‘U giganti e a gigantissa’: la storia d’amore tra Mata e Grifone
Alti, maestosi e vestiti di tutto punto, li troviamo danzanti per le vie dei paesi calabresi e siciliani, sono Mata e Grifone
03 Settembre 2017 - 15:15 | Redazione
Alti, maestosi e vestiti di tutto punto, li troviamo danzanti per le vie dei paesi calabresi e siciliani, sono Mata e Grifone, i due innamorati che ogni anno vengono riprodotti con la carta pesta e poi portati a spalla o trainati al ritmo della musica di tamburi.
Una bellissima donna bianca ed un Re scuro, un potente Saraceno che vuole insidiare e rapire la giovane Mata.
Il ballo rituale dei giganti è un vero e proprio trionfo dell’amore raccontato proprio attraverso questa danza di corteggiamento. La coreografia di questa danza rituale si apre con una serie di giravolte in tondo che si stringono sempre più fino ad avvicinare i due in un vorticoso abbraccio che si completa con un lungo bacio mentre il ritmo assordante e frenetico dei tamburi ne evidenzia la gestualità e la frenesia.
La Gigantessa molto appariscente e formosa, con guance rosse, indossa vistose collane e grossi orecchini, vesti colorate con colori sgargianti e appariscenti sino all’inverosimile, rappresenta la bella popolana calabrese di cui si invaghì il Re.
Grifone è un re turco il cui aspetto è messo in evidenza da un cappellaccio nero, da una corona piena di piume, da grandi baffi o barba nera e dalla pelle scura, che incute rispetto e paura.
Conosciuta come la storia “Du Giganti e a Gigantissa” la leggenda viene dalla vicina Sicilia e racconta la nascita della nostra compagna Messina.
Si narra che il Re nero sbarcato nella città peloritana si fosse perdutamente innamorato di Marta – Mata dal dialetto -tanto da chiederla in matrimonio. La cosa non venne vista di buon occhio proprio a causa della religione del Re, che per amore della sua amata si convertì al cristianesimo. Le loro nozze furono celebrate solo dopo la conversione e il suo nome da Hassan diventò quindi Grifo, o meglio, Grifone per la sua mole.
Mata e Grifone prosperarono ed ebbero moltissimi figli: i messinesi. La leggenda arrivò anche nella vicina Reggio Calabria e si sparse poi per tutta la punta dello stivale, divenendo una tradizione simbolo delle feste patronali della Calabria Tirrenica.
Una tradizione, viva ancora oggi nei comuni di Tropea, Ricadi, Spilinga, Dasà, Zambrone, Brognaturo, Cittanova, Seminara e ancora, Palmi. Una figura, quella dei giganti, accanto alla quale, durante i festeggiamenti a Palmi, partecipa un finto cavallo di cartapesta, a ricordare l’evento storico legato al conte Ruggero I, che vide muovere l’armata normanna alla conquista della Sicilia; mentre in altri centri, partecipa alla festa un cammello in cartapesta, a simboleggiare i saraceni.
Una leggenda quella de i giganti Mata e Grifone: indubbiamente affascinate, da riscoprire partecipando verso la metà di agosto, ad una delle numerose manifestazioni calabresi.