L’Istituto Comprensivo “Alvaro-Gebbione” continua la sua attività didattica e culturale, aprendosi al territorio.
03 Marzo 2014 - 17:08 | di Redazione
Una programmazione interessante promossa dalla dirigente prof.ssa Margherita Nucera, la quale ribadisce come la scuola deve sperimentare e fare ricerca-azione. I ragazzi frequentano principalmente per apprendere, ma è compito dell’istituzione cercare di sollecitare i loro interessi e far venir fuori le loro doti e , partendo da ciò, ampliare le loro conoscenze senza le quali non vi potrà essere nessun cambiamento. Contiamo molto sui ragazzi e sulla nostra scuola, che assume un ruolo importantissimo, soprattutto nella zona sud di Reggio Calabria.Nell’ambito delle attività programmatiche definite nel Piano dell’Offerta Formativa e come percorso previsto per l’Unità di Apprendimento dal titolo “La Mia città ieri ed oggi”, i ragazzi dell’Istituto, in questi mesi, hanno iniziato tutta una serie di visite sul territorio ed in particolare nei quartieri di Sbarre e Gebbione, per iniziare a “vivere” la storia dell’ambiente in cui vivono e passano gran parte del loro tempo.Un lavoro di ricerca sì, ma anche di conoscenza. La visita alla Chiesa dell’Itria e del Loreto, ricadenti sulla via Sbarre Centrali, hanno condotto i ragazzi ad una fase di ricerca, di fonti, di fotografie ed infine di archivio. Monumenti visitati anche con l’accoglienza dei rispettivi parroci, Don Pasqualino Catanese e Mons. Demetrio Sarica, i quali hanno guidato i ragazzi delle classi prime alla riscoperta dei beni custoditi all’interno degli edifici, analizzandoli da un punto di visto architettonico, simbolico e sacro.Nel corso di queste settimane tante attività, come la riscoperta del piacere della scrittura con la giornalista Gabriella Lax, che ha effettuato, con gli stessi ragazzi, un vero e proprio laboratorio aperto, facendoli diventare aspiranti probabili giornalisti. Un lavoro appassionante seguito didatticamente anche dalle docenti della scuola prof.ssa Annamaria Calarco ed Elisabetta Calarco.Ed ancora, la città riscoperta attraverso le sue tradizioni popolari come la costruzione dei carri allegorici. Sono stati invitati, infatti, a raccontare la Reggio di un tempo gli specialisti e storici prof. Ilario De Marco ed il preside Enzo Zolea. I due importanti referenti hanno raccontato il piacere passato di vivere il Carnevale come fase creativa a cui giovani, e non solo, con diverse maestranze collaboravano per creare momenti di interazione con la vita sociale e politica. Tante le domande dei ragazzi, soprattutto attinenti alla mancanza di una continuità di queste usanze.Giangurgolo, personaggio poco conosciuto, è stato riscoperto dagli alunni attraverso il racconto del preside Zolea, con fatti ed episodi accaduti nel periodo della dominazione spagnola; ed ancora, il racconto dei carri “politici” del prof. De Marco che afferma di avere iniziato all’età di diciassette anni a ideare e costruire con la carta pesta; la sua lunga esperienza si è poi arricchita nel tempo, e il suo unico rammarico è che non esistono più i fasti di un tempo che avrebbero permesso a queste giovani generazioni di poter godere anche del piacere di vivere il Carnevale.