presunti matrimoni di comodo” che sarebbero stati “favoriti” dal sindaco, tra immigrati e concittadini, “poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare”.
La misura cautelare era stata disposta dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre nell’ambito dell’inchiesta della procura di Locri che ha rinviato a giudizio Lucano. L’udienza è aggiornata al 4 aprile.