Caso Ripepi, la testimonianza: ‘Massimo si prodiga per tutti. Mai un’irregolarità’

La lettera aperta di un avvocato che da anni frequenta la comunità Pace, sempre più al centro dell'attenzione per il caso Ripepi

Comunità Della Pace

Riceviamo e pubblichiamo un’altra testimonianza di una donna che frequenta da molti anni la comunità religiosa di Catona, a seguito dell’ormai noto caso Ripepi. Dopo il racconto della prof.ssa reggina, arriva in redazione la lettera di un’altra persona vicina alla comunità Pace, l’avvocato Maria Domenica Vazzana.

“Doverosa premessa: non sono una cristiana battezzata in questa realtà, ma una cattolica, poco praticante. Era il 2009 quando vi ho messo piede per la prima volta con il mio fidanzato di allora, oggi marito, col quale vivo assieme ai nostri due piccoli. Non vi nego che all’inizio mi sembrava un mondo a sé, un “idillio d’amore” che aveva dell’irreale: ero dubbiosa e osservavo con attenzione tutto, nell’aspettativa di trovare un ché di losco (giacché l’analisi ed anche il dubbio fanno parte del mio corredo professionale) per dire al mio fidanzato che quell'”idillio di pace”, forse non era tale. Vedevo il pastore della chiesa, all’epoca era Gilberto Perri. Un’impressione anche stavolta molto positiva, troppo, tanto da non bastarmi”.

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L’esperta in Scienze Criminologiche e Investigative avv. Maria Domenica Vazzana prosegue la sua nota:

“Sono passati anni e di macchie oscure non ne ho viste. Ci vado spesso, incontro gente di ogni rango sociale, professionisti affermati, gente con grandi difficoltà, bisognosi di semplice affetto, di fede, di aiuto. Ma anche gente benestante, con tanta fede, o giusto il necessario per dare un contributo agli altri, come chiunque voglia fare beneficenza. Ho raccolto testimonianze di gente che è stata in qualche misura salvata grazie all’opera di questa grande famiglia, una comunità cristiana non dissimile da altre con fondamento cristiano o evangelico. L’obiettivo alla base è compiere la Parola della Sacra Bibbia, niente di strano, non più strano, in ogni caso, di quanto la religione stessa, quando è praticata, appaia a molti. Ho visto gente che è stata aiutata su tutto, bambini sempre super-seguiti, felici, giocare nei cortili, festeggiare Natale e Befana. E’ evidente lo sforzo di non far mancare nulla a piccoli”.

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Ho visto Massimo Ripepi sfinito, stanco, senza forze, continuare a lavorare per la sua gente, continuare a creare opportunità per i più bisognosi. Ho visto Massimo Ripepi aiutare con immenso amore, in prima linea per la giustizia. Non ho mai percepito un irregolarità, ma trasparenza e coerenza. I bambini, dono di Dio, vanno tutelati e amati, in comunità da Massimo e dagli altri sono protetti come, appunto, Gesù comanda nelle Sacre Scritture. Ho avuto contatti con tanta gente. Molti mi hanno chiesto consigli, sono educati alla legalità. Non ho mai sentito parlare un solo signore di qualcosa che non fosse in linea con la giustizia. I seguaci di Massimo, come vengono definiti, sono persone semplici, che non hanno nulla in meno e nulla in più di altri, seguaci dei padri cattolici che vanno a messa la Domenica. “Papà Massimo”, lo chiamano così per affetto, si prodiga per tutti, lui come i membri anziani.

Massimo somiglia molto al suo pastore, Gilberto. Sulla base di ciò che ho vissuto, la sua fede è indubbiamente autentica. In parlamento l’associazione di volontariato della comunità ha ricevuto un prestigioso riconoscimento nazionale. In conclusione, l’unica cosa che trovereste di eccezionale in questa strana comunità, comunque da sempre e ad ogni ora accessibile a chiunque, è un’incondizionata ospitalità e fratellanza.

Incondizionata tanto da generare sospetto, come dicevo in premessa: paradossalmente è la rarità di iniziative buone come questa a generarlo”.

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