Reggio, la maggioranza contro Ripepi: ‘Non può più guidare la Commissione Controllo e Garanzia’

"Un soggetto condannato in un processo che riguarda perfino un episodio di pedofilia non può guidare un organismo consiliare che si occupa di legalità". La dura nota di Palazzo San Giorgio

Consigliere Massimo Ripepi (5)

“Sono gravissime le circostanze emerse dalla sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito del processo a carico del consigliere comunale Massimo Ripepi. Un’onta pesantissima, che getta un’ombra grave non solo sul piano giudiziario, ma anche sulla condotta morale di Ripepi e sulla sua credibilità di pubblico ufficiale nella qualità di Consigliere comunale e di Presidente di una Commissione delicata come quella di Controllo e Garanzia, che dovrebbe fare della legalità e dell’etica una bandiera irrinunciabile”.

Così in una nota i Consiglieri comunali della maggioranza alla guida di Palazzo San Giorgio.

La Legge Severino e la sospensione del sindaco Falcomatà

“La Legge Severino – prosegue la nota dei Consiglieri – che ha ingiustamente prodotto la sospensione del sindaco Falcomatà per ben due anni, oltre che di tanti valenti assessori e consiglieri, privando la città della propria guida democraticamente eletta, in questo caso non produrrà alcun effetto. Nonostante ciò, responsabilmente, da istituzioni e da esponenti di una maggioranza politica geneticamente garantista, non chiederemo le dimissioni di Ripepi da Consigliere comunale, come lui ed i suoi colleghi di opposizione hanno fatto in altri casi che hanno riguardato il consiglio comunale reggino”.

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Le gravi accuse e la richiesta di dimissioni da presidente della Commissione

“Ma è chiaro che un soggetto condannato per gravi reati in un processo che riguarda perfino un episodio di pedofilia, tra l’altro già destinatario in passato di un’altra condanna in primo grado per altro tipo di reato, altrettanto grave, non può continuare a guidare un organismo consiliare che si occupa di verificare il rispetto della legalità all’interno del civico consesso e dell’amministrazione della cosa pubblica. In attesa di chiarire la propria posizione nelle successive fasi processuali, è quello che gli auguriamo, Ripepi deve quindi presentare le proprie dimissioni, con effetto immediato, da presidente della Commissione Controllo e Garanzia. Un organismo che, per definizione, non può essere guidato da un condannato in primo grado. Un consigliere sul quale pende una condanna di questo tipo non può rappresentare alcuna garanzia, né tantomeno un controllo, sugli atti della pubblica amministrazione, né sul corretto svolgimento delle dinamiche di governo della cosa pubblica”.

La maggioranza e la delegittimazione della Commissione

“Se ciò non dovesse accadere, la maggioranza annuncia già da adesso la propria indisponibilità a partecipare alle riunioni di una Commissione che, alla luce dei gravi fatti emersi dal processo e delle pesanti accuse sentenziate nei confronti di Ripepi, risulta del tutto delegittimata e con una credibilità ormai pari a zero”.

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