Reggio, l’inspiegabile comportamento di Ripepi e l’incubo di una bambina di nove anni
Un comportamento inspiegabile da parte del politico che, scrive il giudice del tribunale dei minori, è andato col tempo sempre peggiorando
06 Dicembre 2020 - 14:32 | di Vincenzo Imperitura
Paure ancestrali, violenze tremende e ignoranza pericolosa: si srotola su tre linee convergenti, l’incubo di una bambina di nove anni, finita stritolata tra le grinfie dello zio pedofilo (con alla spalle una condanna a 8 anni per violenza sessuale su minori) a causa di un mix micidiale di nefandezze e soprusi, costruito sulle maceria di una famiglia sulla via del dissolvimento e con vocazioni al fanatismo religioso.
La storia, pubblicata nell’edizione odierna di Repubblica, rappresenta un salto nel buio nelle nuove sette religiose e coinvolge pesantemente il consigliere comunale di minoranza Massimo Ripepi, ras di Fratelli d’Italia in città e “mistico” capo di Pace, comunità di cattolici radicali.
È Ripepi, scrive il giudice che dispone l’affido ai servizi sociali della bimba (unica vera vittima di questa storia dagli echi medievali) che «escludendo che vi fosse nella comunità religiosa qualche famiglia in grado di venire in aiuto ai “fratelli”, invitava questi ultimi a rivolgersi alla nonna materna», consegnando di fatto la bambina, tra le grinfie dello zio materno, che in quella casa ci era tornato a vivere dopo la fine della condanna a otto anni per violenza su minori «ciò malgrado tutti fossero a conoscenza del fatto».
TRA LE BRACCIA DELL’ORCO
A Ripepi i genitori della bambina si erano rivolti nel settembre 2018 quando le cose per loro non potevano andare peggio: la coppia si era separata legalmente, e in quegli stessi giorni, mentre la donna era ricoverata al Gom per una polmonite, il marito era stato minacciato pesantemente, rendendo impossibile una convivenza con la piccola. Da qui l’appello al santone della comunità religiosa che, pur sapendo dei precedenti penali specifici dello zio, convince i genitori recalcitranti ad affidare la bambina alla nonna materna. Pochi giorni da cui non si potrà tornare indietro. A fine settembre la bambina torna a vivere con la propria famiglia e quando le cose sembrano avere trovato una loro normalità, la piccola finalmente si libera del peso che la tormenta e racconta alla madre le terribili violenze subite dallo zio.
L’IRA DEL SIGNORE
Venuti a conoscenza del dramma subito dalla figlia, la coppia di reggini piuttosto che rivolgersi alla magistratura, pensa bene di confidarsi prima con il loro pastore, lo stesso Ripepi, «venendo però dissuasi dal denunciare e inviati a curare l’anima della persona che avevano abusato della bambina per salvarla e conoscere la “gloria di Dio”».
Un comportamento inspiegabile da parte del politico meloniano che, scrive ancora il giudice del tribunale dei minori che ha inviato gli atti alla procura di Reggio, è andato col tempo sempre peggiorando, trascinando i genitori in un baratro di minacce ultraterrene e punizioni bibliche. Per assicurarsi che la donna non denunci il fratello infatti, Ripepi l’aveva messa in guardia «dal rischio di provocare, con una denuncia, il suicidio del fratello, del cui sangue sarebbe stata “responsabile davanti a Dio” e l’allontanamento della minore da parte dei Servizi sociali». E poi «il timore (indotto dal pastore) di perdere la protezione di Dio e vedere distrutta la propria famiglia» e gli insulti espressi dallo stesso mistico alla madre della piccola: quando la ragazzina comincia a confidare agli amichetti che frequentano la stessa comunità religiosa, il consigliere comunale la redarguisce perché non in grado di fare tacere la propria figlia. Un baratro di forzature e alienazioni finito solo quando una delle consorelle della comunità viene a conoscenza di questa storia tremenda, invocando l’allontanamento del presunto stupratore, che frequentava ancora regolarmente le riunioni, visto che «Ripepi stava personalmente curando la sua anima».
Almeno fino al giugno scorso, quando l’uomo la cui anima era in cura dal santone con l’hobby per la politica, è finito in prigione con l’accusa di violenza sessuale ai danni della nipote.